IL BLUFF DI MATTEO – OGGI RENZI PROVA A FARE IL DUCETTO PER AGGIRARE L’ISOLAMENTO: HO VINTO IL CONGRESSO E VADO AVANTI. PURE CONTRO LA MINORANZA PD – ALL’ASSEMBLEA DEI CIRCOLI A MILANO PRESENTI ANCHE FRANCESCHINI ED ORLANDO, CHE DOMANI SARA' IN PIAZZA DA PISAPIA. CON LUI ANCHE LA FINOCCHIARO E CUPERLO
Carmelo Lopapa per La Repubblica
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Le conclusioni sono già nel titolo, a sentire i renziani più ortodossi: "Italia 2020". Per dire fin da ora che non si tornerà mai più indietro, non all' Italia dell' Ulivo 2006, per intendersi, quella delle dieci sigle sedute attorno al tavolo. Certo è che nella due giorni di assemblea dei circoli del Pd, che si aprirà oggi in un teatro Milanese, Matteo Renzi non farà alcuna marcia indietro.
«Ascoltiamo tutti, siamo il partito più aperto alla società civile, al rinnovamento, ma non siamo disposti a rinnegare la missione per la quale siamo nati», sarà uno dei punti cruciali del suo intervento di apertura. E con molto probabilità anche di quello di chiusura domani. Parole soppesate alla vigilia, più di quanto non sia stato fatto in altre occasioni. Il momento è delicato. Il sipario scenderà sabato qualche ora prima che a Roma, a Piazza Santi Apostoli, si apra quello sulla manifestazione voluta da Giuliano Pisapia e che battezzerà l' altra anima di un centrosinistra che per ora non c' è.
Scongiurato, almeno coi tempi, l' effetto match. Ma sul piano politico si sentirà eccome. I paletti il segretario Pd li metterà fin da oggi. Col preciso intento di scartare le polemiche, uscire dall' assedio di questi giorni al Nazareno.
Come? Puntando tutto sulla parola d' ordine «futuro, con l' energia dei militanti di tutta Italia», spiega il vicesegretario Maurizio Martina. Un futuro tutto da declinare, a pochi mesi dalle politiche, «e più che con chi, sarà importante il come», è la tesi del segretario. Che non ha intenzione dicono - di ignorare gli appelli, gli inviti che da Romano Prodi a Dario Franceschini (anche lui all' assemblea milanese) sono giunti insistenti nei giorni seguiti alla sconfitta ai ballottaggi.
«Ma bisogna anche rispettare una comunità che ha fatto un congresso, che ha visto la partecipazione di migliaia di persone e poi di milioni di simpatizzanti alle primarie, i quali hanno dato fiducia a un progetto, prima ancora che a una leadership», ripeterà il segretario dem. «E il progetto deve guardare avanti, deve guardare al Paese».
Senza ritorni a un passato che ha dato tanto al centrosinistra, è il concetto, ma che ha avuto anche tanti limiti. A cominciare dalle coalizioni con i loro compromessi. Tradotto sul piano concreto, vuol dire anche se «se qualcuno ci chiederà di abiurare la filosifia del Jobs act o le politiche sull' immigrazione o sulla sicurezza, che col ministro Minniti stiamo portando avanti, allora non siamo d' accordo».
Nessuna chiusura, però, sarà l' altro refrain. «Pronti a discuttere di tutto con chiunque». Ma gli interlocutori principali saranno i pezzi di società civile, per esempio quelli invitati oggi e domani. Come Mauro Berruto, coach della nazionale di Pallavolo chiamato a parlare di "gioco di squadra", o don Luigi Ciotti e Lucia Annibali. Loro con altri per rimarcare «l' impegno civico» del Pd, quello delle "magliette gialle", della rete, delle comunità.
La partita politica, nelle intenzioni di Renzi, è rinviata alla direzione del 10 luglio. Ma la minoranza interna non dà tregua. «Ha preso un po' più di un milione di voti alle primarie, vero, ma alle elezioni ci vanno in 40 milioni», incalza Andrea Orlando, che oggi dovrebbe farsi vedere a Milano prima di spostarsi da Pisapia domani. E come lui Gianni Cuperlo.