enrico letta giuseppe conte silvio berlusconi

AVVISATE IL SOTTI-LETTA: CONTE E’ PRONTO A VOTARE UN CANDIDATO DI CENTRODESTRA AL QUIRINALE, PURCHE’ NON SIA BERLUSCONI. MEGLIO SE E' UNA DONNA. DUNQUE ANCHE LA CASELLATI? CHE FINE FA A QUESTO PUNTO IL COORDINAMENTO CON PD E LEU SE SI ANTICIPA UN SÌ DI MASSIMA AL CENTRODESTRA? PEPPINIELLO APPULO, CHE NON SI FIDA DI DI MAIO, NON VUOLE DRAGHI AL COLLE. IL TIMORE E’ CHE..

M.Pucc. per la Repubblica

 

giuseppe conte enrico letta

«La verità è che tutti quanti ci utilizzavano come alibi per dire no a questo e a quell'altro: non piaceva a loro e dicevano "eh ma poi i 5 Stelle non ci stanno...". Ora il giochino è finito: non siamo più quelli di "Ro-do-tà, Ro-do-tà"», racconta un fedelissimo di Giuseppe Conte.

 

La nuova strategia dei vertici del Movimento da adottare con il resto della strana maggioranza in vista del Quirinale è quella di una pubblica e formale massima disponibilità, con un possibile sì anche ad un candidato di centrodestra; meglio se donna. La condizione in chiaro è una: che non sia Silvio Berlusconi. Quella tra le righe è un'altra: che non sia Mario Draghi.

 

 

giuseppe conte

Accusato di immobilismo e di scarsa padronanza della trattativa per il Colle anche da un pezzo del suo partito, il presidente del Movimento lascia un biglietto d'auguri di Natale ad alleati e centrodestra: i 5 Stelle, primo gruppo parlamentare, sono pronti ad un accordo trasversale. Giuliano Amato, Letizia Moratti, non c'è nessuna preclusione. Nella convinzione che i numeri giochino a favore dell'asse fra centrodestra più Italia Viva e perciò sia inutile andare al muro contro muro per poi uscire con le ossa rotte dopo la terza votazione, quando basterà la maggioranza assoluta per eleggere il nuovo presidente. Una posizione improntata su un estremo realismo, forse anche troppo per gli umori della pattuglia, sulla carta composta da 234 persone, cioè voti, sui 1009 totali.

 

giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (1)

 

Ma anche rischiosa: «Allora a questo punto siamo pronti anche a votare Maria Elisabetta Casellati?», è la domanda che in diversi si sono posti. E poi: che fine fa a questo punto il coordinamento con Pd e Leu se si anticipa un sì di massima al centrodestra? Racconta un senatore, reduce dall'esperienza di novembre della mancata rielezione del capogruppo indicato da Conte, Ettore Licheri: «Metti un 15-20 parlamentari che si macerano per dissidi politici, metti un numero simile di delusi per non essere stati premiati con un posticino nei comitati del partito varati da Conte, mettici quelli che da tempo non danno le restituzioni e che con la giusta offerta potrebbero votare chiunque... Al voto segreto rischiano di mancare all'appello 60 voti», cioè poco più di un quarto del peso dei 5 Stelle in aula. Poi c'è la questione Draghi.

 

giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza

Il timore di Conte e dei suoi è che, senza il suo peso a Palazzo Chigi, il Movimento che si troverebbe costretto ad appoggiare una Marta Cartabia, un Vittorio Colao, un Daniele Franco, non riuscirebbe a farlo con i numeri attuali. Ci sarebbe un'altra emorragia, smottamenti, polemiche, addii e tutto il contorno che da ormai quasi quattro anni tormenta la vita del partito.

 

Non ultima la kafkiana vicenda dei sei senatori espulsi a febbraio per non aver votato la fiducia al governo e reintegrati di imperio dal Consiglio di garanzia di Palazzo Madama, perché non fu garantita loro una procedura democratica; i sei rientrati sulla carta confermano però la propria avversione all'attuale esecutivo, una faccenda che aumenterà la confusione.

mario draghi giuseppe conteu

 

A maggior ragione il presidente del Consiglio deve quindi re stare dov' è, perlomeno nei desiderata del M5S. Né in questo, nel no di Conte a Draghi al Colle, sono ininfluenti i freddi rapporti tra l'attuale capo del governo e il suo predecessore. Di sfondo infine rimane infine il dualismo interno tra Conte e Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri, silente sull'ipotesi Draghi-Quirinale anche perché impegnato in missione in Iraq, può contare su delle riconosciute capacità di relazione nel complesso gioco della politica.

