SAPETE CHI HA ARRESTATO ‘CAPASTORTA’ ZAGARIA? VITTORIO PISANI, LO SBIRRO ANTI-SAVIANO! - EX CAPO DELLA SQUADRA MOBILE PARTENOPEA, È INDAGATO E OGGETTO DI DIVIETO DI DIMORA A NAPOLI PER LE ACCUSE DI UN BOSS PENTITO - DISSE CHE A SAVIANO NON SERVIVA LA SCORTA, E FU LINCIATO MEDIATICAMENTE - PROPRIO IERI IL COMUNE DI DE MAGISTRIS SI È COSTITUITO PARTE CIVILE NEL PROCESSO CONTRO DI LUI - A CASAPESENNA LA GENTE È IN LUTTO! “CON ZAGARIA C’ERANO SOLDI E LAVORO, E ADESSO?”…

1- SE A CASAPESENNA SERVONO NUOVI CITTADINI...
Goffredo Buccini per il "Corriere della Sera"

Capastorta lo sapeva. Quando l'hanno tirato fuori dal bunker di Casapesenna, ha consegnato ai poliziotti una di quelle frasi buone poi per le conferenze stampa: «Sì, lo Stato ha vinto», ha mormorato. Ma nessuno dei presenti si è sentito di escludere che nella sua voce, nella voce da padrino invecchiato di Michele Zagaria, ci fosse una rasoiata beffarda. Mica per nulla. Attorno, i compaesani che l'hanno coperto per anni lo guardavano con rispetto: «'A Maronna ti benedica», gli ha gridato una vecchietta.

Il parroco lo considera in fondo «un parrocchiano come gli altri». E qualcuno si è spinto a parlare di «giorno di lutto», perché «con Michele c'erano i soldi, il lavoro, e adesso?».
Carlo Alberto Dalla Chiesa spiegava che noi batteremo la mafia quando la gente scoprirà che stare dalla parte dello Stato è più conveniente, più facile, meno umiliante. Nei feudi casalesi questa strada pare ancora molto stretta. Le interviste a caldo prese in paese da Corriere.Tv ci restituiscono frasi e immagini che pensavamo cristallizzate nella Corleone degli anni Settanta. Zagaria? «Non lo conosco proprio di faccia...», «non spetta a me di essere contento», «che ne saccio io? So' disgrazie...».

E del resto in queste terre i bandi per i giudici a Santa Maria Capua Vetere vanno deserti, bisogna contare sull'entusiasmo dei giovani tirocinanti. E capita che intere famiglie si dissocino in pubblico dal nipote o dal cugino pentito, vera sciagura da esorcizzare coi manifesti in paese, come fecero mesi fa i parenti di Giuseppe Guerra, ex soldato del clan Setola: «Noi non c'entriamo con lui». A scanso di equivoci e pallottole.

A Casapesenna lo Stato ha vinto, senza se e senza ma: grazie al fegato dei suoi poliziotti e alla tenacia dei suoi magistrati, ha vinto una battaglia contro Capastorta lunga 15 anni di latitanza. Ma per vincere la guerra contro il tumore che lui incarna, ha bisogno del solo esercito davvero decisivo: donne e uomini degni di chiamarsi cittadini italiani.


2- LA VITTORIA DELLO SBIRRO ANTI-SAVIANO CHE HA BEFFATO I PM...
Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo de il Giornale

L'ex capo della Squadra mobile partenopea a cui la procura ha intimato di star lontano da Napoli perché considerato vicino a un boss (pentito) della camorra di Secondigliano, ha beffato gli stessi pm che coordinavano le indagini sul latitante Zagaria andandosi a prendere personalmente il Padrino dei casalesi proprio al confine con la provincia per lui off limits. Vittorio Pisani ha coordinato dal suo esilio romano ogni dettaglio della caccia all'uomo più ricercato d'Italia.

Nottetempo s'è precipitato nei dintorni di Caserta e in mattinata è entrato per primo nel covo di don Michele, che s'è arreso rendendo onore al «nemico». Un eroe in divisa trattato da criminale, Pisani, come i colleghi e carabinieri Ultimo e Mori che catturarono Riina. E non è un caso che a lui, e soltanto a lui, i poliziotti di Napoli per un giorno non più orfani del loro capo, a Casapesenna hanno riservato un'ovazione da brividi che suona come uno schiaffo alle toghe che lo vogliono colluso coi clan.

