silvio berlusconi corna

ARCHEO! – NEL 2018 SILVIO BERLUSCONI AVEVA 82 ANNI E IN MOLISE SI VANTAVA DI NON AVER INCONTRATO LA VECCHIAIA. UN PASTORE GLI DISSE: “ARIVA, ARIVA”, E IL CAV. RISPOSE GIULIVO: “POSSO TOCCARMI LE PALLE?”. IL PASTORE, IMPLACABILE: “TOCCATE ‘N BO' QUEL CHE TI PARE, MA ARIVA” – LE BADANTI ("MA QUALE CERCHIO MAGICO? È TRAGICO, DI MAGICO CI SONO SOLO IO") E IL GIUDIZIO IMPIETOSO SUI SUOI ALLEATI: “POSTANO TUTTO QUELLO CHE FANNO, CHE MANGIANO. A ME SEMBRANO TUTTE STRONZATE” – ESTRATTI DA “B. UNA VITA TROPPO”, DI FILIPPO CECCARELLI: “POCHE ORE PRIMA DI MORIRE, CHIESE DI MANGIARE UN GELATO E UNA…”

PAGINA ZERO

Estratti da “B. una vita troppo”, di Filippo Ceccarelli (ed. Feltrinelli), pubblicati da “Anteprima. La spremuta di giornali di Giorgio Dell’Arti”

 

B. UNA VITA TROPPO - FILIPPO CECCARELLI

Cane

Il barboncino Dudù, che ringhiava contro Capezzone.

 

Fluidi

Alfonso Signorini, che sulla rivista Chi aveva ventilato, non si seppe mai esattamente su quali basi, la possibilità che Dudù fosse gay o almeno fluido.

 

Verdi

 Gli chiedevano un giudizio su Greta Thunberg e per tutta risposta si metteva a raccontare la storiella di Carletto che arrivato in Svezia aveva fatto la scorta di Viagra.

 

Badanti

La fase delle badanti, quando B. venne circondato dal cosiddetto Cerchio Magico. Un giudizio o una parola di Francesca Pascale bastavano a far finire qualcuno all'inferno a in paradiso, Mariarosaria Rossi conservava ben stretta fra le sue mani l'agenda, con il potere di stabilire a suo arbitrio udienze e appuntamenti, così come deteneva quello di decidere quali telefonate passare, quali suppliche inoltrare, etc. Lui, quando era in buona, ci scherzava su: «Di magico, veramente, ci sono solo io». Ma quando era depresso, o quando gli combinavano guai, avvertiva fastidio: «Ma quale magico», disse una volta a Vittorio Feltri, «il mio al massimo è un cerchio tragico!».

 

SILVIO BERLUSCONI MARTA FASCINA DUDU

Malati

B., mandato a scontare i servizi sociali all'Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Un giorno caricò pazienti e infermieri su un pulmino e li portò a Milanello ad assistere agli allenamenti del Milan.

 

Casalinga

B., nell'ultima fase della sua vita, vittima della sindrome della casalinga frustrata, già teorizzata da Barbara Palombelli a proposito di Bettino Craxi.

 

Disturbo tipico delle leadership ad alto tasso di personalizzazione narcisistica. «Sono vent'anni che lavoro per tutti, questa gente senza di me non esisterebbe, e adesso che ho bisogno di loro...»

 

Tempi

silvio berlusconi fa la terza dose 5

B, negli ultimi anni, sopravvissuto per ritrovarsi in prima fila, come una specie di fenomeno antidiluviano, nel tempo dei ragazzotti. Questi erano egoisti, rapidi, iperconnessi, prepotenti; vestivano in modo per lui incomprensibile, felpe, bermuda, camicie bianche aperte, e poi tutti quei braccialetti colorati ai polsi.

 

Un po' sirenetti, un po' sbruffoni, un po' lupi mannari, giocavano alla playstation, evocavano il popcorn, citavano film e cartoni animati che lui non aveva mai visto. Ogni ora postavano se stessi su quell'altra diavoleria dei social per comunicare «quello che fanno, quello che mangiano. A me sembrano tutte stronzate», brontolava il Cavaliere. «Ma evidentemente funzionano».

 

Cuore

silvio berlusconi licia ronzulli francesca pascale

B. che con Francesca Pascale e un paio di guardie del corpo attraversavano piazza del Collegio Romano, assolata e deserta, accolti da una piccola claque di giovani che applaudivano, probabilmente convocati li per girare il video.

