boschi renzi pier luigi pierluigi

L’IMBOSCATO - BELPIETRO: “SOSTENENDO LA TESI DELL'ATTACCO POLITICO SU BANCA ETRURIA, RENZI HA EVITATO DI RISPONDERE SU ALCUNI PASSAGGI CHIAVE DELLA VICENDA. IL PRIMO È LA NOMINA DEL PADRE DELLA BOSCHI, SOTTO INCHIESTA PER ESTORSIONE, ALLA CARICA DI VICEPRESIDENTE…”

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”

BELPIETROBELPIETRO

 

Nessuno si aspettava che ieri il governo cadesse sul caso Etruria. Come avevamo scritto mercoledì, la vittoria di Matteo Renzi era nei fatti, anzi nei numeri. Non fossero bastati i voti del Pd e dei suoi alleati erano pronti quelli di Denis Verdini e dei cosiddetti "tosiani", ovvero degli ex leghisti vicini al sindaco di Verona.

 

renzi boschi banca etruriarenzi boschi banca etruria

Tuttavia, pur immaginando l'esito della mozione di sfiducia e non attendendoci dunque alcuna sorpresa dalla seduta di Palazzo Madama, per lo meno pensavamo che il presidente del Consiglio avrebbe cercato di fornire una spiegazione plausibile di quel che è accaduto nella banca di Arezzo di cui era vicepresidente il padre del ministro Maria Elena Boschi. Al contrario, il premier si è sottratto a qualsiasi chiarimento, evitando con accuratezza di approfondire i passaggi che hanno prodotto il crac dell' istituto toscano.

 

La sua è stata una difesa generica dell' operato del governo, senza entrare nel merito, senza illustrare le ragioni che hanno spinto ad agire con ritardo nel commissariare la Popolare, senza spendere una sola parola sulla speculazione seguita al decreto di Palazzo Chigi, senza soprattutto fare alcun cenno al coinvolgimento di massoni e personaggi equivoci nell' operazione di salvataggio dell' Etruria.

 

renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici mieirenzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei

Silenzio su tutto. Renzi ha negato l' esistenza di un conflitto di interessi del governo o di alcuni suoi rappresentanti e si è detto orgoglioso del decreto che ha reso carta straccia le azioni e le obbligazioni subordinate in mano ai risparmiatori. Dopo di che si è "imboscato". La sua è stata una fuga di fronte alla richiesta di chiarezza che proveniva dall' aula del Senato. Un tentativo di sfuggire alla realtà, ignorando i passaggi chiave che hanno portato al fallimento della banca. Per il presidente del Consiglio si è parlato troppo di questo caso.

 

PIER LUIGI BOSCHI FLAVIO CARBONIPIER LUIGI BOSCHI FLAVIO CARBONI

Invece di contare il numero di crediti concessi a persone dubbie, il premier si è preso la briga di calcolare quanti articoli siano usciti sulla stampa italiana a proposito del crac della Popolare. E invece di rendersi conto che la richiesta di chiarezza non proveniva solo da un ramo del Parlamento ma da una larga fetta dell' opinione pubblica, rappresentata dalla stampa, Renzi ha preferito credere che gli articoli - 1.889 secondo il capo del governo - fossero frutto di una strumentalizzazione preordinata.

 

La verità è che sostenendo la tesi dell' attacco politico, Renzi ha evitato di rispondere su alcuni passaggi chiave della vicenda. Il primo è senza dubbio la nomina dello stesso padre del ministro Boschi alla carica di vicepresidente. L' imprenditore in quel periodo era sotto inchiesta per estorsione, aveva pagato una multa per evasione dell' Iva ed era stato multato dalla Banca d' Italia per la mala gestione dell' Etruria, ma nonostante ciò fu eletto al vertice della banca.

 

pier luigi   boschipier luigi boschi

Guarda caso dopo appena un mese dalla nomina della figlia a ministro delle Riforme. Nessuno sapeva niente delle vicende imbarazzanti di papà Boschi? Perché Bankitalia accettò che dei dirigenti appena multati avessero addirittura maggior potere in consiglio?

 

Secondo passaggio. Dal 4 aprile 2014, cioè da quando divenne vicepresidente, Pierluigi Boschi insieme con il nuovo presidente iniziò una girandola di incontri con Flavio Carboni e altri massoni per trovare ad Etruria un direttore e un acquirente. Nel frattempo la banca però sprofondava, tanto che negli ultimi mesi del 2014 gran parte del patrimonio fu dilapidato.

 

Nessuno si accorse che la banca filava dritta al fallimento? Un istituto che - come ha ricordato ieri il premier - era quotato? E le autorità di vigilanza dov' erano mentre i funzionari di Etruria sollecitavano i risparmiatori a investire sui loro titoli? Terzo passaggio.

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

 

A fine gennaio, quando ormai la Popolare era sull'orlo del crac, il governo inserì la banca di Arezzo tra quelle da trasformare in Spa, una misura cui seguì una speculazione in Borsa che portò il titolo a guadagnare il 68 per cento. Peccato che appena dieci giorni dopo, Banca d' Italia chiese il commissariamento dell' istituto, richiesta accordata a tempo di record dal governo.

 

Possibile che Palazzo Chigi non fosse informato delle condizioni in cui versava l'Etruria? Si può credere che abbia fatto una riforma delle Popolari all' insaputa della Banca d' Italia? E si può immaginare che Banca d' Italia abbia taciuto all' esecutivo e al ministero dell' Economia che da almeno un anno considerava irreversibili le condizioni dell' istituto?

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  9protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 9

 

Ultimo passaggio rimasto senza risposta. A settembre, quando Etruria è già commissariata, il governo recepisce le norme europee sui fallimenti delle banche. Ma nel decreto una manina aggiunge una clausola che impedisce ai creditori di rivalersi sui vecchi amministratori, clausola che nelle norme Ue non c' è. Chi ha messo quelle paroline e perché?

 

Tutto ciò è rimasto senza risposta, perché Renzi ha preferito sorvolare sui passaggi più imbarazzanti della vicenda. Per tale motivo è sempre più urgente una commissione d' inchiesta parlamentare. Il premier l' aveva promessa, poi però ha preferito dedicarsi alle unioni gay, nella speranza di imboscare il caso e augurandosi che l' opinione pubblica dimenticasse. Per quanto ci riguarda sarà nostra cura evitare imboscamenti, ricordando agli italiani i lati oscuri della faccenda.

 

protesta dei risparmiatori davanti banca etruria  8protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 8

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…