BOL-SCIO'! (MA NON SOLO IKSANOV) - PUTIN FA PIAZZA PULITA DEI “BOSS” DELLA CULTURA
PUTIN FA PIAZZA PULITA DEI "BOSS" DELLA CULTURA
Nicola Lombardozzi per "la Repubblica"
Il Cremlino ha detto basta. Troppi scandali, troppi pettegolezzi da cortile attorno a uno dei teatri più famosi del mondo. Dopo dodici anni di potere assoluto e incontrastato, Anatolij Iksanov, direttore del Bolshoj, è stato licenziato con due righe di comunicato ufficiale e destinato a un misterioso nuovo incarico.
Ad affondarlo definitivamente mentre cercava di mantenersi acrobaticamente a galla tra accuse e veleni di ogni genere, è stato probabilmente il clamoroso rifiuto di una stella della danza internazionale come Svetlana Zakharova, che senza preavviso aveva disertato, pochi giorni fa, la prima dell'Evgenij Oneghin, appuntamento tra i più attesi dall'esigente pubblico moscovita.
In pochi hanno espresso solidarietà a Iksanov visto come si era ormai ridotta la reputazione del Bolshoj, dopo le ruberie sul costosissimo restauro, l'attentato con l'acido muriatico al direttore artistico e le rivelazioni incrociate su mille affari loschi dal racket dei bagarini, alla mafia del casting fino alla "escortizzazione" di molte ballerine.
Ma il fatto che il repulisti sia stato deciso direttamente dalla Presidenza crea qualche brivido.
L'operazione Bolshoj fa infatti parte di un'offensiva appena cominciata per riformare un po' tutto il mondo della cultura russa. Eliminare un po' di corruzione, dare un sostanzioso ritocco di immagine, ma contemporaneamente limitare, e di molto l'autonomia, di un mondo che era riuscito fino ad oggi a vivere separatamente dal potere.
Da giorni, ad esempio, docenti universitari e intellettuali gridano al mondo che una riforma, voluta da Putin in persona, sta per cambiare il volto della gloriosa Accademia delle Scienze, fondata da Pietro Il Grande nel 1724, e che aveva goduto di una sua dignitosa parvenza di indipendenza perfino nel periodo sovietico. La nuova legge prevede invece il controllo da parte dello Stato di amministrazione, edifici, proprietà immobiliari.
Le proteste, sparute e ignorate dai giornali, hanno trovato più eco all'estero che in Russia, dove nessuno ha saputo, ad esempio, della solidarietà espressa dall'Accademia dei Lincei. Ma riforma della cultura secondo Putin non finisce qui. Appena la settimana scorsa era stata silurata nientemeno che Irina Antonova, detta "lady di ferro" dei musei. La signora, che pure ha 92 anni, è stata scoperta all'improvviso troppo anziana per dirigere il museo Pushkin di Mosca.
Questo, poco dopo aver avuto uno scontro in tv con Putin riguardo alla gestione delle opere d'arte che la Germania chiede di riavere indietro come bottino di guerra. Durissima e polemica nelle sue posizioni, è stata mandata in pensione d'autorità poco dopo la messa in onda del programma.
E, sovrastato dal licenziamento del direttore del Bolshoj, ieri mattina è passato in secondo piano il licenziamento notificato al professor Boris Saltykov. Dirigeva il Museo Politecnico di Mosca, il più antico museo scientifico del mondo. Da tempo è in progettazione la rivoluzionaria nuova sede progettata dai coniugi Fuksas, ma Saltykov sperava di usare la preziosa sede storica nel cuore di Mosca come dépendance o comunque di sottrarla alle voglie di molti speculatori edilizi pronti ad approfittarne.
Anche per lui, poche righe di comunicazione ufficiale e la generica promessa di un altro incarico. E così pure la cultura, dopo la politica e la finanza, avrà controlli sempre più stretti. Gestiti direttamente dal Cremlino.
irina antonovaputin e la moglie VLADIMIR PUTIN E LYUDMILA ANATOLY IKSANOVSERGEJ FILINSERGEJ FILIN