vladimir putin joe biden

ORMAI PER VINCERE A PUTIN BASTA SOPRAVVIVERE - CON LE SUE DICHIARAZIONI SU “MAD VLAD”, BIDEN SI E’ INFILATO IN UNA TRAPPOLA: A QUESTO PUNTO LA SOLA VITTORIA PER GLI STATI UNITI (E PER L’UCRAINA) È LA DISINTEGRAZIONE DELLA RUSSIA O LA RIMOZIONE DI PUTIN - IL PARADOSSO E’ CHE GRAZIE ALL’INTRANSIGENZA AMERICANA, A PUTIN PER SBANDIERARE LA VITTORIA BASTA RESISTERE ALL'ASSALTO RESTANDO VIVO E AL POTERE – PER L’EUROPA INVECE L’OBIETTIVO È MINIMO: LA FINE DELLE SANZIONI. MA CHI CONVINCE “SLEEPY JOE” E ZELENSKY AD ACCETTARE LA SCONFITTA?

Domenico Quirico per “la Stampa”

 

VLADIMIR PUTIN JOE BIDEN - ILLUSTRAZIONE TPI

È vero: la guerra ahimè! È chiarezza, e la politica frustrazione. E spesso chi ha vinto la prima perde perché non sa giocare altrettanto bene le carte, imprevedibili e confuse, della seconda. Chi decide di giocare l'azzardo supremo deve sapere che la guerra ha i suoi ritmi. Le grandi vittorie campali sono importanti, ma non bastano. Bisogna coronare l'opera privando il nemico dei mezzi materiali e degli uomini necessari per cercare la rivincita. E soprattutto occorre completare la vittoria con un accordo per regolare il mondo del dopoguerra; che inevitabilmente non può esser più quello che esisteva al momento in cui tutto è iniziato. La guerra distrugge e si accanisce anche contro ciò che è immateriale, anche le aspettative e le speranze, e calpesta tutto con le sue ruvide suole.

 

PUTIN BIDEN

La guerra resta un gioco di azzardo con una posta molto, molto alta, non ci sono certezze. Anche se hai fondato, da uomo di occulti e temerari progetti, il tentativo su basi solide resta sempre un rischio elevato di perder tutto perché non è un certificato di deposito bancario in cui sai che ci sono comunque tassi di garanzia.

 

Guardate i russi: con elaborata disonestà dell'anima hanno scatenato l'invasione dell'Ucraina puntando sulla strategia «shock and awe», sorpresa e terrore. Volevano scopiazzare gli americani facendo una guerra bibliograficamente complessa, che non è la loro, basata sulla lentezza, la distruzione sistematica, l'impiego del peso quasi fisico della loro potenza per schiacciare l'avversario soffocandolo.

 

putin zelensky biden

Così la guerra si è prolungata ed è diventata sempre più complicata, costringendoli a ritornare dopo aver patito gravi insuccessi alla callida ferocia della loro tecnica tradizionale: e con questa da consumati e secolari ingegneri di forche vinceranno schiacciando l'Ucraina. A meno che gli Stati Uniti non scendano direttamente in campo.

 

Superata la sorpresa iniziale ognuno delle parti in guerra tende inevitabilmente ad aumentare l'entità del proprio investimento, il nudo cinismo della forza, e cala la volontà di rassegnarsi a cedere. La mossa che si riteneva decisiva, per entrambi, penosamente si rivela solo il primo segmento di apertura del gioco.

 

vladimir putin joe biden ginevra

Proviamo ad analizzare ad esempio un elemento fondamentale, ovvero quale siano le condizioni della vittoria, ora, per ognuno dei contendenti che sono ben diversi da quelli di due mesi fa. Senza dimenticare gli attori che, almeno dal punto di vista dell'impegno diretto sul campo di battaglia, amano farsi considerare esterni, cioè gli Stati Uniti e i loro volenterosi clienti Inghilterra, Polonia e Baltici. Senza dimenticare gli europei, in ordine molto sparso, sempre più sparso, perenni prigionieri dell'età della coscienza infelice, e dispostissimi se la Storia lo concedesse loro, di ripetere in eterno il gesto di Pilato.

 

Biden Putin

Come sempre a proporre una logica cartesiana (li aiuta il fatto che a rischiare la testa sono loro, non gli Alleati blateranti, la possibilità di morire rende la Logica feconda) e soprattutto a dire le cose senza ipocrisie, sono gli ucraini.

 

L'analisi acuminata è quella di Kirill Budanov, capo del Kgb militare ucraino. La fine della guerra per Kiev si fissa in due possibilità di vittoria, entrambi radicali e coincidenti: «La disintegrazione della Russia o la rimozione di Putin con una sopravvivenza relativa della Russia»'. Ben detto, senza astuzie di intrichi verbali. Coincide esattamente con quella che è diventata la vittoria minima per americani ed inglesi.

putin biden

 

Qualsiasi finale con risultati inferiori sarebbe peggio che un secondo Afghanistan: perché Putin è una pedina che vale molto di più del mullah Baradar. Sono stati gli Stati Uniti che nel corso di questi 70 giorni metodicamente, con vagiti di guerra totale, hanno indicato i limiti rigidi ed estremi entro cui si fissa la loro possibile vittoria: ovvero spezzare le reni alla Russia come aggressore bulemico e incorreggibile e cacciare Putin e la sua cricca dal potere. Pur sapendo che la guerra, impietosa, premia il realismo e dissolve i sogni.

 

Biden e i suoi avventurosi consiglieri si sono da soli infilati in trappola puntando non a una battaglia, ma a un'esecuzione. Ora salvare l'Ucraina perfino nella sua unità territoriale prima del 2014 non è più la vittoria.

vladimir putin con il presidente svizzero guy parmelin

Tutto ciò che è inferiore alla distruzione militare della Russia e alla fine del suo regime tirannico equivale a una bruciante sconfitta.