La «volpe», così era chiamato in codice il più furbo dei casalesi, si nascondeva a casa sua, come ogni buon latitante di spessore. E qui l'ha scovato il più sveglio dei servitori dello Stato spedito dalla procura di Lepore (che oggi gonfia il petto) a un soggiorno obbligato lontano da Napoli con l'accusa di favoreggiamento e rivelazione di segreto.

«Mascariato» dalle dichiarazioni di un pentito, Salvatore Lo Russo, viscido e sgusciante come un'anguilla, soprannominato non a caso «'o capitone». Questa è la bestia che accusa Pisani e che ha convinto la Dda a stilare un «divieto di dimora» che obbliga Pisani a stare alla larga dalla sua città e dai suoi uomini che ieri, in massa, anche con mezzi propri, hanno «espatriato» a Caserta petto in fuori. Quando la faccia terrea di Zagaria vede la luce e incrocia lo sguardo elettrico nei passamontagna dei segugi dello Sco, il «capo» della Mobile (nessuno si sogna di considerarlo un ex) nasconde male la commozione.

In questura, a Caserta, i caroselli a sirene spiegate si fanno per festeggiare e sbeffeggiare il latitante ammanettato in auto. Stavolta no, il tributo è per l'esiliato di Stato che paga anche la scarsa diplomazia. Non tutti sanno, o ricordano, che Pisani venne crocifisso per aver detto che la superstar della legalità di carta, Roberto Saviano, non aveva bisogno della scorta correndo pericoli pari a zero. Lo scorticarono vivo, gli «indignados» dell'antimafia da salotto. Qualcuno gli augurò di fare la stessa (brutta) fine di un altro bravo poliziotto, Bruno Contrada. Gli è andata bene, finora.

II 15 dicembre, il superpoliziotto finirà alla sbarra davanti al giudice che dovrà decidere se rinviarlo a giudizio. E allora saranno già nel dimenticatoio le foto che lo ritraggono vicino a Zagaria e quelle, di qualche mese più vecchie, che lo immortalano accanto ad Antonio Iovine, l'altro grande latitante della camorra casalese. Era il 17 novembre dell'anno scorso, quando Pisani strinse le manette ai polsi del «ninno». Tre giorni dopo, tornò a Caserta e con le ruspe andò a scavare sotto un negozio.

Era convinto di trovarci Zagaria. Il titolare della boutique se la prese con la polizia e fece sapere che avrebbe richiesto il risarcimento dei danni. Pisani era andato a botta sicura. Non si dava pace, e ieri ha capito perché: quel commerciante è il fratello dell'uomo che, fino a ieri, ospitava Zagaria nella sua villa. Il segugio non aveva sbagliato traccia, per questo non aveva smesso di braccarlo. Fino a ieri. E pensare che fino a un mese fa, la Mobile era svantaggiata nelle ricerche.

Il Ros dei carabinieri stava più avanti ma si arrese ai desiderata della procura che in una riunione decise la circolazione delle informazioni per mettere le forze dell'ordine sullo stesso piano. Qualcosa è andato storto, ma guai a parlarne in conferenza stampa, a Napoli. Tutti a prendersi i meriti, tranne Pisani che avrebbe rischiato l'arresto appena messo piede a palazzo di giustizia.

Avrebbero gioito in parecchi a vederlo in ceppi, dai camorristi alla giunta De Magistris, che con un tempismo straordinario ha annunciato d'aver approvato, su proposta dell'ex pm assessore Giuseppe Narducci, la delibera per costituirsi parte civile nel procedimento penale nel quale è imputato anche il cacciatore di latitanti. Questa è l'Italia. Viva Saviano, abbasso Pisani.

 

vittorio pisani VITTORIO PISANI DOPO L ARRESTO DI ZAGARIA VILLETTA DI CASAPESENNA DOVE E STATO ARRESTATO ZAGARIA michele zagaria MICHELE ZAGARIA ARRESTATO LA POLIZIA FESTEGGIA L ARRESTO DI MICHELE ZAGARIA LA POLIZIA FESTEGGIA L ARRESTO DI MICHELE ZAGARIA MICHELE ZAGARIAfoto e identikit del boss Michele Zagaria

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