INCAPACI AL GOVERNO - BELPIETRO: ''CONTE E COMPAGNI HANNO AFFRONTATO L'EMERGENZA CON UN PRESSAPPOCHISMO SCONCERTANTE. GIUSEPPI SI DICE 'STUPITO' MA ABBIAMO UN NUMERO SUFFICIENTE DI MASCHERINE E GUANTI? C' È UN'ADEGUATA PRODUZIONE DI DISINFETTANTI? E SE SI DECIDESSE DI CHIUDERE I LUOGHI PUBBLICI, SUPERMERCATI COMPRESI, COME SAREBBE POSSIBILE ALIMENTARE LE PERSONE IN QUARANTENA? APPENA FINISCE L'ALLARME È NECESSARIO MANDARLI A CASA''
Maurizio Belpietro per “la Verità”
Se non ci fosse un' emergenza da contrastare, bisognerebbe dire a Giuseppe Conte di fare in fretta le valigie, perché il pressappochismo con cui ha affrontato l' epidemia che rischia di cambiare il mondo, mandando in pensione la globalizzazione e modificando i rapporti economici mondiali, dimostra che non ci si improvvisa capo del governo. Non basta avere una laurea in giurisprudenza, essere stato nominato docente in una commissione in cui c' è anche il vicino di studio e sostenere di avere vinto in tribunale il 99 per cento delle cause.
La differenza fra un professore e un politico vero la si coglie nell' ora più buia, quando servono l' intuito, il coraggio e soprattutto la capacità di decidere, anche quando la decisione è impopolare o avversata dal calcolo politico immediato. Sì, la diversità tra uno statista e uno statale, nel senso di funzionario dello Stato come un insegnante d' università è a tutti gli effetti, sta proprio in questo, nella capacità di affrontare situazioni complesse e di difficile soluzione. Cioè proprio ciò che noi oggi abbiamo davanti.
Il governo, invece, ha affrontato l' emergenza del coronavirus con totale incapacità e una faciloneria raramente riscontrata. Conte e compagni si sono beati di essere stati i primi a chiudere i collegamenti diretti Roma-Pechino, ma poi, spaventati dalle reazioni della Cina e sollecitati dalle pressioni del Quirinale, hanno aperto su tutto il resto, controlli e quarantena compresi.
Ho parlato ieri con un docente universitario che opera nel campo sanitario in uno dei centri di eccellenza del Paese, il quale senza giri di parole ha ammesso che la situazione è sfuggita di mano.
Per giorni abbiamo sentito dire che l' Italia aveva adottato le misure più rigorose e dunque non c' era da preoccuparsi, evitando inutili allarmismi. In realtà il messaggio che veniva dato a chiunque rientrasse dalla Cina, e dunque fosse potenzialmente stato esposto al contagio, era di regolarsi come meglio credeva. Per giorni si è spacciata come sensata la misura dell' auto quarantena, quasi che fosse sufficiente rinchiudersi per qualche giorno in casa, lasciando liberi di circolare i famigliari del possibile contagiato.
Nessuno ha controllato gli arrivi e le frequentazioni di chi poteva essere stato a contatto con persone malate. Il risultato è che oggi l' Italia è il Paese occidentale con il maggior numero di malati da coronavirus, il terzo nel mondo, in pochi giorni l' aumento dei contagiati sta crescendo a ritmi esponenziali (siamo oltre 150) e il nostro premier, mentre nessuno ancora sa spiegare come il virus sia arrivato, chi sia il paziente zero, se il focolaio sia partito dal lodigiano o dal Veneto, riconosce di essere «sorpreso».
Grazie all' impreparazione dell' avvocato (pentito) del popolo, non sappiamo niente. E grazie al fatto che il commissario all' emergenza sia un signore con un curriculum da revisore dei conti, non conosciamo neppure di quali mezzi sanitari disponiamo per fronteggiare l' allarme.
GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
Abbiamo un numero sufficiente di mascherine per proteggerci? C' è un' adeguata produzione di disinfettanti? I guanti che devono impedire di contagiarsi sono disponibili? E se si decidesse di chiudere i luoghi pubblici, supermercati compresi, come sarebbe possibile alimentare le persone in quarantena?
Quanti sono i posti letto disponibili per gli infettati? E di medici in grado di combattere il virus, quanti ne abbiamo?
Sì, grazie all' impreparazione di questo governo oggi, quasi tutte le domande che le persone si fanno nel chiuso delle loro case cadono nel vuoto, perché nessuno è in grado di rispondere.
Dicevamo che non è il momento di mandare a quel Paese Conte e compagni perché in emergenza non ci si può permettere un Paese senza un governo, con una campagna elettorale e le elezioni alle porte. Ora serve impegnarsi per evitare il peggio e dunque è necessario mettere da parte ogni polemica su chi ci guida e sugli errori e la sicumera mostrata nei giorni passati di fronte al virus. Ci auguriamo che questo momento venga superato in fretta e senza danni, anche se temiamo che così non sarà.
il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 6il centro di milano durante l'emergenza coronavirus 3
Passato tutto, però, sarà il caso di riflettere su una classe politica improvvisata e cialtrona, che in due anni ha saputo solo precipitarci di emergenza in emergenza, da quella del lavoro a quella della salute. Delle chiacchiere con la pochette e dei rottami di una stagione da rottamare che ci tengono in ostaggio francamente ne abbiamo fin sopra la testa. E prima o poi sarà il momento di cominciare la disinfestazione.