giorgia meloni con un cane dell esercito al villaggio della difesa - foto lapresse

ARMIAMOCI E PAGATE – I DISTINGUO DI GIORGIA MELONI AL PIANO DI RIARMO EUROPEO SONO LEGATI AL TIMORE CHE IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO SCOPPI: PER QUESTO LA PREMIER CHIEDE UN SISTEMA DI GARANZIE EUROPEE PER TUTELARE I CONTI DEL NOSTRO PAESE – INDEBITARSI PER FABBRICARE ARMI SAREBBE INSOSTENIBILE POLITICAMENTE PER LA PREMIER, PUNZECCHIATA DAL “PACIFISTA” PUTINIANO SALVINI…

Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/politica/2025/03/07/news/fondi_coesione_fitto_giorgetti-424047443/

 

GIORGIA MELONI - ESERCITO - MEME BY EMILIANO CARLI

La mossa matura a poche ore dal Consiglio europeo. Giorgia Meloni ne parla al telefono con Giancarlo Giorgetti. Il sì dell’Italia al maxi piano per il riarmo di Ursula von der Leyen non è in discussione nonostante i mal di pancia della Lega.

 

Il nodo è come evitare che l’Italia paghi un prezzo insostenibile per i conti pubblici. Perché […] va bene lo scorporo delle spese per la difesa dal deficit […]. Ma l’Europa […] deve poi garantire rispetto ai mercati su un debito pubblico che comunque aumenterà proprio per i maggiori impegni concordati con i partner europei sulle armi.

 

Ecco, quindi, la carta da portare sul tavolo della riunione a Bruxelles: un sistema di garanzie sugli investimenti privati che guarda al modello di InvestEu. È il bilancio dell’Unione europea che fa e soprattutto dovrà fare da garanzia, recita la traccia delle considerazioni del governo italiano. Non è un dettaglio economico. È un punto di rottura rispetto allo schema caro ai vertici di Bruxelles, che punta anche sugli eurobond.

 

GIORGIA MELONI - URSULA VON DER LEYEN

A differenza dei titoli di debito comune, […]  le garanzie impegnano esclusivamente le istituzioni comunitarie. In entrambi i casi, il rischio è comune, ma le garanzie tutelano di più i conti italiani.

 

Evitano, nelle convinzioni di Palazzo Chigi e del Mef, che la corsa alle armi si traduca alla fine in conti separati tra i Paesi dell’Ue. Con l’Italia — è il timore — a essere costretta a pagare di più rispetto agli altri visto per via di un “rosso” già elevato. Per questo la premier parla di «rischi per il debito». […]

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti foto lapresse 1

Un conto è uno scorporo di due anni, altra storia è se lo sconto sarà tarato su dieci: in ogni caso non sarà per sempre. Alla fine l’Italia dovrà comunque rientrare dal sentiero dell’eccezionalità. E comunque lo scorporo non risolve la questione del debito in crescita per via delle spese militari.

 

I dubbi sull’insufficienza della misura sono legati anche alla natura delle spese. Non a caso la proposta delle garanzie guarda a investimenti relativi soprattutto alle infrastrutture: quindi a opere in grado di generare posti di lavoro, come sottolineato dalla premier, utili anche in tempi di pace.

 

Ma il perimetro di ReArm è ancora troppo indefinito, ragionano fonti di governo. Il rischio è indebitarsi per fabbricare armi, un’opzione che genera problemi in casa per Meloni. Uno su tutti: l’irritazione di Matteo Salvini, tornato a tuonare contro il piano di von der Leyen.

 

un soldato tedesco abbraccia ursula von der leyen

[…]  Il tema al centro delle considerazioni del governo è come spendere, prima ancora che spendere. Il monito di Giorgetti sul debito, in asse con Salvini, nasce proprio da qui: attenzione — è il ragionamento del ministro — a non tirare dentro progetti inutili e quindi a ripetere l’errore fatto con il Pnrr, che oggi si ritrova con il rischio di arrivare a scadenza con molte opere incompiute.

 

ReArm poteva costare ancora di più all’Italia se fosse passato l’obbligo di dirottare il 5% dei fondi coesione verso la difesa. La mediazione del vicepresidente della Commissione Ue, Raffaele Fitto, con von der Leyen e i Paesi del Sud (Spagna, Grecia, Portogallo, Malta, Croazia e Cipro) ha trasformato l’obbligo in opzione, che l’Italia comunque non eserciterà. Una volontà legata a una necessità: l’obbligo avrebbe sottratto 2 miliardi agli ospedali e alle scuole del Sud, così come ai poveri e ai disoccupati. Uno scenario difficile da sostenere di fronte all’opinione pubblica.

giorgia meloni in visita ai soldati italiani onu in libano giorgia meloni in visita ai soldati italiani onu in libano giorgia meloni con i soldati italiani in libano 2giorgia meloni con i soldati italiani in libano giorgia meloni in visita ai soldati italiani onu in libano

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