CONTRO L’ISLAM – BELPIETRO ACCUSA: ‘’SU GRAN PARTE DELLA STAMPA ITALIANA LA PAROLA ISLAM È QUASI SCOMPARSA, INVECE È LA VERA QUESTIONE’’ – “IN NESSUN PAESE ISLAMICO È CONSENTITA LA SATIRA O LA LIBERTÀ DI STAMPA”

VIGNETTA TERRORISTA LEGGE REPUBBLICA BY LIBEROVIGNETTA TERRORISTA LEGGE REPUBBLICA BY LIBERO

Maurizio Belpietro per "Libero Quotidiano"

 

Dopo la strage di Parigi esiste ancora la libertà di stampa? Si può ancora pubblicare oppure no un’opinione anche quando questa è politicamente scorretta? Ieri tutti i quotidiani traboccavano di articoli di fondo inneggianti alla libertà minacciata dall’assassinio a sangue freddo del direttore e dei principali collaboratori di Charlie Hebdo. E però gli stessi quotidiani si guardavano bene dal prendere di petto la questione, preferendo nascondere se non cancellare la parola islam.

 

MAURIZIO 
BELPIETRO
MAURIZIO BELPIETRO

Sulla prima pagina del Corriere per trovarla ci si doveva sottoporre a una vera caccia al tesoro. Il titolo a tutta pagina non parlava di strage islamica o di terrorismo islamico, ma di «Attacco alla libertà. Di tutti». Ah sì? E da parte di chi? Per scoprirlo bisognava leggere il sommario su una colonna: «Al grido di “Allah è grande” tre terroristi assaltano il giornale delle vignette satiriche su Maometto: 12 vittime». Per capire poi che l’islam c’entra qualcosa, l’occhio doveva cascare sull’occhiello sfumato (una colonna) che sovrastava l’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia: «Islam, la vera questione». Ecco, la notizia era lì, nell’occhiello.

 

Ernesto Galli Della Loggia Ernesto Galli Della Loggia

Solo allora si scopriva che l’islam c’entra qualcosa in quello che è accaduto a Parigi, perché Galli della Loggia scriveva che esiste un problema islam, «un insieme di religione, di cultura e storia, riguardante in totale circa un miliardo e mezzo di esseri umani dove nel complesso (nel complesso perché vi sono anche le eccezioni e sarebbe da stupidi ignorarle) vigono regole diverse e perlopiù incompatibili con quelle che vigono in quasi tutte le parti del mondo». Questo è il punto.

 

TAHAR BEN JELLOUN jpegTAHAR BEN JELLOUN jpeg

Ma il Corriere ha pensato bene di nasconderlo il più possibile, titolando sull’11 settembre dell’Europa, di cui peraltro nell’articolo non si fa nemmeno cenno e che comunque sarebbe sbagliato perché l’Europa ha già avuto i suoi 11 settembre con le bombe nel metrò di Londra (52 morti) e sui treni alla stazione di Madrid (191 morti). Non meno faticosa è la ricerca sulla prima pagina di Repubblica della parola islam, quasi che i terroristi fossero dei marziani improvvisamente sbarcati nella redazione di Charlie Hebdo. «Jihad, massacro nel giornale» è il titolo di apertura, mentre nel sottotitolo si racconta di un commando che fa strage al grido di “Allah è grande” e genericamente di terroristi. L’unico accenno all’islam su una colonna, nel titolo che introduce l’articolo di Tahar Ben Jelloun: «L’altro islam è una vittima».

 

charlie hebdo giornalisti uccisicharlie hebdo giornalisti uccisi

Concetto meglio esplicitato nelle pagine interne: «Trucidati i miei fratelli, ma le vere vittime sono gli islamici che vivono in pace». Le vere vittime sono gli islamici che vivono in pace? No, per la verità le vere vittime sono quei dodici tra giornalisti, vignettisti e poliziotti che mercoledì mattina sono stati spediti al creatore.

