LA RAI SUI MONTI - IL BANANA È PRONTO AD OGNI COMPROMESSO SULLE NOMINE PER LA GOVERNANCE RAI, ANCHE A SCARICARE LORENZA LEI, PUR DI AVERE GRATIS LE FREQUENZE DEL DIGITALE TERRESTRE - MONTI FA IN MODO DI SCONTENTARE TUTTI: NON TORNA INDIETRO SUL BLOCCO AL BEAUTY CONTEST (FACENDO INCAZZARE IL PDL) E NON MODIFICA LA LEGGE GASPARRI LASCIANDO LA TV PUBBLICA IN MANO AI PARTITI (FACENDO INCAZZARE IL PD) - PER LA GOVERNANCE, MONTI VORREBBE NOMI DI “ALTO PROFILO” E PASSERA CHE FA? PORTA IL CAPPON?...

Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

Per la Rai Mario Monti sceglie la strada della qualità ma rinuncia a cambiare la legge Gasparri. In vista della scadenza dell´attuale Cda (28 marzo), il governo si prepara a scegliere i tre nomi sui quali ha potere di nomina: presidente, direttore generale e un consigliere di amministrazione. «Saranno di altissimo profilo», assicura il premier. Ma sull´assetto televisivo rischia di consumarsi una battaglia pericolosa per l´esecutivo. Il Pd non accetta il veto del Pdl sulla riforma. Confalonieri vede Monti per le frequenze, poi annuncia: «Se la crisi continua, Mediaset dovrà licenziare».

«I tre nomi che deve indicare il governo saranno di altissimo profilo. Presidente, direttore generale e consigliere di amministrazione. Poi il ministero dell´Economia fornirà delle linee guida per la scelta degli altri membri del Cda». Da alcuni giorni Mario Monti ha archiviato l´idea di cambiare la legge Gasparri per la scelta degli amministratori della Rai. Riforma annunciata a più riprese, invocata dal Pd e dal Terzo polo e osteggiata dal Pdl.

Ma i tempi stretti e le ripercussioni politiche di una rivoluzione hanno consigliato a Palazzo Chigi di intervenire nelle pieghe della norma attuale. Per cambiare il volto della Rai. La strada che Monti si appresta a seguire è quella della qualità, dei curriculum, dei profili professionali non riconducibili ai partiti. Una "squadra" tecnica tra le mura di Viale Mazzini. Ma l´ipotesi allo studio non sarà priva di conseguenze anche pericolose per l´esecutivo.

I NOMI
Non sarà confermato Paolo Garimberti (che ha già l´incarico di presidente del board di Euronews), né il direttore generale Lorenza Lei (difesa ad oltranza da una parte del Pdl), né il consigliere scelto dall´ex ministro Tremonti Angelo Maria Petroni. Per l´incarico di dg si fanno nomi di Francesco Caio, Claudio Cappon, Giancarlo Leone, Rocco Sabelli. Monti però cerca anche altre soluzioni affidandosi a società specializzate di cacciatori di teste.

Alla presidenza, nel caso venga nominato un esterno come capo azienda, potrebbe toccare a un interno che sappia guidare il neofita nelle trappole e nelle difficoltà di un´azienda in crisi.

Lo stesso Cappon è un nome forte vista la sua amicizia con Passera e il passato da manager di Viale Mazzini. Pdl e Lega sono così destinati a perdere la maggioranza del cda a nove. Tre toccherebbero ai berlusconiani, 1 al Carroccio, 1 al Terzo polo, 2 al Pd. Un sacrificio che il Cavaliere farebbe senza patemi ma intrecciando la questione della Rai a quella delle frequenze del digitale terrestre.

LA REAZIONE DEL PD
«Monti può nominare anche Einstein alla presidenza. Confermo che il Pd non indicherà i suoi membri del cda e non parteciperà alle votazioni in commissione di Vigilanza. Il problema non è la qualità, è la gestione aziendale. Con le regole attuali non si governa la Rai». Pier Luigi Bersani continua a chiedere al premier una nuova legge, anche per decreto. L´impegno iniziale era questo, sostenuto sottotraccia anche dal Quirinale. Una mini-riforma che portasse il consiglio a 5 membri e i tre indicati dal governo avrebbero avuto pieni poteri.

«Non cambiamo idea», ripete Matteo Orfini, responsabile cultura. Il filo-Monti Paolo Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni, è sicuro che ci siano i margini per un´iniziativa legislativa di Palazzo Chigi. «E se mette la fiducia il Pdl voterà a favore». Ma se rimane la Gasparri e «Monti subisce il diktat di Berlusconi subirà un ridimensionamento grave. Ci sarà il tana libera tutti, non sarà più credibile. E vincerà il conflitto d´interessi». Detto da chi vorrebbe Monti anche dopo il 2013, è un monito che dipinge un quadro fosco per il futuro dell´esecutivo.

BEAUTY CONTEST E LICENZIAMENTI
Dopo quattro mesi di tregua, è tornato ieri sulla scena il conflitto d´interessi. Non solo per il no di Alfano al vertice di maggioranza. Ieri mattina il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri ha fatto visita a Monti. Il colloquio ha avuto momenti di tensione altissima perché l´azienda del Cavaliere non molla: vuole gratis le nuove frequenze del digitale terrestre.

Che per i conti del Biscione valgono però 250 milioni di euro. Il ministro dello Sviluppo economico ha bloccato il beauty contest deciso dal precedente esecutivo che dava multiplex di reti a Rai e Mediaset. E monti ha confermato la sospensione. La vendetta è arrivata subito. Uscito da Palazzo Chigi, durante un´audizione alla Camera, Confalonieri ha annunciato misure drastiche a Cologno Monzese.

«Se non c´è una ripresa economica e del mercato pubblicitario saremo costretti a licenziare». Ha invocato un aiuto dello Stato e puntato il dito contro le scelte sulle frequenze: «Non sono un regalo». Il beauty contest è il vero convitato di pietra nella discussione sulla Rai. Una materia politica ancor prima che economica. Perché dal 2003 a oggi, seppure in un etere saturo di offerte, il fatturato del mercato televisivo è cresciuto di 2,5 miliardi e Sky ha conquistato fette di mercato.

IL PASSO INDIETRO DEL PDL IN RAI
I berlusconiani annunciano la resistenza anche di fronte all´ipotesi di un semplice rinnovo del cda Rai. Hanno i voti per bloccare l´elezione del presidente che ha bisogno dei due terzi della Vigilanza. Ma se per alcuni Pdl Lorenza Lei è un nome che vale la battaglia finale, Berlusconi è pronto a sacrificarla senza problemi nel caso di uno spiraglio per le frequenze. È pronto a togliere (in parte) le mani dalla tv pubblica. «Che può succedere? Al massimo torneremo ad attaccarla in campagna elettorale come abbiamo fatto nel 2001».

 

MAURIZIO GASPARRI IL PREMIER MARIO MONTI Francesco CaioCLAUDIO CAPPON GIANCARLO LEONEROCCO SABELLI PIER LUIGI BERSANI Lorenza Lei - foto Ansa

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....