il premier olandese rutte e mario draghi

AVVISATE DRAGHI E GENTILONI: I PAESI FRUGALI VANNO AL CONTRATTACCO PER IMPORCI IL RITORNO ALL'AUSTERITÀ. DOCUMENTO CONGIUNTO DI OTTO STATI A FAVORE DEL TAGLIO DI DEBITO E DEFICIT. “I SOGNI DEI PAESI DEL SUD DI UN'EUROPA AMICHEVOLE VERSO IL DEBITO, STANNO DIVENTANDO UN INCUBO”, COMMENTA IL SITO POLITICO.EU – INTANTO IL MINISTRO DELL'ECONOMIA DANIELE FRANCO HA ANNUNCIATO CHE PER IL 2021…

Giuseppe Liturri per la Verità

 

IL PREMIER OLANDESE RUTTE CON MARIO DRAGHI

«Gli uomini fanno i progetti e gli dei sorridono». Se in questa celebre frase dello scrittore israeliano Meir Shalev provate a identificare gli uomini con Paolo Gentiloni e Mario Draghi e gli dei con i ministri delle finanze di otto Paesi «frugali», avrete la plastica rappresentazione di cosa sia in arrivo da Bruxelles nei prossimi mesi.

 

Ieri e avantieri si sono tenuti l'Eurogruppo e il consiglio Ecofin informale - organizzati dalla presidenza di turno slovena del Consiglio - ed è stata l'occasione per avere un'idea del «sorriso degli dei».

 

Che hanno assunto le sembianze di un position paper con primo firmatario il ministro delle finanze austriaco Gernot Blümel, affiancato dai suoi colleghi di altri sette Paesi (Danimarca, Lettonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Finlandia, Olanda e Svezia) che, recitando il ruolo del poliziotto cattivo (sappiamo che quello buono ha sede a Berlino), hanno passato in rassegna i soliti mantra che credevamo finiti in soffitta a marzo 2020: «I trattati obbligano gli Stati membri a evitare e ridurre il deficit eccessivo il rapporto debito/Pil troppo alto deve essere ridotto».

 

IL PREMIER OLANDESE RUTTE E MARIO DRAGHI

«I sogni dei Paesi del Sud di un'Europa amichevole verso il debito, stanno diventando un incubo». Così il sito Politico.eu ha commentato in anteprima questo documento. E lunghe e dotte disquisizioni di Italia, Francia e Spagna a favore di una tempestiva revisione di quelle regole? Degne al massimo di un sorriso di compassione.

 

Anzi, i Paesi firmatari hanno dichiarato che l'unica revisione delle regole secondo loro possibile è quella di renderle più spedite ed efficaci nella loro applicazione. Ancora più tranciante la loro posizione con riferimento al tema della coincidenza tra riattivazione del Patto di stabilità e sua revisione. «Ci vuole tempo per discutere e migliorare il quadro delle regole del governo economico e tale discussione dovrebbe anche basarsi su ampie consultazioni da parte della Commissione. La qualità è più importante della velocità».

 

Con buona pace di quanti, Draghi e Gentiloni in testa, si sono più volte dichiarati fermamente contrari alla riattivazione di quelle regole senza prima aver messo mano alla loro riforma.

 

PAOLO GENTILONI E MARIO DRAGHI

Alberto Bagnai, senatore e responsabile economico della Lega, nota: «Questa è l'ennesima asimmetria europea: l'Ue prende tempo nel riformare sé stessa mentre ci propone scadenze brucianti per risolvere problemi complessi e stratificatisi nel tempo come quelli della giustizia e della pubblica amministrazione».

 

E aggiunge: «Per l'ennesima volta in occasione di uno snodo cruciale del dibattito europeo manca un position paper italiano. Questo consegna il nostro Paese a una posizione di subalternità negoziale inadeguata alle sue dimensioni e al suo ruolo nel progetto europeo. Si è persa una preziosa occasione di essere proattivi e propositivi a fronte di interlocutori che, trincerandosi dietro ovvietà come la necessità di ridurre il debito, propongono la strada dell'austerità anziché quella della crescita ed eludono il tema fondamentale, che è quello di avere regole basate su dati certi e non su stime arbitrarie».

 

paolo gentiloni mario draghi

Le regole del Patto di stabilità e crescita - entrate in vigore nel 1997 e poi riformate tra 2011 e 2013 - sono solo momentaneamente e parzialmente disapplicate per effetto della clausola generale di salvaguardia attivata a marzo 2020, che però dovrebbe essere disattivata nel 2023, costringendo già a fine 2022 a redigere una legge di bilancio che rispetti il vincolo della crescita della spesa e punti al conseguimento dell'obiettivo di bilancio di medio termine che, per l'Italia, equivale a un avanzo pari al 0,5% del Pil.Il comunicato finale emesso ieri pomeriggio non ha fatto esplicitamente cenno a questo documento, ma ha ribadito l'obiettivo di una graduale riduzione dei deficit pubblici senza però mettere a rischio la ripresa. Questa insanabile contraddizione dovrebbe essere risolta, secondo i ministri, utilizzando al meglio le risorse del Next generation Eu. Cioè il nulla o quasi. Basti pensare che Spagna e Italia - gli Stati più danneggiati dalla crisi innescata dalle misure di contenimento della pandemia da Covid - pur essendo i maggiori beneficiari in cifra assoluta, quando si passa a calcolare il beneficio in rapporto al Pil retrocedono ampiamente nella classifica.

 

draghi merkel

Degne di nota anche le conclusioni dell'Eurogruppo - consesso che formalmente non decide nulla ma in cui si manifestano le volontà politiche più importanti - tenutosi venerdì. Il presidente Paschal Donohoe ha fatto impallidire i roboanti comunicati dei cinegiornali dell'Istituto Luce del Ventennio affermando che solo grazie agli sforzi della Commissione gli Stati membri hanno potuto vaccinare la loro popolazione. Peccato che, ancora a fine maggio, non c'era traccia dei Paesi Ue tra quelli con la maggiore percentuale di vaccinati. Ben consapevoli che, ogni volta che c'è una crisi, aumentano le divergenze economiche nella Ue, è stata presentata una relazione tecnica della Commissione che analizza l'impatto disomogeneo del Covid sui diversi Stati e le misure per migliorare la convergenza: la solita paccottiglia di strumenti dal lato dell'offerta (tasso di partecipazione alla forza lavoro, istruzione, digitale con una spruzzata di «green») che hanno fallito per dieci anni, con il Ngeu nel ruolo di «strumento chiave».

 

Nelle stesse ore il ministro dell'Economia Daniele Franco ha annunciato che per il 2021 debito e deficit miglioreranno rispetto alle previsioni del Def. Un chinare il capo inspiegabile che ci spinge a chiederci quale sia la sua strategia negoziale. Osiamo sperare che essa non preveda solo il piano A. Quello degli altri.

 

 

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCODANIELE FRANCO MARIO DRAGHI

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...