FINITO IL VENTENNIO A COLORI, BERLUSCONI CHIUDE I CONTI CON GLI EX NEMICI - FINISCE A TARALLUCCI E VINO ANCHE CON DI PIETRO: IL CAV PAGA E EVITA LA QUERELA PER AVER DETTO CHE L’EX PM SI LAUREÒ GRAZIE AI SERVIZI
Alessandro Fulloni per “Corriere.it”
DI PIETRO E BERLUSCONI CHIACCHIERANO A MONTECITORIO
«Di Pietro si è laureato grazie ai servizi». 26 marzo 2008, comizio a Viterbo per le elezioni politiche imminenti. Silvio Berlusconi arringò così la folla intervenuta per ascoltarlo. Saputo di quelle parole, l’ex pm querelò senza esitazioni. Adesso una transazione davanti al giudice di pace ha posto fine - come racconta il sito www.tusciaweb.eu - all’iter giudiziario che ha visto pareri importanti, prima della Cassazione prima e poi della Consulta attivata per un conflitto di attribuzione. Non è dato sapere a quanto ammonti la cifra.
Che però, quale che sia, ha tutta l’aria di aver chiuso una guerra epocale tra l’ex premier e l’ex pm di Mani Pulite. Conflitto cominciato nel 1994 - l’anno dell’avviso di garanzia al G8 con il sostituto che nella stanza del procuratore capo di Milano Borrelli gridò: «io a quello lo sfascio» - e terminato, appunto, in un’aula di pace a Viterbo dopo un accordo tra Niccolò Ghedini, l’avvocato di Berlusconi, e Maria Raffaella Talotta, legale dell’ex leader Idv.
Berlusconi e Di Pietro a colloquio
«DI PIETRO HA MANDATO IN GALERA ITALIANI SENZA PROVE»
A Viterbo Berlusconi si scagliò contro Di Pietro «laureato grazie ai servizi, perché non è possibile che l’abbia presa uno che parla così l’italiano». E ancora : l’ex magistrato «rappresenta il peggio del peggio, perché ha mandato in galera gli italiani senza prove».
Da qui la denuncia. E l’inizio di una lunga serie di ricorsi. In un primo momento - spiega a Corriere.it l’avvocato Talotta - il giudice di pace aveva prosciolto il leader Fi. Il presupposto era che l’allora parlamentare avesse pronunciato quelle parole protetto dallo scudo dell’insindacabilità previsto dall’articolo 68 della Costituzione: nessun membro delle Camere può essere chiamato a rispondere delle opinioni espresse nell’esercizio delle loro funzioni.
LA CONSULTA ANNULLA LO «SCUDO» CONCESSO DALLA CAMERA
Invece Cassazione prima e Corte Costituzionale poi (quest’ultima chiamata a risolvere sul conflitto di attribuzione attivato dalla Procura di Viterbo su istanza dell’avvocato Talotta) ribaltano il quadro iniziale. Intanto la Suprema Corte annulla la sentenza. E subito dopo la Consulta annulla la delibera con la quale la Camera dei deputati aveva concesso la «blindatura» a Berlusconi. Niente guarentigia: quelle parole vennero pronunciate in campagna elettorale. Poi la firma della transazione. Chissà se sarà pace duratura.
Berlusconi saluta dopo il comizio