ANVEDI ECCO MARINO! - IL CANDIDATO SINDACO SCOPRE CHE IL PD L’HA ABBANDONATO AL SUO DESTINO DA QUANDO HA VOTATO RODOTA’ (MA VA’)

enise Pardo per "L'Espresso"

Marino, qual è secondo l'emergenza per la Capitale?
«E' il lavoro, per Roma come per l'Italia. Ieri alla fermata della metropolitana di Ponte Mammolo c'era una donna che piangeva, l'ho avvicinata. "Ho 45 anni e tre figli, sono senza lavoro, mio marito se ne è andato di casa e ho il mutuo da pagare, non so come fare", si disperava.

Storie drammatiche, storie all'ordine del giorno. A San Basilio, i dati erano allarmanti: il 20 per cento degli studenti abbandona la scuola, non trova lavoro, finisce in mezzo a una strada. E diventa preda della criminalità e dello spaccio di droga».

Cosa propone?
«Aiuti concreti. L'Italia come Grecia e Ungheria non ha una legge sul reddito minimo di cittadinanza. Con Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, abbiamo studiato un pacchetto lavoro. Le elenco alcuni punti: un bando annuale da 500 euro recuperati da fondi Ue più altri 350 per mezzi pubblici gratuiti e accesso ai musei, destinati alla formazione o al tirocinio in laboratori di artigianato di 10 mila giovani. Poi l'opportunità di offrire i tanti spazi vuoti di proprietà del Comune a chi vorrà avviare un esercizio commerciale. Sarà uno scambio, un modo per far crescere l'economia della città e ridare speranza alle nuove generazioni. Il lavoro è il problema numero uno».

I tumulti all'interno del Pd non si placano. Che rapporto ha con il partito?
«Ho un'intesa bellissima con gli elettori del Pd che in queste settimane mi hanno accolto con grande affetto. Con il partito il dialogo è come sempre... vogliamo definirlo dialettico? E' stato molto complicato nei giorni dell'elezione per il capo dello Stato. Prima Franco Marini, curriculum impeccabile, ma non un simbolo del Terzo millennio, infatti ho votato Stefano Rodotà. Poi l'offesa a Romano Prodi, l'unico ad aver battuto Berlusconi, affossato dal partito che ha fondato, il disagio di Rodotà... ».

Nella sua campagna elettorale il Pd è stato inesistente, molto più presente Sel.
«Mi sono ritrovato al centro di un partito disorientato e senza interlocutori. La leadership nazionale era polverizzata, quella romana dispersa e le elezioni erano a Roma. E' stato Nicola Zingaretti a impersonare una sorta di vicario generale delle funzioni venute a mancare. Mi ha dato una mano su tutto, anche nelle cose più semplici, perfino sul modo di comporre una lista, il notaio, le firme».

Una specie di miracolo per un partito segnato da lotte fratricide.
«Giorni fa, è stato lui a introdurmi in un incontro al palazzo delle Esposizioni. Ha detto: "Io e Ignazio non siamo amici, non abbiamo sviluppato un legame personale. Ma ci rispettiamo e ci stimiamo moltissimo". E' così, è la verità senza ipocrisia o finzioni

In piena campagna, è nato il governo Letta con il Pdl. Ha avvertito indignazione per "l'inciucio"?
«Ero convinto che mi avrebbe creato enormi problemi. Invece zero assoluto. Le persone hanno tutt'altre preoccupazioni. L'enorme fatica del vivere con l'incubo del non arrivare a fine mese, la disoccupazione, l'abbandono in cui versa chi ha parenti ammalati, il degrado, il traffico, il cattivo funzionamento della metropolitana B».

Condivide la strada delle larghe intese?
«No, e lo dico inascoltato dal 2010. Già allora bisognava cambiare la legge elettorale e votare. Qui rischiamo di ritornare alle urne con il Porcellum. Cosa fare per sostituirlo? Una risoluzione Onu? L'arrivo di caschi blu?».

Si dice che tra lei e Grillo ci sia un patto segreto per Roma.
«Quando Grillo prese la tessera Pd rivelando di volersi candidare alla segreteria Bersani e Franceschini gridarono allo scandalo. Non ero affatto d'accordo e penso che sarebbe stato tutto un altro film. Ma non l'ho mai incontrato, è una persona che da un lato m'incuriosisce, dall'altro mi spaventa per la violenza dell'approccio».

Nessuno grillino l'ha mai attaccata, è abbastanza strano.
«E' vero. Anzi. Al Senato dopo la mia dichiarazione di voto per la legge per la chiusura dei manicomi criminali che ho voluto con tanta forza i 50 grillini mi hanno applaudito con un calore inaudito. Moltissimi di loro hanno votato alcuni dei miei disegni di legge.

Ma non c'è un patto per Roma con i 5S, spero di avere un patto sui contenuti con tutti, con gli elettori di Alfio Marchini, con chi è disgustato da Gianni Alemanno».

 

 

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