1- A DUE ANNI DALLA MORTE, PUBBLICHIAMO TRE LETTERE INEDITE INVIATE DAL GATTOSARDO AL PRESIDENTE DEL SENATO, CAMERA E AL PREMIER CON LE ULTIME VOLONTÀ 2- IN DATA 18 SETTEMBRE 2007, LA DICHIARAZIONE DI “SFIDUCIA”: “NEL MIO TESTAMENTO, HO DISPOSTO CHE LE MIE ESEQUIE ABBIANO CARATTERE DEL TUTTO PRIVATO, CON ESCLUSIONE DI OGNI PUBBLICA ONORANZA E SENZA LA PARTECIPAZIONE DI ALCUNA AUTORITÀ” 3- NACCARATO: “DA ANNI COSSIGA ANDAVA RIPETENDO CHE PER AFFRONTARE LE NUMEROSE EMERGENZE DEL PAESE AVREMMO DOVUTO CHIAMARE IN SERVIZIO PERMANENTE EFFETTIVO MARIO MONTI: "SARÀ PREMIER DOPO LA CACCIATA CON IGNOMINIA DI BERLUSCONI" DISSE NEL 2008 MA AGGIUNGEVA MEGLIO SE LEGITTIMATO DA UN VOTO POPOLARE”

1- PERCHE' FRANCESCO COSSIGA CI MANCA
Paolo Naccarato - cossighiano - Da Il Tempo

"Invano cerco con passo malfermo di evitare la fossa che mi attende" così rispondeva sempre più spesso negli ultimi anni Francesco Cossiga, a coloro che gli ponevano la fatidica domanda: "Come sta Presidente?"

Ma l'uomo si è battuto come un leone fino all'ultimo minuto dopo una vita da vero combattente ed un cursus unico ed ineguagliabile di grande servitore dello Stato. Un grande anticipatore nella lettura lungimirante degli eventi futuri spesso all'origine di amare incomprensioni.

Impegnato quasi ossessivamente fin dai primi anni novanta a risolvere due grandi questioni che egli riteneva strategiche e decisive per il futuro del Paese: la ricomposizione del corpo morale e civile della Nazione facendo venire meno la conventio ad escludendum ed avviando il Paese verso la riconciliazione (che dopo aver sdoganato l'MSI pensò anche simbolicamente di realizzare ispirandosi ad Aldo Moro, con il governo D'Alema), e la Grande Riforma che lo spinse ad inviare un suo messaggio alle Camere del 26 giugno 1991 quale "estremo tentativo di affrontare con gli strumenti della politica quel rinnovamento istituzionale e quell'adeguamento costituzionale per far diventare l'Italia una democrazia normale."

"Solo così la società italiana sarebbe stata messa in grado non solo di rispondere alle nuove esigenze politiche dell'Europa unita, del mondo globale ma anche di trovare una soluzione moderna alla crisi economica dello Stato gravato da un insopportabile debito pubblico".

Peraltro assolutamente consapevole delle istanze della gente comune, delle inquietudini e delle insoddisfazioni crescenti dei cittadini come si ritrova nel discorso del 1992 con il quale annuncia le sue dimissioni da Presidente della Repubblica: "la gente vuole un governo responsabile e forte, democraticamente forte e perciò controllato, un governo efficiente, coraggioso con programmi chiari e concreti in un sistema istituzionale rinnovato, in cui i partiti che sono strumento indispensabile di democrazia, siano aggregatori di consenso e produttori di proposte e di programmi, concorrano a formare la rappresentanza nazionale e non si sostituiscano ad essa, non prendano - nello Stato e tantomeno nella società - le forme pericolose, ambigue, discriminatrici, spesso prepotenti, che rischiano di alienare il cittadino, non solo dai partiti, ma anche dal sistema democratico". Stupefacente attualità di pensiero e di intuizione politica...

E del resto, seppur quasi mai citato non so se per una ritrosia ad essere contaminati dal "cossighismo", dovendo riconoscere tardivamente la validità delle sue intuizioni, molti temi di questa fase politica in particolare quelli che con consueta abilità pone il Presidente Pierferdinando Casini, confermano che il grande statista e maestro di vita vada ricordato per l'eccesso di lungimiranza che ha caratterizzato la sua lunga vita politica.

Provo a fare qualche esempio:
1) da anni Cossiga andava ripetendo che per affrontare le numerose emergenze del Paese avremmo dovuto chiamare in servizio permanente effettivo il Professor Mario Monti: "sarà premier dopo la cacciata con ignominia di Berlusconi" disse nel 2008 ma aggiungeva meglio se legittimato da un voto popolare;

2) presenza in Europa basata sulla sovranità dei popoli e su istituzioni che siano espressione democratica di esse;

3) sì ad accordi con Massimo D'Alema ed il PD meglio se mangiando insieme a Silvio Berlusconi una nuova crostata magari preparata ancora in modo ineguagliabile dalla signora Letta, se davvero si vogliono fare le riforme durature;