 

 Tuttavia il pezzo di Tahar Ben Jelloun, oltre a sostenere che gli islamici sono le vere vittime della strage, trova anche un colpevole. Che non è il fondamentalismo religioso (no, ma quando mai si può accusare gli estremisti di essere la causa di quel che è successo?) ma l’ideologia dominante che mette all’indice lo straniero. «Si è fatto commercio con l’odio e la paura, le ossessioni e la crisi d’identità. Si sono presi di mira gli immigrati e l’islam. (…) I musulmani sono stanchi di essere sospettati, ostaggi di una crisi morale e identitaria. (…)E sono le prime vittime di questo terrorismo». Capita l’antifona? I killer non sono il frutto avvelenato dell’islam, sono il prodotto del razzismo dei francesi.

 

lo staff di charlie hebdolo staff di charlie hebdo

Colpa di Marine Le Pen e del suo Front National se qualcuno spara: invece di lavorare mano nella mano con i musulmani si ostinano ad insistere con discorsi sull’identità, sulle radici cristiane, etc. etc. Colpa di Michel Houellebecq e del suo libro che immagina una Francia sottomessa all’islam e pronostica un presidente della République musulmano. Tralascio il resto della stampa che scrive di sangue sulla libertà o di attacco al cuore dell’Europa, tutta timorosa di sollevare la questione principale, ovvero un’intolleranza religiosa che è incompatibile con la libertà che gli stessi organi di stampa dicono di voler difendere.

 

la redazione di charlie hebdola redazione di charlie hebdo

Cari crociati delle belle parole, il tema vero di cui non volete parlare per paura o convenienza è l’islam. È inutile scrivere di un attacco alla libertà di stampa senza dire che in nessun Paese islamico è consentita la satira o la libertà di stampa. Che senso ha scrivere che non bisognava lasciare sole le voci e le matite di Charlie Hebdo, che non si deve cedere al terrorismo, se poi non si hanno la rabbia e l’orgoglio di dire che li hanno uccisi perché - giusto o sbagliato - hanno fatto qualcosa che nel mondo islamico è vietato: ironizzare sul profeta e sull’islam?

 

la finestra di charlie hebdola finestra di charlie hebdo

 I nostri giornali traboccano di vignette che irridono il papa e rappresentano Cristo sulla croce, ma ieri la maggior parte delle testate giornalistiche (non solo italiane) si è tenuta prudentemente alla larga dalle vignette più scandalose di Charlie Hebdo , espungendo la parola islam dalle prime pagine. Inutile dunque produrre fiumi di parole se poi, per viltà, non si ha il coraggio di dire le cose come stanno ma anzi le si nasconde sotto fiumi di chiacchiere politicamente corrette. Altro che attacco alla libertà. Così i terroristi hanno già vinto.

 

PS. Ad alcuni simpatici frequentatori della Rete e dei social network non è piaciuto il nostro titolo di ieri e si sono augurati che qualcuno faccia visita presto alla redazione di Libero così come i due fratelli franco-algerini l’hanno fatta alla redazione di Charlie Hebdo. Come volevasi dimostrare: parlare di islam è vietato. 

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!

roberto tomasi – andrea valeri blackstone – gianluca ricci macquarie – scannapieco – salvini autostrade

DAGOREPORT - DUE VISIONI CONTRAPPOSTE SUL FUTURO DI AUTOSTRADE PER L’ITALIA (ASPI) SI SONO CONFRONTATE AL CDA DI QUESTA MATTINA. DA UNA PARTE CDP (51%), DALL’ALTRA I FONDI BLACKSTONE (24,5%) E MACQUARIE (24,5%). IN BALLO, UN PIANO CHE HA COME PRIORITÀ LA MESSA IN SICUREZZA DELLA RETE AUTOSTRADALE. ALLA RICHIESTA DEI DUE FONDI DI VARARE UN SOSTANZIOSO AUMENTO DELLE TARIFFE, CHE PORTEREBBERO A UNA IMPENNATA DEI PREZZI SU OGNI GENERE DI MERCI E UN TRACOLLO DI CONSENSO PER IL GOVERNO MELONI, OGGI IN CDA CDP HA RISPOSTO CON UN CALCIONE DECIDENDO CHE NON SARANNO PIÙ DISTRIBUITI DIVIDENDI PARI AL 100% DELL’UTILE: PER L'ESERCIO 2024 SI LIMITERANNO AL 60% - CHE FINE FARA' IL CEO ROBERTO TOMASI?