 

Lui non sembrava affatto in forma. L'occhio destro particolarmente rimpicciolito, la voce ansimante, i movimenti rallentati. Alternava cose inesatte («Quando mi hanno fatto cadere nel '74...») e sconvenienti, spiritosaggini e doglianze: «Pensate che invece di andare a donne ho trascorso il pomeriggio con i miei avvocati e non vorrei che qualcuno pensasse che io...» e qui si toccò l'orecchio, l'antico e offensivo gesto che alludeva ai «ricchioni», mentre la Pascale, richiesta d'un selfie, scivolava nelle retrovie.

 

berlusconi dudu

Prima di mettersi in posa B. notò un giovanotto vestito un po' da dandy, col panama in testa. «Sei completo, cappello, occhiali da sole», poi indicandolo proprio lì, completò la sua finta meraviglia, o forse era un complimento: «Ti sei messo anche il preservativo?».

 

La disagiata allegria che seguì si spense nel gelo quando nell'attimo metafisico che precedeva lo scatto della foto-ricordo l'ottuagenario ex presidente del Consiglio se ne usci: «Chi mi sta mettendo la mano sul culo?» e continuò a ridere, lui solo. Più che sorpresi, tutti gli altri sembravano sbigottiti. Di lì a qualche ora, B. finì di gran carriera al San Raffaele. Patologia cardiaca, operazione a cuore aperto, da compiersi quanto prima.

 

Pace

silvio berlusconi carlo de benedetti

La volta che Giovanni Floris chiese a Eugenio Scalfari chi preferisse tra Di Maio o Berlusconi. Scalfari non la fece tanto lunga e con la massima naturalezza rispose: preferisco Berlusconi.

 

Quando quest'ultimo lo venne a sapere a sua volta dissimulò la sorpresa: «Meglio tardi che mai!». Il giorno dopo telefonò a Carlo De Benedetti: «Allora, è finita la guerra dei cent'anni».

 

Fine

Poche ore prima di morire, B. chiese di mangiare un gelato e una manciata di ciliegie.

 

Altre cose

Abbiamo anche appreso: che nel 1994 Vittorio Sgarbi decretò con disappunto che il simbolo di Forza Italia assomigliava al marchio di un olio per automobili; che B. offriva a George W.

 

Bush il «gelato del presidente» (fragola, fior di latte e pistacchio); che un artista britannico ha realizzato un mosaico del volto di B. con microscopiche tessere di foto porno; che durante una cerimonia post-terremoto a San Giuliano di Puglia furono scelti operai della stessa statura di B. per non farlo sfigurare; che secondo Pierluigi Bersani B. era «un liberale immaginario»; che durante la sua permanenza al potere Tony Blair ricevette in dono da B.la bellezza di diciotto costosi orologi da polso (nel 2007 furono messi all'asta da Gordon Brown); che la mamma di B. continuò a parlargli per tutta la vita in dialetto milanese.

 

SILVIO BERLUSCONI AL QUIRINALE MEME

CAVALIERE, CAIMANO, DOTTORE, TIKTOKER LE VITE DI B. RACCONTATE DA UN BERLUSCOMANE

Estratto dell’articolo di Francesca Schianchi per “La Stampa

 

Basta l'iniziale del cognome, B., per evocarlo. Come Mussolini o Napoleone. Però poi servono suppergiù 600 pagine per raccontarlo, indagarlo, sviscerare vizi e slanci di generosità, cadute e imprevedibili risurrezioni, gli scandali planetari e le difese surreali. Un quintale di ritagli di giornale, suddivisi in 34 faldoni e ciascuno in 127 cartelline, innumerevoli libri, e poi apparizioni tv e, in ultimo, quando già era il tempo dell'inverno e l'ardimentosa battaglia per l'immortalità («vivrà fino a 120 anni!») appariva desolatamente persa, persino di social, i grotteschi video su Tik Tok, anzi Tik tok tak («il tak finale sono io»): quanto ha scorso, analizzato, vivisezionato Filippo Ceccarelli, firma de la Repubblica e prima ancora de La Stampa, su Silvio Berlusconi, trent'anni della sua vita professionale, una miriade di appunti, episodi, dettagli, concentrati nel volume appena pubblicato da Feltrinelli, B. Una vita troppo.

