2011, “GOLPE” INTERNAZIONALE PER CACCIARE BERLUSCONI DA PALAZZO CHIGI – SALLUSTI E BRUNETTA NON SI RASSEGNANO: IL BUNGA BUNGA DOVEVA FINIRE, IL CAV NON SE NEVA E LA DEUTSCHE BANK VENDE L'88 PER CENTO DEI SUOI BOT, PASSANDO DA 8 MILIARDI A 1 MILIARDO

Stefano Zurlo per “Il Giornale

 

RENATO BRUNETTA A BALLARORENATO BRUNETTA A BALLARO

Da domani, in esclusiva con Il Giornale a 4,60 euro, è in edicola Un golpe chiamato rating. Un libro a cura di Alessandro Sallusti, con prefazione dell'ex ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, che smaschera il «grande imbroglio» dello spread: la campagna, orchestrata dall'estero, per depredare politicamente ed economicamente l'Italia. 
 

A tre anni dalla vorticosa bufera del 2011 ancora annaspiamo nelle beghe da cortile e nessuno ha chiesto all'ex segretario al Tesoro Timothy Geithner di dettagliare le sue parole incendiarie. Parole decisive per individuare le linee del complotto che nel 2011, attraverso i rendimenti impazziti dei titoli di Stato italiani, portò alle dimissioni di Silvio Berlusconi.

 

silvio berlusconi inaugura la biennale di antiquariato (8)silvio berlusconi inaugura la biennale di antiquariato (8)

Un complotto - termine sintetico per indicare la convergenza di diversi soggetti - che passò anche dalle agenzie di rating: furono gli arbitri indiscussi della finanza internazionale a dare il colpo di grazia al sistema Italia.

 

L'indagine della Procura di Trani è la scoperta in presa diretta della manipolazione del mercato. Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha letto attentamente le carte dell'inchiesta pugliese ed è stato il primo a sottolinearne l'importanza.

 

L'economista veneziano firma la prefazione al libro, allegato al Giornale di domani, che contiene la requisitoria del pm: Michele Ruggiero cerca di dimostrare come il giudizio delle agenzie, a cominciare da Standard's & Poors, fosse inventato di sana pianta. Quasi la pistola fumante del complotto.
 

barack obama 1barack obama 1

Onorevole Brunetta, questo è il quarto libro che lei dedica alla caduta del Cavaliere. Perché interessarsi anche al lavoro dei pm di Trani?
«Perché la requisitoria, finora inedita, è impressionante. Non c'è un teorema, non ci sono tesi ideologiche, ma fatti a cui è stata applicata un'analisi rigorosa. Secondo il gup che ha disposto il processo per gli imputati c'è l'evidenza della manipolazione del mercato». 
 

Pochi hanno dato peso a questa indagine. 
«Ovvio. Una piccola procura di provincia contro colossi il cui soffio fa traballare il mondo. I giornaloni e le tv hanno trattato la vicenda come qualcosa di velleitario e folcloristico. Chi leggerà la requisitoria vedrà che è materia esplosiva e serissima. Il tema è cruciale per la vita quotidiana della gente, per la nostra democrazia».
 

Sembrano alchimie che capiscono solo gli stregoni della finanza.
«Le agenzie di rating determinano con i loro giudizi sulla solvibilità degli Stati spostamenti immensi di masse monetarie. L'economia di un Paese può crollare o respirare a seconda che S&P o Moody's gli assegnino un più o un meno sulla loro pagella. Il dottor Ruggiero, con una piccola squadra di formidabili tecnici, ha scovato una manipolazione gravissima. Ci sono delle mail che certificano l'inganno premeditato».
 

MERKEL SARKOZYMERKEL SARKOZY

 

Insomma, che lezione trarre da Trani?
«La questione è quella della trasparenza e della democrazia. Chi leggerà il libro imparerà che le agenzie di rating non sono angeli con la tromba che avvisano il popolo dei pericoli. Sono società che hanno azionisti con interessi formidabili nella finanza. E fanno gli interessi dei proprietari».
 

Da Trani agli Usa. Leggo: «Ad un certo punto - scrive Geithner nel suo libro Stress test - in quell'autunno alcuni officials europei ci contattarono per costringere Berlusconi a cedere il potere, volevano che noi rifiutassimo di sostenere i prestiti dell'Fmi all'Italia, fino a quando non se ne fosse andato». 

«Cominciamo col dire che non si tratta di funzionari, come è stato dalle agenzie tradotto quel vocabolo».
 

E chi sono?
«L'identikit mi pare chiaro. Un ministro. Francese. Tedesco. O un commissario Ue. Però qualcuno dovrebbe chiederglielo. È inimmaginabile che la proposta sia arrivata alla Casa Bianca da membri del governo di un piccolo Paese. E men che meno da un burocrate. Ma il dato avvilente è un altro».
 

la cancelliera Merkel col presidente Sarkozy e il premier Monti la cancelliera Merkel col presidente Sarkozy e il premier Monti

Quale?
«Nessuno nel nostro Paese, magistratura e/o politica, ha sentito il bisogno di porre il quesito in modo stringente a Geithner. Eppure conoscere quel nome sarebbe interessante».
 

