IL QUIRINAL TANGO DEL CAV - CONTROMOSSA DI BERLUSCONI CHE CHIUDE ALL’IPOTESI DI PRODI AL COLLE - ULTIMATUM DI FITTO: L’INCUBO DI UNA PATTUGLIA DI FRANCHI TIRATORI PRONTI AD AFFOSSARE RIFORME E PATTO DEL NAZARENO
1. QUIRINALE, PRONTA LA FRONDA (E I FRANCHI TIRATORI?) DI FITTO
Ugo Magri per “la Stampa”
Nervi tesi nel partito berlusconiano. Dove il capo della dissidenza, Fitto, fa pervenire ad Arcore una sorta di ultimatum: se le candidature per il Quirinale non verranno preventivamente discusse e concordate insieme, allora i fittiani si regoleranno a modo loro. Cioè infischiandosene delle indicazioni ufficiali o degli accordi tra Berlusconi e Renzi.
L’area che fa riferimento all’ex ministro pugliese conta su una quarantina di voti, un terzo dei grandi elettori «azzurri». Temono che il Cav si acconci a eleggere un Capo dello Stato pronto a sciogliere le Camere su richiesta del premier. Hanno letto in questa chiave un’intervista del consigliere politico Toti su «Corsera» di ieri, salutata da un vespaio di polemiche. Minzolini il critico più feroce: «Toti ripete gli stessi errori del passato. Ma perseverare è diabolico...».
2. LE MOSSE DEL CENTRODESTRA
Francesco Cramer per “il Giornale”
raffaele fitto silvio berlusconi
Berlusconi per ben due volte in due giorni corre a smentire la ricostruzione di Repubblica secondo la quale proprio il Cavaliere sarebbe disposto a votare Prodi al Colle. La prima con una nota ufficiale, la seconda con un'intervista al Corriere della Sera del consigliere politico Giovanni Toti che ad Arcore è di casa. Toti lo dice chiaro e tondo: «Prodi? Non mi pare possa corrispondere all'identikit di presidente della Repubblica che serve al Paese».
Se non c'è un veto per un personaggio «che provenga dalla sinistra», questo non vuol dire che il Professore vada bene. Anzi. Serve invece «una figura imparziale, un vero arbitro che non parteggi per una delle due squadre in campo - dice Toti -, un personaggio autorevole in grado di rappresentare una risposta credibile alla crisi che vive il Paese».
Di nomi, a parte indirettamente quello di Prodi, non se ne fanno e non se ne vogliono fare per non «bruciare» i papabili ma è evidente che si stia cercando un personaggio su cui far convergere i voti. Anche perché altrimenti si rischieranno votazioni fiume, visto che il Pd - questa la convinzione di Berlusconi - «è spaccato e la minoranza dem è pronta a vendicarsi per quanto ha fatto e sta facendo Renzi».
«Forza Italia è il partito meno diviso di tutti: il Pd ha guai ben peggiori mentre il M5S si sta sfaldando», giura Toti. Tuttavia, proprio la sua intervista riaccende le polemiche tra gli azzurri. Soprattutto per un passaggio su Fitto, anima critica dei berlusconiani e autore del «gran rifiuto».
Berlusconi gli aveva offerto la candidatura a governatore della Puglia ma lui aveva risposto picche in più occasioni: «Non mi candido. Non è questo il modo con cui si scelgono i cavalli giusti ma è con le primarie», aveva risposto freddo. Ebbene, Toti è ritornato alla carica chiedendo a Fitto un ripensamento. Sono gli uomini vicini all'europarlamentare a rispondere: «Si insiste su Fitto solo per eliminarlo dalla scena nazionale», dice Bianconi.
Ma anche Rocco Palese, Nuccio Altieri, Augusto Minzolini e Roberto Marti attaccano Toti: «Sul Quirinale sbaglia nell'analisi e nei modi», dicono alle agenzie di stampa. Un modo per rendere evidente che le questioni sollevate da Fitto (primarie, rilancio del partito e opposizione più netta a Renzi) non sono affatto superate con un paio di incontri. E l'incubo di una valanga di franchi tiratori (sia del Pd sia di Fi) per affossare riforme e patto del Nazareno torna a farsi concreto.
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