AUTOSTRADA PER L’INFERNO - SOTTO LA BRE.BE.MI. CI SONO MATERIALI TOSSICI CHE METTONO ANCHE A RISCHIO LE FALDE ACQUIFERE DELLA PIANURA PADANA - PAROLA DEL COMUNE DI TREVIGLIO A LEGAMBIENTE - SI TRATTA DEGLI STESSI TROVATI NELLA PARTE SEQUESTRATA DOPO L’ARRESTO DI NICOLI CRISTIANI - SI RISCHIA UN DISASTRO AMBIENTALE MA FORMIGONI SE NE FREGA: “È SOLO UN ALTRO ATTACCO A UN SISTEMA DI BUON GOVERNO” - COSÌ BUONO CHE I COSTI DEL PROJECT FINANCING SONO LIEVITATA DA 900 A 2.400 MLN €…


Elisabetta Reguitti per il "Fatto quotidiano"

Il testo della lettera scritta, protocollata dal Comune di Treviglio è chiaro: l'intero cantiere della BreBeMi (strada superveloce che costeggia l'autostrada e destinata a collegare Brescia, Bergamo e Milano) potrebbe essere interessato dagli stessi materiali di sedimento oggetto dell'inchiesta che ha portato all'arresto del vicepresidente del Consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani.

In altre parole la massicciata di questa futura infrastruttura secondo Legambiente rischia di rivelarsi un vero mondezzaio le cui conseguenze sulla salute della popolazione potrebbero avere ripercussioni ultra generazionali considerato il fatto, tra l'altro, che BreBeMi intercetta le falde acquifere di mezza Lombardia.

Facciamo però un passo indietro a questa estate quando Legambiente chiede ai comuni, affacciati sulla nuova via, che vengano predisposti dei monitoraggi da parte dell'Arpa (il coordinatore regionale è coinvolto nella recente inchiesta) sull'intero cantiere. Non era ancora esploso il caso di presunte mazzette trovate, la scorsa settimana, in casa dell'ex assessore regionale alla Qualità ambientale (Nicoli Cristiani) e che tra l'altro ha portato al sequestro di 36 chilometri sui 57 complessivi.

Ebbene, la risposta non tarda ad arrivare dal comune bergamasco che dallo scorso giugno è governato da Pdl e Lega. Treviglio, se non altro, ha il merito di essere stato l'unico a rispondere all'associazione. Così il dirigente del settore gestione del Territorio scrive: "Risulta peraltro che il consorzio stia utilizzando tali materiali su tutta la linea stradale". Come spesso accade Legambiente si era mossa su segnalazioni di cittadini pervenute ai circoli. Il nocciolo della questione è la possibilità che ovunque sia stato usato il materiale trovato dai carabinieri nella parte sequestrata: ovvero scorie di acciaierie non trattate miste a plastiche e gomme fuse, che in una parola, è il famigerato "fluff".

Per Damiano Di Simine presidente di Legambiente Lombardia dunque ora è più che necessario un monitoraggio completo oltre al fatto che vengano interrotti i lavori per impedire che "qualcuno tenti di porre rimedio"; paradossalmente insomma evitare il rischio di un inquinamento delle prove al contrario. Ma Di Simine poi torna al contenuto di quella lettera spedita da Treviglio perché, in base a quanto scritto dal tecnico comunale, "non sarebbe concepibile concentrare i controlli solo su di una porzione del cantiere".

Insomma sembra proprio che l'inchiesta partita da Brescia coordinata dal Procuratore Fabio Salamone e dai pm Silvia Bonardi e Carla Canaia sia destinata ad allargarsi. Oggi, intanto, verranno interrogate altre sei persone indagate per la vicenda delle presunte mazzette. Tutti devono rispondere di violazione dell'articolo 260 del testo unico sull'ambiente sul traffico illecito di rifiuti.

Legambiente su BreBe-Mi ricorrerà alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo "perché quell'autostrada danneggia le comunità che vivono nella Pianura Padana" ma ciò che è peggio è che ora "se il cantiere dovesse risultare contaminato - insiste Damiano Di Simine, - occorrerà intervenire molto rapidamente per la messa in sicurezza e la successiva bonifica". Eppure in regione Lombardia nessuno sembra troppo preoccupato di questo aspetto. Lo stesso Roberto Formigoni a proposito dell'inchiesta, in politichese, sui giornali parla più che altro "di un attacco a un sistema di buon governo".

Neppure una riga sull'eventuale presenza di sostanze tossiche che potrebbero contaminare le falde acquifere o peggio gli stessi 700 lavoratori che da circa due anni lavorano nel cantiere del "project financing" (i costi di costruzione sarebbero interamente a carico dei privati che recupererebbero l'investimento fatto con i futuri pedaggi) partito da 900 milioni di euro lievitati a 2.400 milioni.

"Per il momento - spiega Di Simine - i lavori fatti, equivalenti al 30% dell' intera realizzazione dell'opera, sono stati sostenuti da finanziamenti-ponte provenienti dallo Stato in quanto i contratti privati non risultano ancora chiusi con le banche alcune delle quali, tra l'altro, siedono nel consiglio di amministrazione di BreBeMi" che, nella vicenda Nicoli, ha dichiarato di costituirsi parte civile.

 

 

roberto formigoni e franco nicoli cristianifranco-nicoli-cristianil'autostrada Brebemi

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