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CONTE ALLA RESA DEI CONTI PER IL PASTICCIO SUGLI 007 – ARIA DI TEMPESTA SUL PREMIER ACCERCHIATO SU TUTTI I FRONTI: IL QUIRINALE PRENDE LE DISTANZE, SALVINI MENA DURO: “IL PREMIER CI DICA QUANTO CI E’ COSTATO IL TWEET DI TRUMP” E ZINGARETTI CHIEDE L’AUDIZIONE DI GIUSEPPI AL COPASIR – INTANTO FONTI USA DI ALTO LIVELLO AVREBBERO ESPRESSO "SORPRESA" PER LE POLEMICHE ITALIANE. ECCO PERCHE’
Adalberto Signore per il Giornale
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La partita è lunga e, soprattutto, sono tanti gli imprevisti della spy story che aleggia ormai da giorni su Palazzo Chigi. Ieri, solo per qualche ora, il polverone che circonda i due incontri del ministro della Giustizia statunitense William Barr con i vertici dei nostri servizi di intelligence si è andato posando. Ma Giuseppe Conte sa bene che la vicenda non è affatto chiusa e non esclude che la calma possa semplicemente preludere la tempesta.
D' altra parte, il premier è accerchiato ormai su tutti i fronti. Intanto quello diplomatico, con l' imminente campagna elettorale negli Stati Uniti che potrebbe far deflagrare
sergio mattarella giuseppe conte
il caso. Ma anche quello interno, visto che Conte è stato capace di farsi terra bruciata intorno un po' su tutti i fronti.
L' intricata vicenda - infatti - coinvolge i due ex premier Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, che non hanno affatto gradito di essere trascinati dentro una storia per troppi versi opaca. Come pure il Quirinale non ha avuto piacere ad essere tirato per la giacchetta da Conte, in un disperato tentativo di cercare una sorta di «copertura istituzionale». Una scelta che sul Colle hanno trovato - per usare un eufemismo - «poco opportuna».
Un' irritazione che a poco a che fare con l' imminente viaggio negli Stati Uniti di Sergio Mattarella, visita ovviamente programmata da tempo. Il capo dello Stato, infatti, la prossima settimana è atteso a Washington - dove incontrerà Donald Trump - e a San Francisco e il Russiagate non è assolutamente considerato un tema in agenda. Ed è anche questa una delle principali ragioni del fastidio del Colle per come Palazzo Chigi ha gestito l' intera vicenda.
GIUSEPPE CONTE CON SERGIO MATTARELLA PER LE DIMISSIONI
Che, fanno notare ai piani alti del Quirinale, riguarda «esclusivamente il governo».
Conte, dunque, rischia di dover affrontare una partita così scivolosa senza alcuna sponda. Anche se ieri sera Nicola Zingaretti gli ha per certi versi teso una mano. Il segretario del Pd, infatti, ha difeso l' operato dell' intelligence («sono abbastanza sicuro della solidità e correttezza dei nostri servizi») e ha auspicato che il premier possa presto riferire al Copasir. A voler leggere in controluce le parole di Zingaretti manca una netta presa di posizione a favore del presidente del Consiglio, ma accelerare il più possibile l' audizione al Comitato per la sicurezza è anche il principale obiettivo di Conte. Il premier, infatti, sa bene che più passa il tempo, più la situazione rischia di incancrenirsi e poter dare la sua versione ufficiale potrebbe essere un modo per archiviare la querelle.
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È esattamente per questa ragione che il Copasir - guidato del neo presidente Raffaele Volpi, leghista doc - potrebbe invece non avere la stessa fretta. Non è un mistero, infatti, che Matteo Salvini voglia prendersi una rivincita dopo che proprio Conte ha più volte affondato i colpi sul rapporto tra la Lega e Mosca («Quanto ci è costato - ha polemizzato ieri l' ex ministro dell' Interno - il tweet in cui Trump definiva Conte un uomo di grande talento? Cosa si è permesso sulle spalle degli italiani?»). In questo senso, quindi, l' uscita di Zingaretti può essere interpretata come una sorta di sponda.
NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE SERGIO MATTARELLA
Segnali distensivi arriverebbero anche da Washington. Secondo l' agenzia Adnkronos, infatti, fonti statunitensi di alto livello avrebbero espresso «sorpresa» per le polemiche italiane. Barr, questa la loro versione, avrebbe infatti incontrato i capi dei Servizi nella sua veste di vertice dell' Fbi in quanto «supervisore e direttore» delle attività del dipartimento di Giustizia. Una spiegazione un po' contorta e che non fuga i dubbi sul fatto che le due visite sono rimaste segrete (Conte non ne ha dato comunicazione né al Copasir, né ai partiti di maggioranza, né al Quirinale). Una circostanza decisiva, soprattutto considerando che Barr era alla ricerca di informazioni che confermassero che due ex premier italiani avrebbero avuto un ruolo in un complotto contro l' attuale inquilino della Casa Bianca.
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