 

filippo ceccarelli foto di bacco (3)

Perché «Silvio Berlusconi esagerava sempre; esagerava per natura e per calcolo, per intuito e per convinzione», e poi troppi soldi, troppe donne, troppo potere, «una vita eccedente, iperbolica, sproporzionata» giustifica Ceccarelli il formato extra large del suo certosino lavoro. E racconta con autoironia che, se è vero che la lunga esperienza pubblica del Cavaliere (o del Dottore, o del Caimano, e via a elencare, anche in quello eccessivo, troppi soprannomi, molti calzanti) ha dato vita a due categorie – i berlusconiani e gli antiberlusconiani –, ha ugualmente generato «una terza sottocategoria nella quale serenamente mi riconosco, quella dei berluscomani ad alto indice di curiosità e ossessività».

 

silvio berlusconi meme

E così, da "berluscomane", per tre decenni ha accumulato, sottolineato, messo da parte, con una particolare passione per i personaggi, le storie, la corte pittoresca che nel tempo si è raccolta attorno ad Arcore e Palazzo Grazioli, le spigolature di colore, che poi spesso nell'avventura dell'ex premier hanno significato più di tanti fatti, entrando nell'immaginario collettivo di quella che, a buon diritto, è stata definita l'età berlusconiana.

 

Ne esce un affresco in presa diretta, da testimone oculare di tanti passaggi, severo e incuriosito al tempo stesso - «è molto triste che nessuno in famiglia l'abbia mai votato», gli confida il figlio Giacomo – interessato e infine pietoso quando la parabola si fa discendente e, nonostante il cerone e gli sforzi e la giovane quasi moglie, la salute viene a mancare, fino al racconto malinconico di quell'ultimo particolare, il gelato e la manciata di ciliegie chiesti poco prima di morire.

 

MATTEO MESSINA DENARO MEME BY CARLI

[…]  Berlusconi «appena sceso in campo ha fatto sbiadire un'intera classe dirigente e riempito di sé spazi deserti, vacanti, privi di riferimenti», analizza il Ceccarelli giornalista politico di razza, sbigottito dalle convention roboanti, il clima festoso, i jingle da pubblicità: l'ingresso del marketing in politica. «[…] ha aperto la strada ai partiti personali e ha spalancato le porte anche all'antipolitica e alle degenerazioni del populismo». Imbarca qualche intellettuale, salvo restare deluso quando capisce che hanno la pretesa di pensare con la propria testa - «la prossima volta me li prendo analfabeti» -, animale da campagna elettorale capace di impensabili rimonte si stanca presto di governare, «le istituzioni gli erano come minimo d'impiccio», sottolinea l'autore.

 

Sono gli anni degli scontri con la magistratura, che andranno avanti fino alla fine, fino ai processi sulle cene eleganti, al caso Ruby, in una contabilità in continuo aggiornamento: 110 processi, 3656 udienze e 130 milioni di spese legali, annota scrupoloso Ceccarelli. Poi ci saranno i conflitti con gli alleati, da Casini e Follini alla scena madre con Fini («mai litigata mi apparve più gravida di conseguenze e soprattutto più plastica, espressiva e magnifica») fino agli attriti con «la signora Meloni» […].

umberto bossi silvio berlusconi pierferdinando casini gianfranco fini

 

E le donne, i wild parties di cui si occupava la stampa internazionale e financo cancellerie e ambasciate, il sogno da vendere, «abusatissimo dispositivo della retorica berlusconiana», il miracolo da rivendicare, poco importa se farlocco («un milione di posti di lavoro, le Grandi opere, meno tasse per tutti») fino alla battaglia strenua contro la vecchiaia e la morte, impossibile da vincere.

 

Nel 2018 ha già 82 anni e in Molise, incontrando persone dopo un comizio, si vanta di non aver avuto tempo di incontrare la vecchiaia. Un anziano pastore: «Ariva, ariva…». Berlusconi giulivo: «Posso toccarmi le palle?». E il pastore, implacabile: «Toccate ‘n bo' quel che ti pare, ma ariva». […]

silvio berlusconi matteo salvini silvio berlusconi memeberlusconi salviniBARBIE BERLUSCONI MEME ATROJE - MEME SU SILVIO BERLUSCONI E ATREJU BY EMILIANO CARLI LA CASA DI MARTA - MEME BY IL GRANDE FLAGELLOmeme marta fascina by osho

SILVIO E BARBARA BERLUSCONI

pagina di pubblicita sui quotidiani in ricordo di silvio berlusconi silvio berlusconi con dudu

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...