GIRA GIRA, IL CETRIOLO DELLA CASSAZIONE ARRIVA AL GIUDICE ESPOSITO: APERTO UN FASCICOLO PER LE DICHIARAZIONI AL “MATTINO”

Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"

Ha pronunciato il verdetto di condanna a 4 anni di carcere per Silvio Berlusconi. Ora sotto indagine in Cassazione finisce lui: Antonio Esposito. Per adesso, è solo l'avvio. Il procuratore generale della Suprema Corte, Gianfranco Ciani, nei giorni scorsi, ha disposto una preistruttoria sulle dichiarazioni rilasciate dal presidente del collegio giudicante della sentenza sui «diritti tv» al quotidiano Il Mattino .

Dichiarazioni con le quali, Esposito, «anticipava» alcuni aspetti della motivazione della condanna ancora non depositata come: Berlusconi non è stato condannato «perché non poteva non sapere», ma «perché sapeva». La preistruttoria è stata affidata all'avvocato generale dello Stato Umberto Apice. Ed è solo il primo passo. Se Apice dovesse ravvisare gli estremi di un comportamento scorretto o tale da ledere il prestigio della magistratura, contro il presidente della sezione feriale della Suprema Corte si aprirebbe il procedimento disciplinare vero e proprio.

Un'iniziativa che, va detto, non potrà inficiare la sentenza di condanna per Berlusconi, ma che rischia di alimentare nuove polemiche nel Pdl. Il magistrato si è appena rivolto al Consiglio Superiore della magistratura chiedendo tutela per gli attacchi subiti da Il Giornale , della famiglia Berlusconi. Anche se lo stesso Csm ha deciso, subito dopo l'intervista, di valutare la possibilità di un trasferimento d'ufficio del magistrato.

Nel mirino della procura generale finirà la registrazione integrale del colloquio fra Esposito e il giornalista, diffusa solo in parte dal quotidiano. Dall'ascolto attento della bobina, nella quale il magistrato con il giornalista conosciuto da anni si lascia andare a spiegazioni fuori protocollo nel comune dialetto napoletano, si potrà decidere se chiudere il caso o procedere ad una incolpazione, dando poi la possibilità al giudice di essere ascoltato e difendersi dalle accuse.

Lui ha parlato da subito di «testo manipolato» per quella intervista che dava il titolo di apertura al quotidiano: «Berlusconi condannato perché sapeva». Nel passaggio riportato, alla domanda sul principio in base al quale Berlusconi è stato condannato, Esposito rispondeva così: «Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Teoricamente il capo potrebbe non sapere.

No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere, perché Tizio, Caio o Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. È un po' diverso dal non poteva non sapere». Parole che, alla smentita, sono state diffuse dal quotidiano con un file audio e divenute oggetto di polemiche e di sarcastiche censure. «Siamo al deposito delle motivazioni in edicola», ironizzava all'indomani il pdl Gaetano Quagliariello. Mentre Alessandra Mussolini si lasciava andare in Aula a una sceneggiata usando le parole in dialetto del magistrato.

Cosa accadrà ora? Esposito continuerà a lavorare all'estensione delle motivazioni della sentenza che è definitiva e irrevocabile. Certo, anche questa iniziativa fornirà un'arma in più al centrodestra per gettare ombre sulla sentenza che secondo la «legge Severino» dovrebbe mettere l'ex premier fuori gioco dall'attività parlamentare prevedendo la decadenza e l'incandidabilità per chi ha subito una condanna superiore a due anni. Ma la parola definitiva spetterà alla giunta per le Immunità del Senato. Il Pdl ora potrebbe avere un argomento in più per tentare di evitarlo.

 

 

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