 

Gli ucraini possono essere soddisfatti. Hanno meticolosamente lavorato per portare i loro alleati più volenterosi e maneschi, passo dopo passo, a queste condizioni estreme e inaggirabili di vittoria. Che coincidono perfettamente con quanto esigono, e con ragione, per ripagarsi delle perdite sanguinose e dei danni immensi dell'aggressione: riconquista dei territori perduti e la eliminazione per lungo tempo della minaccia russa.

 

joe biden vladimir putin

Ma c'è, come sempre nella guerra, un effetto eguale e contrario che nasce da ogni mossa di ognuno dei contendenti. Le caratteristiche della vittoria che serve agli americani significa anche che sono cambiate, a favore di Putin, le condizioni di una vittoria russa. All'inizio le smanie putiniane, per non dover ammettere il fallimento dell'aggressione, esigevano di esibire l'occupazione di tutta o gran parte dell'Ucraina e l'umiliante consenso americano a rinegoziare le sfere di influenza nell'Europa centrale. Un azzardo con i germi del disastro. Ora, grazie agli americani, per cogliere la vittoria gli basta resistere all'assalto restando vivo e al potere. La guerra, hegelianamente astuta, si è divertita a scombinare le carte.

 

vladimir putin joe biden

Può sembrare un paradosso. Anche se sul terreno al momento del passaggio da una guerra grossa e spettacolare a un conflitto di trincee, al basso profilo degli ultimi otto anni nel Donbass, le truppe russe fossero inchiodate alla situazione del 24 febbraio ma Putin fosse ancora al Cremlino potrebbe davvero far sfilare trionfalmente le truppe sulla Piazza Rossa.

 

Perché potrebbe vantarsi di aver respinto l'attacco degli americani e di loro 40 alleati, di aver resistito alle sanzioni e al blocco economico del capitalismo plutocratico. Quanto basta per inorgoglire la antica volontà di resistenza russa. Sul piano della propaganda interna vale forse molto più che qualche inutile chilometro di steppa sarmatica.

 

joe biden. vladimir putin

 Le condizioni della vittoria degli europei sono state forse giudiziosamente fissate molto più in basso: la scomparsa di Putin era auspicata ma sempre molto sottovoce, le sanzioni economiche possono sparire rapidamente nel caso di tregua o di un accordo anche al ribasso tra Ucraina e Russia. Il problema è convincere Kiev, e gli americani, ad accettare la sconfitta.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...

steve witkoff marco rubio donald trump

DAGOREPORT: QUANTO DURA TRUMP?FORTI TURBOLENZE ALLA CASA BIANCA: MARCO RUBIO È INCAZZATO NERO PER ESSERE STATO DI FATTO ESAUTORATO, COME SEGRETARIO DI STATO, DA "KING DONALD" DALLE TRATTATIVE CON L'UCRAINA (A RYAD) E LA RUSSIA (A MOSCA) - IL REPUBBLICANO DI ORIGINI CUBANE SI È VISTO SCAVALCARE DA STEVE WITKOFF, UN IMMOBILIARISTA AMICO DI "KING DONALD", E GIA' ACCAREZZA L'IDEA DI DIVENTARE, FRA 4 ANNI, IL DOPO-TRUMP PER I REPUBBLICANI – LA RAGIONE DELLA STRANA PRUDENZA DEL TYCOON ALLA VIGILIA DELLA TELEFONATA CON PUTIN: SI VUOLE PARARE IL CULETTO SE "MAD VLAD" RIFIUTASSE IL CESSATE IL FUOCO (PER LUI SAREBBE UNO SMACCO: ALTRO CHE UOMO FORTE, FAREBBE LA FIGURA DEL ''MAGA''-PIRLA…)

giorgia meloni keir starmer donald trump vignetta giannelli

DAGOREPORT - L’ULTIMA, ENNESIMA E LAMPANTE PROVA DI PARACULISMO POLITICO DI GIORGIA MELONI SI È MATERIALIZZATA IERI AL VERTICE PROMOSSO DAL PREMIER BRITANNICO STARMER - AL TERMINE, COSA HA DETTATO ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' ALLA STAMPA ITALIANA INGINOCCHIATA AI SUOI PIEDI? “NO ALL’INVIO DEI NOSTRI SOLDATI IN UCRAINA” - MA STARMER NON AVEVA MESSO ALL’ORDINE DEL GIORNO L’INVIO “DI UN "DISPIEGAMENTO DI SOLDATI DELLA COALIZIONE" SUL SUOLO UCRAINO (NON TUTTI I "VOLENTEROSI" SONO D'ACCORDO): NE AVEVA PARLATO SOLO IN UNA PROSPETTIVA FUTURA, NELL'EVENTUALITÀ DI UN ACCORDO CON PUTIN PER IL ‘’CESSATE IL FUOCO", IN MODO DA GARANTIRE "UNA PACE SICURA E DURATURA" - MA I NODI STANNO ARRIVANDO AL PETTINE DI GIORGIA: SULLA POSIZIONE DEL GOVERNO ITALIANO AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO DEL 20 E 21 MARZO SULL'UCRAINA, LA PREMIER CERCHIOBOTTISTA STA CONCORDANDO GLI ALLEATI DELLA MAGGIORANZA UNA RISOLUZIONE COMUNE PER IL VOTO CHE L'ATTENDE MARTEDÌ E MERCOLEDÌ IN SENATO E ALLA CAMERA, E TEME CHE AL TRUMPUTINIANO SALVINI SALTI IL GHIRIBIZZO DI NON VOTARE A FAVORE DEL GOVERNO…