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BERLUSCONI STA UCCIDENDO “FORZA ITALIA”: IL CAV NON VUOLE FARSI DA PARTE E I MAGGIORENTI HANNO GIA’ LA VALIGIA IN MANO - LA PRIMA CALAMITA E’ TOTI, CHE ASPETTA SOLO CHE SALVINI ROMPA CON IL M5S - LA SECONDA E’ CALENDA, CHE VUOLE UN CONTENITORE ANTI-POPULISTA, CON CIÒ CHE RESTA DEL PD - IL PROGETTO È ALLO STADIO EMBRIONALE, EPPURE I DIRIGENTI "AZZURRI" CI PENSANO, CON L'INCORAGGIAMENTO DI GIANNI LETTA
Ugo Magri per “la Stampa”
silvio berlusconi borsalino giovanni toti 3
L'unica certezza è che, «per adesso», Forza Italia si oppone. Il voto contrario in Senato verrà ribadito oggi alla Camera sull'onda del disgusto per i toni «giustizialisti» del premier. Si racconta che, ai più coraggiosi tra i suoi, Berlusconi abbia dato licenza di picchiare duro. Però a esporsi saranno davvero in pochi, magari il solo Brunetta, perché tutti sanno che Silvio gioca su più tavoli, promette guerra e nello tempo ha le tivù da difendere, dice peste e corna di Salvini ma se quello gli rende astutamente visita (come due giorni da) lui se ne sente lusingato e rinfodera gli artigli.
Perfino dai più stretti collaboratori, il Cav viene descritto come «indeciso a tutto», capace soltanto di ritardare qualunque scelta, sul governo Conte e non solo. Addirittura, è in forse la sua voglia di continuare a combattere o, per la precisione, questa voglia è intermittente, va e viene a seconda degli umori.
Testimonia chi gli sta vicino: «C'è il momento in cui l'uomo sembra pronto a fare una rivoluzione per rilanciare il partito, e quello in cui manderebbe tutti al diavolo per godersi la vita; oscilla tra la giusta voglia di mettere in piedi qualcosa che gli sopravviva, e la constatazione che "tanto non c'è nessuno in grado di sostituirmi, meglio lasciar perdere"; se parla con Salvini, ci dice "facciamo il partito unico con la Lega", salvo poi un minuto dopo immaginarsi alla testa di un fronte repubblicano anti-populista. E avanti così».
Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse
IL CANE DELL' ORTOLANO
L' altro giorno il Cav era innamorato delle «comunità azzurre» che dovrebbero dare nuova linfa al berlusconismo. Ci avevano già provato con poco successo (ma tanta spesa) i circoli della Brambilla, i club di Fiori, le Scuole del pensiero liberale, i Difensori del voto e l'Esercito di Silvio. Perché accanirsi?
Difatti, altri pensano che nell'epoca dei «social media», con Di Maio e Salvini perennemente online, anche l'ottantaduenne Berlusconi dovrebbe mettersi a sparare video su YouTube, altro che quel flop di messaggio in cui sere fa rievocava la discesa in campo del '94, cioè nel Pleistocene. Il guaio è che, in attesa di ritirarsi (o di imparare a twittare), Berlusconi fa da tappo, blocca il ricambio. Come il cane dell'ortolano, non si nutre di insalata ma impedisce agli altri di cibarsene. Così Forza Italia rischia la diaspora.
luigi di maio e matteo salvini
Non c'è solo la Mussolini con le valigie in mano. Si racconta di senatori e deputati a frotte che sarebbero già passati con la Lega se da quelle parti non li avessero respinti peggio dei clandestini. Salvini mira a cannibalizzare Forza Italia, per cui poco gli interessano le cariatidi senza seguito, molto lo attraggono invece gli amministratori locali con tanti voti.
LE DUE SIRENE
Chi l'ha ben compreso è il governatore della Liguria, Giovanni Toti. Proprio lui, spesso accusato di intelligenza col nemico, sta cercando di evitare il fuggi-fuggi verso la Lega di quanti hanno presa sul territorio. Obiettivo: mettere insieme una forza credibile, capace di trattare con Salvini il giorno che Matteo (presto o tardi, ma inevitabilmente) romperà coi Cinque stelle. Il piano di Toti passa per qualche iniziativa da avviare subito, prima dell'estate, perché Forza Italia sta perdendo un punto al mese e, di questo passo, morirà dissanguata.
Si parla di convention a settembre per chiedere primarie o, perlomeno, uno straccio di democrazia interna. Ma non è l'unica sirena. L'altra calamita è quella di Carlo Calenda, che propugna un nucleo di resistenza liberale e anti-populista, nel segno dell' Europa. Per far fronte contro Salvini con ciò che resta del Pd. Il progetto è allo stadio embrionale, eppure svariati dirigenti «azzurri» ci stanno pensando, pur senza dirlo pubblicamente. E con il benevolo incoraggiamento di Gianni Letta.