5) sì ad una nuova unione democratica per la Repubblica, vasto rassemblement "in grado di raccogliere le sfide che i mutamenti economici, sociali e culturali pongono anche al popolo italiano in alternativa democratica ai soggetti politici eredi e rappresentanti della tradizione socialista di espressione marxista ed ai movimenti post comunista, distinti e distanti dalla destra;

6) sì ad un soggetto politico nuovo, una grande formazione popolare, liberale e riformatrice con l'ambizione di diventare il primo partito italiano;

7) sì ad una transitoria "collaborazione di Governo per affrontare non solo i gravi problemi delle emergenze immediate, ma anche i problemi più ampi di natura istituzionale, per un Governo di centro-sinistra europeo in cui si incontrano e collaborano tra loro partiti che, anche con diversi accenti esprimono le due grandi aree politiche, culturali europee, quella socialista e quella popolare";

8) no a rifare la DC perché' "non sussistono più le condizioni storiche, interne, internazionali ed ecclesiali che la resero possibile e non opportuno nè per la chiesa nè per la società civile. Seppur sempre fieri ed orgogliosi di esserlo stato";

9) ostracismo assoluto verso qualunque declinazione dell'Ulivo. Si tratta ancora di questioni centrali della vita democratica e del futuro del nostro Paese che sono sempre lì irrisolte o solo parzialmente compiute che Cossiga pose alle forze politiche nazionali fin dal 1997/98 talvolta per necessità, con quella sua irruenza funzionale a scuotere coscienze sonnacchiose. Forte del suo senso delle Istituzioni, dello Stato, del dovere, con quel rigore morale, quella rettitudine e quell'intelligenza politica che tutti hanno sempre riconosciuto.

Il 16 ottobre 1998 in occasione delle consultazioni del Presidente della Repubblica dopo la crisi del Governo Prodi, per intenderci quando Cossiga "affidò" a Massimo D'Alema l'incarico di formare il nuovo Governo, uscendo del Quirinale tra l'altro disse: "Ho dietro di me 40 anni di vita politica. Vorrei poter chiudere dando un contributo alla creazione di una democrazia realmente competitiva tra schieramenti che esprimono valori diversi ma valori ugualmente democratici".

Oggi vi è un parallelismo possibile fra le due fasi politiche quasi 15 anni dopo? Difficile dirlo, molto dipenderà dalle scelte e dalle decisioni che anche Casini assumerà nelle prossime settimane meglio, come gli ha consigliato Follini che lo conosce bene, se sta attento agli eccessi di furbizie, a partire dal giudizio politico su Silvio Berlusconi che dovrebbe forse rivedere in termini più realisti memore anche del fatto che fu lui a volerlo fortissimamente nel 98/99 nel PPE, allora dominato dal suo amico Aznar vincendo la grande diffidenza che rasentava la contrarietà di persone della statura di Helmut Kohl e Francesco Cossiga.

Ancor più nella prospettiva di ascendere al Quirinale: come si può pensare di realizzare un disegno del genere senza il sostegno di chi ha la golden share del PPE in Italia peraltro proprio grazie a lui?

In questo quadro, la " cosa bianca" che verrà, se verrà, se le condizioni non consentono ancora di dar vita al partito della maggioranza degli italiani, potrebbe ancora essere un partito transitorio proprio come fu l'UDR di Cossiga cui Pier non aderì all'ultimo momento e che poi anzi contrastò fortemente.

In attesa di costruire il grande partito dei moderati italiani (che, nolente o dolente, dovrà fare i conti con la presenza organizzata del movimento politico di Silvio Berlusconi) in grado di rilanciare l'idea popolare di un grande partito delle libertà. E magari nel concludere il suo discorso il Presidente Casini potrebbe riprendere la celebre citazione cossighiana: "Iddio Onnipotente per intercessione Thomas More, martire, rafforzaci e fai rafforzare sempre nella nostra vita la supremazia della coscienza, sempre fedeli al Re e cioè allo Stato ma anzitutto a Dio e cioè alla verità ed alla giustizia".
Presidente Cossiga, ci manchi da morire ma le tue idee, le tue straordinarie intuizioni e le tue indicazioni vivono in tutti noi, basta soltanto riscoprirle e riconoscerle.


2- LETTERA AL PRESIDENTE DEL SENATO DELLA REPUBBLICA

Onorevole Presidente del Senato della Repubblica,

nel momento in cui il giudizio sulla mia vita è misurato da Dio Onnipotente sulle verità in cui ho creduto e che ho testimoniato e sulla giustizia e carità che ho praticato, professo la mia Fede Religiosa nella Santa Chiesa Cattolica e confermo la mia fede civile nella Repubblica, comunità di liberi ed uguali e nella Nazione italiana che in essa ha realizzato la sua libertà e la sua unità.

Fu per me un onore grande servire la Repubblica, a cui sempre sono stato fedele; e sempre tenni per fermo onorare la Nazione ed amare la Patria. Fu per me un privilegio altissimo: rappresentare il Popolo Sovrano nella Camera dei Deputati prima, del Senato della Repubblica quale Senatore elettivo, Senatore di diritto e vita, e Presidente di esso; e privilegio altissimo fu altresì servire lo Stato nel Governo della Repubblica, quale membro di esso e poi Presidente del Consiglio dei Ministri ed infine nell'ufficio di Presidente della Repubblica.

