1- IL BLITZ DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE A CORTINA E’ ANCHE UNA RISPOSTA ALLE INTEMERATE DI BEPPE GRILLO E AL FAVORE CHE AVEVA ACCOMPAGNATO GLI ATTENTATI A EQUITALIA 2- IL CAPO DI EQUITALIA ATTILIO BEFERA GONGOLA E RINCARA LA DOSE: “CI SARANNO ALTRI CONTROLLI. IN ITALIA C’È SCARSO SENSO CIVICO E SERVONO MISURE PARTICOLARMENTE FORTI. ALL’ESTERO STRUMENTI COME L’IPOTECA SONO CONSIDERATI BLANDI. ALTROVE IL DOVUTO VIENE DIRETTAMENTE PRESO DAI CONTI BANCARI” 3- E ADESSO GRILLO CHE DIRÀ? CHIAMA ALLA CROCIATA CONTRO GLI AVVISI DI ACCERTAMENTO?

Alessandro Barbera per "La Stampa"

La stima più attendibile «oscilla fra i 120 e i 130 miliardi» di euro l'anno. Una montagna di soldi che da sola basterebbe a coprire l'intera spesa sanitaria e a introdurre il quoziente familiare sul modello francese. Un tasso di evasione enorme, che non ha pari in Europa e contro il quale, fino a vent'anni fa, non c'era governo che tenesse. Non c'erano gli strumenti di oggi e nemmeno la volontà politica. Le polemiche su Equitalia, sugli atti di intimidazione, e sul blitz dell'Agenzia delle Entrate a Cortina, sembrano dire che qualcosa nella macchina dello Stato sta cambiando. Non altrettanto nei comportamenti dei singoli.

Prima di rendere pubblici i risultati dei controlli di Natale nella perla delle Dolomiti il direttore dell'Agenzia delle Entrate ci ha riflettuto a lungo. Le polemiche scatenate da un pezzo della politica l'hanno convinto a procedere. «Spesso le polemiche si fondano su una lettura errata dei numeri», spiega Attilio Befera. «Mi spiace che anche esponenti politici se ne siano fatti portavoce. E' vero, c'erano ottanta funzionari, ma va sottolineato che si è pur sempre trattato di 35 controlli su mille negozi.

E se i controlli li abbiamo fatti lì, non è per un pregiudizio verso qualcuno, ma perché sapevamo, segnalazioni alla mano, a cosa andavamo incontro». Nel caso di Cortina si sussurra siano arrivate anche da personalità istituzionali. L'Agenzia ricorda comunque che di controlli così se ne fanno da tempo. A Cortina sotto Natale come a Porto Cervo in agosto, a Taormina come a Courmayeur, quando gli alberghi sono pieni, non certo quando non c'è nessuno, a novembre o a febbraio. Ed è per lo stesso motivo che in futuro, se necessario, di blitz così «se ne faranno altri».

Fino a dieci anni fa, fino a quando l'Amministrazione fiscale non è stata organizzata in Agenzie, la lotta all'evasione era una parola priva di significato. Solo cinque anni fa la riscossione era affidata a società controllate delle banche. Per dirla con le parole di un predecessore di Befera - Giorgio Benvenuto - «si accertava 100, si riscuoteva cinque e lo Stato per tutto questo pagava nove». Ora invece c'è Equitalia, una macchina da guerra al 100% dello Stato: solo l'anno scorso ha fatto partire 14 milioni di cartelle per contestare multe, bollette, mancati pagamenti Ici e irregolarità di vario tipo.

Forse troppe? Befera scuote la testa. «Gli italiani devono decidere che cosa vogliono. E lo dico a chi, come Beppe Grillo, sull'argomento mi pare in confusione. Perché a parole tutti sono d'accordo a fare la lotta all'evasione, ma solo quando non li riguarda». Una sorta di sindrome Nimby (Not in my backyard, non nel mio giardino) applicata al fisco. «Probabilmente errori ce ne sono stati. E probabilmente in alcuni casi sono state colpite persone in difficoltà economica.

Ma i grandi numeri non cambiano. Capisco che tutto questo avviene in un momento di crisi economica, ma non è una buona ragione per mettere in discussione il nostro lavoro». Per un fenomeno così esteso «servono misure forti». In alcuni casi «particolarmente forti». Le comparazioni fatte dall'Agenzia dicono che all'estero strumenti come l'ipoteca e il fermo amministrativo sono considerati blandi. Altrove il dovuto «viene direttamente preso dai conti bancari».

«Da noi purtroppo non c'è lo stesso senso civico sviluppato in altri Paesi», ammette Befera. «Le ragioni sono molte, e dipende anche dal cattivo rapporto fra cittadini e amministrazione. Ma per migliorare le cose, e migliorarle per tutti, è bene aver chiaro che pagare le tasse non è una facoltà, ma un obbligo di legge. Quale strumento meglio della sanzione può servire a capirlo?». Il capo dell'Agenzia delle Entrate ci tiene a sottolineare che Equitalia «non fa atti discrezionali». Riceve le segnalazioni e procede.

Né - garantisce Befera - il sistema dell'accertamento viola la privacy: «I nuovi dati sensibili affidati a «Serpico» (il supercervellone dell'Agenzia, ndr) verranno gestiti seguendo le indicazioni dell'Autorità e da 4, massimo 5 funzionari». Quando ci sono errori, «l'amministrazione lo riconosce». I numeri in mano all'Agenzia parlano di 55 mila singoli casi nei quali, nel 2011, è stata attivata la procedura di rimborso. Ma «solo per 14 mila di questi gli enti locali, in gran parte Comuni, hanno risposto. Perché il sistema sia più giusto, occorre che tutti facciano la loro parte».

 

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