BASHAR HA VINTO - IL GASSATORE ASSAD INTERVISTATO DA UNA RIDANCIANA MONICA MAGGIONI: “RISPETTEREMO GLI ACCORDI” (E CHI L’AMMAZZA?)

1. VIDEO - L'INTERVISTA DI MONICA MAGGIONI A BASHAR AL ASSAD PER "RAINEWS 24"

 


2. ASSAD: "SUI GAS RISPETTERÃ’ GLI ACCORDI"
Giordano Stabile per "La Stampa"

Ha anche accennato, per la prima volta dalla scoppio della guerra civile, alla possibilità di dimettersi. «Se servisse a migliorare la situazione». Ma non servirà. Bashar al Assad resta al suo posto. Per lo meno fino alle elezioni presidenziali del prossimo anno, se mai ci saranno. E senza la paura di essere cacciato con la forza.

Dopo di anni di assedio, di disfatte e controffensive, di momenti terribili con i proiettili di mortaio che cadevano nel cortile del palazzo presidenziale, il raiss è apparso tranquillo. Nell'intervista rilasciata al direttore di RaiNews24 Monica Maggioni, era più rilassato che in precedenti colloqui con media occidentali, come con la Cnn, quasi sciolto. La svolta nei rapporti fra Usa e Iran, l'accordo all'Onu per una risoluzione che lo disarma sì del suo arsenale chimico, ma non fa cenno a un suo eventuale sacrificio politico, sono nuove frecce al suo arco, pericoli scampati, se non vittorie nette.

Assad si rivolge all'Occidente, e in particolare all'Europa, visto l'interlocutore. Prima sulle armi chimiche. «Rispetteremo gli accordi - conferma -. E le nostre forze armate, naturalmente, garantiranno l'incolumità agli ispettori Onu che dovranno procedere all'identificazione e alla distruzione delle armi». Il pericolo semmai viene dai «terroristi», cioè l'opposizione armata che controlla vaste aree del Paese, che sono «pronti a porre qualunque ostacolo» per impedire il trasferimento degli stock. Colpa loro, dunque, se non riuscirà a mantenere l'impegno di distruggere l'arsenale entro il 2014.

E colpa dei terroristi sono anche le terribili stragi con i gas, in particolare quella del 21 agosto nel sobborgo di Ghouta a Damasco, che ha portato Assad sull'orlo di essere spazzato via dai raid franco-americani: «L'esercito non ha mai usato armi chimiche - ribatte alle accuse il raiss -. Nessuno può averlo fatto senza il mio consenso, la procedura è molto rigida, le armi sono custodite dalle unità speciali». Dunque i colpevoli sono gli estremisti, le falangi che seguono l'ideologia di Al Qaeda e che hanno «colonizzato l'opposizione», insiste il raiss.

Un mondo lontanissimo dall'Occidente, sottintende. Con cui è impossibile dialogare, anche per noi. Mentre lui, il presidente siriano, può accogliere la giornalista nel salone tappezzato di libri del palazzo, senza imporre veli o altre limitazioni coraniche, indossando un completo all'occidentale. Un interlocutore credibile, come in fondo lo era stato fino al 2011, prima della primavera araba.

Ma le concessioni non sono infinite. Di fronte all'ipotesi di una forza di interposizione, di una missione dei Caschi blu, lo sbarramento è netto: «Non funzionerebbe, questa non è una guerra fra due Stati, non c'è una linea di demarcazione precisa». Sulla conferenza di pace, la Ginevra 2, altri paletti: «Qualunque partito può partecipare, ma non Al Qaeda».

Benvenuto a Ginevra è invece l'Iran. Anche perché il nuovo dialogo con gli americani, «se sono sinceri», porterà a buoni risultati in tutta la regione. Chi non potrà «svolgere un ruolo», nella visione del raiss, è la maggior parte dei Paesi europei: «L'Europa ha tagliato i rapporti e non può parlare di credibilità». Insomma, i giochi saranno condotti da Stati Uniti, Russia e Iran, con lui saldamente in sella. Uno scenario ottimista, dal suo punto di vista, ma a questo punto abbastanza realistico.

 

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