Nel mio testamento, ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato, con esclusione di ogni pubblica onoranza e senza la partecipazione di alcuna autorità.
Per quanto attiene le onoranze che i costumi e gli usi riservano di solito ai membri ed ex-Presidenti del Senato, agli exPresidenti del Consiglio dei Ministri ed agli ex-Presidenti della Repubblica, qualora Ella ed il Governo della Repubblica decidessero di dame luogo, è mia preghiera che ciò avvenga dopo le mie esequie, con le modalità, nei luoghi e nei tempi ritenuti opportuni.

Se ciò fosse stabilito, sarebbe mio desiderio che partecipassero il Presidente della Regione della Sardegna, il Presidente del Consiglio Regionale Sardo ed i Sindaci di Chiaramonti, Siligo, Sassari e Bonorva. Desidero che sul catafalco siano poste la bandiera italiana e quella sarda.

Voglia porgere ai valorosi ed illustri colleghi Senatori il mio ultimo saluto ed il mio augurio più fervido di ben servire la Nazione e di ben governare la Repubblica al servizio del Popolo, unico sovrano del nostro Stato democratico.

Che Iddio protegga l'Italia!

Accolga Onorevole Presidente, l'espressione della mia più profonda stima e della mia più affettuosa amicizia.

Francesco Cossiga

Roma, 18 settembre 2007 A.D.

3- LETTERA AL PRESIDENTE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI

Signor Presidente,

nel momento in cui, nella fede cristiana, lascio questa vita, il mio pensiero va alla Camera dei Deputati, nella quale, per voto del Popolo Sardo, entrai nel 1958 e fui confennato fino al 1983, anno in cui fui eletto senatore.

Fu per me un grandissimo e distinto privilegio far parte del Palamento Nazionale e servire in esso il popolo, sovrano della nostra Repubblica.

Professo la mia fede repubblicana e democratica, da liberaI democratico, cristiano democratico, autonomista e rifonnista, per uno Stato costituzionale e di diritto.

Professo la mia fede nel Parlamento, espreSSIOne rappresentativa della sovranità popolare che è la volontà dei cittadini, che nessun limite ha se non' nella legge naturale, nel principi democratici, nella tutela delle minoranze religiose, nazionali, linguistiche e politiche.

Ringrazio i parlamentari tutti per il concorso che in tutti questi anni hanno dato, con l'adesione o con l'opposizione, con l'approvazione o con la critica, alla mia opera di politica.


A tutti i deputati ed a Lei, Signor Presidente, l'augurio di un impegnato lavoro al servizio della libertà, della pace, del progresso del popolo italiano!

Iddio protegga l'Italia!


Con cordiale amicizia.


Francesco Cossiga

Roma, 18 settembre 2007 A.D.


4- LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri,

nel mio testamento ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato, con esclusione, in quella sede, di ogni pubblica onoranza e senza partecipazione di alcuna Pubblica Autorità.

Qualora, dopo il mio seppellimento, le Autorità competenti dello Stato decidessero una qualche fonna di onoranza pubblica - che peraltro io riterrei più opportuno non avesse luogo - è mio desiderio: che in essa trovi posto un momento religioso, secondo i riti della Santa Chiesa Cattolica; che il catafalco sia ornato dalla bandiera italiana e da quella tradizionale sarda; che nella rappresentanza annata siano compresi: per l'Esercito, elementi dei Granatieri di Sardegna, per la Marina, elementi dei COMSUBIN, per l'Anna dei Carabinieri e per la Polizia di Stato, elementi rispettivamente del G.I.S. e di N.O.C.S., corpi da me fondati.

Sarebbe inoltre mio desiderio che alle eventuali cerimonie fossero invitati il Presidente della Regione della Sardegna, il Presidente del Consiglio Regionale Sardo, nonché i Sindaci di Sassari, Chiaramonti, Bonorva e Siligo.

Ho dispensato, salvo loro diversa decisione, i mIeI familiari dal partecipare a queste onoranze e prego Lei, il Presidente del Senato della Repubblica e qualunque altra autorità non di voler fare premura alcuna, ancor che certamente cortese, nei loro confronti.

Fu per me un grande onore ed un immeritato privilegio servIre la Repubblica nel Governo, da Sottosegretario di Stato, da Ministro e da Presidente del Consiglio dei Ministri: e questi miei sentimenti La prego di voler partecipare ai Suoi eminenti colleghi del Consiglio dei Ministri, unitamente alla mia fenna confenna di fede civile nella Repubblica, nella Nazione e nella Patria.


Che Iddio protegga l'Italia!


Voglia accogliere Onorevole Presidente, l'espressione della mia più alta stima.

Francesco Cossiga

Roma, 18 settembre 2007 A.D.

 

 

 

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