In Stress test l'ex segretario al Tesoro ricorda che Obama con una frase quasi evangelica su Berlusconi disse: «Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani».
«Appunto. È una rivelazione drammatica, sconvolgente, con quell'immagine forte, quasi cinematografica, del sangue di Berlusconi sulle mani di Obama. Sconvolgente. Non cerchi grandi vecchi o signori misteriosi che si trovano su qualche panfilo, stile Britannia».
 

E cosa dobbiamo aspettarci?
«Semplice. È una storia di soldi e potere. Fra Italia ed Europa nell'arco di pochi mesi».


L'incipit?
«Giugno 2011. La grande crisi arriva in Italia, e comincia a preoccupare anche il Nord Europa. E le banche tedesche sotto pressione si difendono. Cercano di spingere la grande speculazione internazionale verso il club dei paesi mediterranei».
 

MERKEL - MONTI - SARKOZYMERKEL - MONTI - SARKOZY

Verso l'Italia...
«Le banche vendono a precipizio i titoli italiani. La Deutsche Bank riduce la propria esposizione in titoli di Stato italiani dell'88 per cento. Passando da 8 miliardi a 1 miliardo».
Il risultato?
«Il segnale è chiaro: “Non fidatevi del sistema Italia”. E tutti gli investitori internazionali finiscono per ragionare di conseguenza: “Se la Deutsche Bank vende, ci sarà un motivo...”».
 

I parametri sballati della nostra economia?
«Falso. I fondamentali dell'era Berlusconi sono gli stessi del periodo precedente. In quel 2011 non è cambiato nulla. Non c'è motivo che si scateni la tempesta. Nemmeno le divergenze tra Berlusconi e il suo ministro dell'Economia».
 

SARKOZY BERLUSCONI E MERKEL AL G VENTI SARKOZY BERLUSCONI E MERKEL AL G VENTI

Che invece nel giro di pochi mesi travolge il governo...
«Certo, alcune banche tedesche e altri soggetti del mondo finanziario internazionale, venti-trenta al massimo, scommettono sulla perdita di credibilità dell'Italia. E, dunque, sull'aumento dello spread e del rendimento dei nostri titoli. A questo punto comincia la fase due».
 

Politica?
«Sì. L'assalto è doppio. Banche e leader vari. Soldi e potere. I politici arrivano dopo le banche, sfruttando gli eventi e personalizzando quell'apparente perdita di appeal, in realtà un vero e proprio attacco speculativo contro il nostro sistema. Dai fondamentali dell'economia si passa direttamente al Cavaliere. La colpa è sua. È lui la causa dell'innalzamento dello spread. Si sparge la voce, incredibile, che sia lui, il suo governo, il responsabile del disastro in corso».
 

Si capisce che la sinistra abbia utilizzato lo scenario finanziario per dare una spallata al Cavaliere, sulla breccia da tanti anni. Ma la Ue?
«Non sottovaluti la forza di Berlusconi. In quel 2011 il Cavaliere è un outsider di successo. Ha una sua politica estera autonoma, non è irreggimentato, non è inquadrabile. Coltiva una relazione speciale con Putin, sul Nordafrica e sulla Libia ha una visione diversa, quasi alternativa, rispetto a Sarkozy. È l'unico in grado di resistere a lady Merkel».
 

SORRISI DA PARESI PER SARKOZY OBAMA E MERKEL jpegSORRISI DA PARESI PER SARKOZY OBAMA E MERKEL jpeg

E la comunità internazionale si mette d'accordo per fargliela pagare?
«Non immagini uno spartito fumettistico. Certo è che Sarkozy, la Merkel, la sinistra italiana lavorano contro di lui».
E si alleano con le banche.
«Tutti questi soggetti interagiscono fra di loro. Giocano di sponda. Si intrecciano. Con Barroso nel ruolo del servo sciocco dei poteri forti Ue».
 

E arriviamo a Geithner.
«Un attimo. Prima c'è un intervento insieme raffinato e rozzo, scoperto dalla Procura di Trani. E non mi stanco di proclamarne l'importanza clamorosa. Per questo da mesi mi batto perché sia istituita una commissione d'inchiesta».
 

TIMOTHY GEITHNERTIMOTHY GEITHNER

Che di solito non si nega nessuno. Perché il Pd mette i bastoni fra le ruote?
«La loro propaganda ha bisogno, per sostenersi, della damnatio memoriae di Berlusconi e del suo governo. Rivelare che non era così, che sono stati abbattuti perché difendevano l'Italia, non fa il loro gioco.

 

Hanno paura che sollevando il coperchio delle cose oscure salti fuori il diavolo e li accusi. O forse sono grati agli autori coscienti e incoscienti di quel golpe del 2011. E per riconoscenza vogliono occultare tutto. In fondo costoro hanno creato la comoda strada extrademocratica su cui è arrivato a cavallo Renzi con i suoi fiorentini».

 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…