 

Nonostante le rassicurazioni anche informali che da parte sua non ci saranno manovre di disturbo né intese alternative con altri big fuori dal M5S, l'entourage contiano non si fida del tutto. Resta perciò un clima di freddezza che, bene o male, giocherà un ruolo in questo passaggio così delicato. Non solo per il Paese, per il governo e per l'attuale legislatura, ma anche per la leadership di Conte nel Movimento.

letta contegiuseppe conte mario draghigiuseppe conte enrico letta

Ultimi Dagoreport

giuseppe conte maria alessandra sandulli giorgia meloni matteo salvini giancarlo giorgetti corte costituzionale consulta

DAGOREPORT – IL VERTICE DI MAGGIORANZA DI IERI HA PARTORITO IL TOPOLINO DELLA CONSULTA: L’UNICO RISULTATO È STATA LA NOMINA DEI QUATTRO GIUDICI COSTITUZIONALI. A SBLOCCARE LO STALLO È STATO GIUSEPPE CONTE, CHE HA MESSO IL CAPPELLO SUL NOME “TECNICO”, MARIA ALESSANDRA SANDULLI – SUGLI ALTRI DOSSIER, MELONI, SALVINI E TAJANI CONTINUANO A SCAZZARE: SULLA ROTTAMAZIONE DELLE CARTELLE NON CI SONO I SOLDI. LA RIFORMA DEI MEDICI DI FAMIGLIA È OSTEGGIATA DA FORZA ITALIA. E IL TERZO MANDATO È KRYPTONITE PER LA DUCETTA, CHE VUOLE “RIEQUILIBRARE” LE FORZE A LIVELLO LOCALE E SOGNA DI PAPPARSI VENETO E MILANO…

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – QUANTO DURERA' LA STRATEGIA DEL SILENZIO DI GIORGIA MELONI? SI PRESENTERÀ IN AULA PER LA MOZIONE DI SFIDUCIA A CARLO NORDIO O DISERTERÀ COME HA FATTO CON LA SANTANCHÈ? MENTRE LA PREMIER SI ECLISSA, SALVINI È IPERATTIVO: VOLA PRIMA A MADRID PER INTERVENIRE ALL’INTERNAZIONALE DEI NAZI-SOVRANISTI E POI A TEL AVIV PER UNA FOTO CON NETANYAHU – GLI OTOLITI DELLA SORA GIORGIA BALLANO LA RUMBA PER LE MOLTE BEGHE GIUDIZIARIE: DA SANTANCHÈ A DELMASTRO PASSANDO PER NORDIO E ALMASRI…

volodymyr zelensky vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – TRUMP HA FRETTA DI CHIUDERE LA GUERRA IN UCRAINA: OGGI HA CHIAMATO PUTIN - IL PIANO USA PER LA PACE: ZELENSKY DEVE CEDERE ALLA RUSSIA LA ZONA DI KURSK. PUTIN MANTERRÀ IL CONTROLLO DELLA CRIMEA MA SOLO UNA PARTE DEL DONBASS. LA RESTANTE ZONA ORIENTALE, ORA OCCUPATA DAI RUSSI, DIVENTERÀ UN’AREA CUSCINETTO PRESIDIATA DA FORZE DI INTERPOSIZIONE. L'INGRESSO DI KIEV NELLA NATO? NELL'IMMEDIATO E' IRREALIZZABILE. E IN FUTURO? SI VEDRA' - TRUMP INGORDO: GLI USA HANNO DATO 340 MILIARDI A KIEV MA VUOLE 500 MILIARDI IN TERRE RARE DALL'UCRAINA (DIMENTICA CHE ANCHE L'UE HA SGANCIATO 170 MILIARDI. E INFATTI ANCHE GLI EUROPEI SARANNO AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE...)