RENATO NON MOLLA! BRUNETTA VS FELTRI, TERZO ROUND: "E' PASSATO DA DA COE-RENZA A COE-RENZI" - E RICORDA TUTTE LE RIGHE SCRITTE DA FELTRI CONTRO IL REFERENDUM - QUAND'ERA AL GIORNALE LO CRITICAVA, OGGI A LIBERO LO SOSTIENE - EPPURE, FINO A POCHI GIORNI FA GIUDICAVA LE RIFORME DI RENZI "UN LABIRINTO DI IDIOZIE"
Caro Dago,
la faccenda si fa noiosa. Triste lo era di già. A Vittorio Feltri risponderò con parole che dovrebbero essergli familiari, le sue: “Non è vero che le riforme in esame aboliscano il bicameralismo perfetto (…). Si limitano a complicarne la struttura, a renderla un labirinto di idiozie”.
Poi oltre: “Domanda, che senso ha chiedere un parere alla gente sulla base di interrogativi che essa non è in grado di decriptare? (…) Trattasi di imbroglio, altro che democrazia trasparente”. Finale: “Al referendum confermativo dovremo pronunciarci su un quesito complicato persino per gli esperti. La solita manipolazione per coprire una riforma assurda”.
C’è chi volta gabbana per interesse, chi per sentirsi elogiare, chi per vocazione. Pochi hanno la stoffa per conciliare le tre cose. Feltri di stoffa ne ha, e molta.
Ecco cosa ha scritto Vittorio Feltri, in merito alla riforma Renzi-Boschi, negli ultimi due anni e mezzo:
“SUPERAMENTO DEL SENATO? SUPERAMENTO UN CORNO”
Il Giornale – 7 aprile 2014
“Solo gli ingenui s’illudono che il sistema istituzionale sia davvero sul punto di rinnovarsi, adeguandosi alle attuali esigenze. Cominciamo col dire che la soppressione delle province è una finzione, visto che il personale di questi enti continuerà a percepire la paga. Cosicché i costi gestionali non diminuiranno. (…) Passiamo al superamento del Senato. Superamento un corno. Anche in questo caso gli organici pletorici e costosissimi dipendenti non saranno sfoltiti. Palazzo Madama seguiterà pertanto a essere uno stipendificio di lusso”.
“SUPERAMENTO DEL SENATO E’ FINITO NEL DIMENTICATOIO”
Il Giornale – 25 maggio 2014
Le riforme di Renzi “hanno dovuto fare i conti con l’andatura lumachesca dei nostri apparati istituzionali, cosicché sono o abortite o rimaste chiuse in un cassetto: la legge elettorale dorme, il superamento del Senato è finito nel dimenticatoio, la legge sul lavoro è un vomitivo, l’abolizione delle provincie è stata una boutade (eufemismo di presa per il culo). Sul tavolo riformista spiccano solamente 80 euro e la tassa sulla casa che cataloghiamo per gentilezza d’animo ancora alla voce boutade”.
“SENATO TRASFORMATO IN UNA SPECIE DI BAR COMMERCIO”
Il Giornale – 31 luglio 2014
“La battaglia è destinata a diventare sanguinosa con l’avvicinarsi del momento decisivo: quello dell’approvazione di un provvedimento costituzionale che decreterà l’abolizione del bicameralismo perfetto, mediante la trasformazione del Senato in una specie di bar Commercio, i cui avventori, anziché spendere per bere e mangiare, saranno rimborsati a piè lista. Il lettore dirà: una pacchia. Nossignori. Perché il numero degli aventi diritto a frequentare il club non sarà più di 315 come ora, ma verrà ridotto a 100”.
“HAI CHIUSO UN INGRESSO AL SENATO E NE HAI APERTO UNO ALTERNATIVO”
Il Giornale – 17 settembre 2014
“Quando si è insediato a Palazzo Chigi (Renzi, ndr) era convinto di aver vinto al lotto. Figuriamoci. Era l’inizio delle peggiori tribolazioni. Ancora oggi gli ostacoli maggiori per lui sono domestici. Ogni iniziativa di Matteo in campo legislativo s’infrange sul capoccione dei conservatori democratici (si fa per dire) ovvero i compagni d’antan. Semplice dare addosso al premier: hai nominato ministre un sacco di fighette, quante neanche Berlusconi (noto figologo) era riuscito a esporre in vetrina; hai fatto riforme del cavolo, come quella delle province, che sembra uno scherzo di carnevale; hai chiuso un ingresso al Senato e ne hai aperto uno alternativo; non hai tagliato le spese e ha segato colui che non dovevi segare, Carlo Cottarelli”.
“RIFORME ASSURDE (QUALI QUELLE DELLE PROVINCE E DEL SENATO)”
Il Giornale – 23 marzo 2015
“La sua politica (di Renzi, ndr) è ricca di parole e povera di risultati: riforme assurde (quali quelle delle province e del Senato) e zero interventi in linea con l’annunciata (e tradita) spending review”.
“L’ABOLIZIONE DEL SENATO? E’ UNA PORCATA”
Il Giornale – 5 aprile 2015
“Esaminiamo altre questioni affrontate dal premier al grido: sono risolutive! La legge elettorale, presentata quale panacea, che fine ha fatto, di grazia? Transeat. Veniamo all’abolizione del Senato. D’accordo che è una riforma porcata, ma almeno diteci a che punto è o se l’avete nascosta perché vi riempiva di vergogna”.
“LA RIFORMA DEL SENATO? UNA BOIATA PAZZESCA”
Il Giornale – 23 settembre 2015
“La riforma del Senato (…) la consideriamo una boiata pazzesca, non meritevole di essere presa sul serio”.
“NUOVO SENATO? UN LABIRINTO DI IDIOZIE, RIFORMA ASSURDA”
Il Giornale – 28 aprile 2016
“Domanda: che senso ha chiedere un parere alla gente sulla base di interrogativi che essa non è in grado di decriptare? Trattasi di imbroglio. Altro che democrazia trasparente. (…) Ciascuno di noi voterà sì o no non per convinzione ma per circonvenzione. (…) Per entrare nel merito dei problemi, ci corre l'obbligo di dire: non è vero che le riforme in esame aboliscono il bicameralismo perfetto. Né che aboliscono il Senato stesso, magari lo facessero. Si limitano a complicarne la struttura, a renderla un labirinto di idiozie. Un po' come è successo per le province. (…) Al referendum confermativo dovremo pronunciarci su un quesito complicato persino per gli esperti. La solita manipolazione per coprire una riforma assurda”.
“BASTA UN SI’: E’ LA MIA COE-RENZI”
A maggio 2016 Vittorio Feltri lascia “Il Giornale” e torna a “Libero”. Ecco il contrordine compagni. Da coe-renza Feltri passa a coe-renzi. Il 3 maggio il suo nuovo primo editoriale titola: “Perché penso che Berlusconi sia finito”.
Dieci giorni dopo, il 13 maggio, nuovo deciso intervento: “Schizofrenia politica. Il Cav non può votare contro le sue riforme. Il centrodestra ha votato il Parlamento la nuova Carta. Assurdo rimangiarsi la parola per ripicca contro il premier”.
Quattro giorni dopo, il 17 maggio, Vittorio Feltri diventa il nuovo direttore di Libero. Sostituisce Maurizio Belpietro, estremamente critico nei confronti di Renzi e per il ‘no’ al referendum. Cambia il direttore, cambia la linea editoriale. L’ennesima piroetta di Vittorio Feltri. Basta un sì.
Renato Brunetta