ARRIVANO I BUONI! SONO GIA’ PIU’ DI 300 I MILIZIANI DI AL QAEDA ARRIVATI IN SIRIA PER “COMBATTERE IL REGIME” - HANNO COSTRUITO DUE CAMPI, A BAB EL HAWA E DARET HAZZA - CECENI, ALGERINI, AFGHANI, EGIZIANI, IRACHENI E PACHISTANI, TUTTI SUNNITI, NON VEDONO L’ORA DI REGOLARE I CONTI CON GLI SCIITI E CON L’IRAN - HANNO RISPOSTO ALL’APPELLO ANTI-ASSAD DI AL-ZAWAHIRI E VOGLIONO PORTARE LA SHARIA A DAMASCO...

Lorenzo Cremonesi per il "Corriere della Sera"

Al Qaeda ha ormai costruito basi permanenti in Siria. Possiamo testimoniarlo in modo diretto, tramite contatti di prima mano con due campi importanti del movimento costituiti nelle ultime settimane lungo il confine con la Turchia. Il più rilevante è situato nei primi villaggi che si incontrano dopo il punto di frontiera a Bab El Hawa, non lontano dalla cittadina turca di Antakia e una quarantina di chilometri dalla città assediata di Aleppo. Solo tre o quattro chilometri dopo il confine in terra siriana.

Qui sono acquartierati in alcune abitazioni 262 guerriglieri qaedisti arrivati dall'estero: per lo più ceceni, algerini, afghani, egiziani, iracheni e pachistani. Gente dura, profondamente motivata, pronta a morire per la causa musulmana, forgiata da lunghi anni di sfida agli infedeli e all'Occidente in nome della guerra santa e dell'utopia di rifondare un nuovo «califfato», regno della sharia (la legge islamica) integrale. Sono loro i responsabili del rapimento di un paio di giornalisti stranieri nella zona solo tre settimane fa. Allora fu l'intervento delle brigate locali a evitare il peggio e garantire la loro liberazione.

Il secondo campo si trova sulle colline sassose e ricche di antichi siti bizantini ancora tutti da scoprire non lontano dal villaggio di Daret Hazza, una ventina di chilometri da Bab El Hawa. Qui almeno 40 volontari qaedisti dormono in tende nascoste tra le rocce. La zona è arida, ostile, difficile da individuare anche dall'alto. Da qui di recente sono partite colonne di rinforzo alla guerriglia che combatte contro l'assedio lealista di Aleppo.

Sono poco più di trecento uomini in tutto. Ma il loro numero è in costante crescita e difficile da monitorare. Un fenomeno impossibile da definire e quantificare. Ma che prolifica con le difficoltà e l'isolamento sofferti dalle brigate della resistenza siriana costretta a scontarsi con l'esercito lealista ben armato e sostenuto dalla Russia.

Solo pochi giorni fa, esattamente il 5 agosto, il ministro degli Esteri iracheno, il curdo Hoshyar Zebari, aveva denunciato durante una conferenza stampa che numerosi militanti iracheni di Al Qaeda stavano attraversando il confine per andare a combattere in Siria. Ennesima conferma che gli estremisti sunniti, per lo più provenienti dalle regioni di Falluja e Ramadi, sono ormai pronti a rispondere numerosi all'appello lanciato in febbraio dal leader massimo di al Qaeda, dopo la morte di Osama Bin Laden l'anno scorso, Ayman Al-Zawahiri, per una mobilitazione di massa (lui faceva riferimento ai jihadisti egiziani, ceceni, algerini, libici, libanesi e in particolare iracheni) per combattere il regime di Bashar Assad.

Per quello che possiamo capire, dopo una ventina di giorni trascorsi con le brigate della rivoluzione nella regione di Aleppo, il fronte anti Assad è però a dir poco diviso sull'atteggiamento da tenere nei confronti dei qaedisti arrivati dall'estero. Nonostante la rivolta sia nata ormai oltre 17 mesi fa, le varie brigate sono profondamente frazionate, atomizzate, legate a interessi particolari, ancora incapaci di esprimere una politica comune.

Non è così difficile incontrare guerriglieri che salutano con entusiasmo i volontari arrivati dall'estero. Ma anche figure estremamente critiche, timorose di un movimento straniero che cerca di sfruttare la causa della liberazione siriana per rilanciare i propri obbiettivi legati alla guerra santa pan-islamica. Ieri uno dei massimi esponenti della rivolta nel Nord (ci ha chiesto di non rivelare il suo nome, teme di essere assassinato) giunto nella zona di Bab El Hawa per incontrare il leader qaedista si è visto rifiutare la sua offerta di cooperazione sul campo.

«Noi non obbediremo mai agli ordini di un ufficiale che non sia di Al Qaeda. Le nostre brigate possono operare assieme alle vostre, ma mai fondersi con voi», gli hanno spiegato. E per giunta criticandolo perché stava fumando durante il digiuno del Ramadan. Il timore tra i più consapevoli tra i capi dell'opposizione siriana è che i qaedisti perseguano in Siria la loro guerra ad oltranza contro gli sciiti (di cui gli alauiti siriani sono una setta minore) e l'Iran.

«Noi miriamo alla caduta della dittatura. Bashar Assad deve sparire. Ma dopo cercheremo di ricostruire la pace sociale. Guai se Al Qaeda iniziasse a massacrare gli sciiti siriani per vendicare la perdita dell'Iraq sunnita. Non vogliamo che la Siria divenga il campo di scontro della nuova guerra di religione tra sciiti e sunniti», ci ha detto lo stesso leader dei ribelli. La situazione è però in rapida evoluzione. E ogni giorno di violenze in più non fa portare acqua al mulino degli estremisti.

 

SIRIA IRAN f Al Qaeda AL QAEDAASSADASSAD FEDELI E TRADITORI SIRIA LA RIVOLTA DEI RIBELLI CONTRO ASSAD jpegSIRIA LA RIVOLTA DEI RIBELLI CONTRO ASSAD jpegSIRIA LA RIVOLTA DEI RIBELLI CONTRO ASSAD jpegSIRIA LA RIVOLTA DEI RIBELLI CONTRO ASSAD jpeg

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…