CHE BUFFON-ATA! - CHE FINE HANNO FATTO GLI SCANDALI DEL CALCIOSCOMMESSE? È BASTATO L’UNO A UNO CON LA SPAGNA PER FAR FINIRE TUTTO A TARALLUCCI E VINO - DA MONTI CHE CHIEDEVA LO STOP DEL CAMPIONATO A NAPOLITANO (PIÙ GASATO DI PERTINI) CHE CORRE AD ABBRACCIARE BUFFON NEGLI SPOGLIATOI E CELIA: “DOPO IL PAREGGIO IL PRINCIPE MI HA DETTO ‘FIRMIAMO’? È ANDATA COSÌ MA NON LO DICA” - IL PORTIERONE SE LA RIDE: “NO, NO, SENNÒ CI METTONO DENTRO”…

Eduardo Di Blasi per il "Fatto quotidiano"

"Eccolo qua!". Spogliatoio dell'Arena di Danzica, post partita di Spagna-Italia uno a uno, esordio azzurro all'Europeo di Polonia e Ucraina. Alla guida di una pattuglia istituzionale, il capo dello Stato Giorgio Napolitano si fa largo tra uomini sudati in calzoncini corti, massaggiatori e accompagnatori. Indica il portiere della nazionale Gigi Buffon, finito nel polverone delle scommesse sul calcio: "Eccolo qua", e avanza. Stretta di mano, poi un abbraccio poco istituzionale, con la manona del portiere che cinge da dietro la nuca del presidente della Repubblica.

Segue siparietto dall'argomento scivoloso: il calcioscommesse. "Dopo il gol del pareggio - inizia il presidente - il principe delle Asturie (con cui condivideva la tribuna, presente anche Michel Platini, ndr) mi ha detto ‘firmiamo?'. Alla fine ho detto: ‘È andata così, ma non lo dica che abbiamo firmato'". Si ride. "No, no, sennò ci metton dentro", fa il portiere. Si ride ancora.

Sono passati una manciata di giorni dall'esplosione dell'affaire calcioscommesse, dal mesto ritorno a casa del terzino indagato Domenico Criscito, l'unico calciatore che ha dovuto fare i bagagli dal ritiro della nazionale poche ore prima di partire alla volta di Danzica.

Sono passati anche meno giorni dalle polemiche sul centrale difensivo Leonardo Bonucci, tirato in ballo da Andrea Masiello, ex compagno di squadra all'epoca in cui militavano nel Bari, per una vicenda legata a una partita "aggiustata". Bonucci, anche lui indagato, è arrivato in Polonia senza pagar dazio alle inchieste e l'altra sera il suo problema era rispondere alle accuse di combine, ma marcare Andrès Iniesta.

Eppure quelle inchieste che da Bari, Cremona e Napoli hanno scardinato le porte degli spogliatoi del calcio che conta, hanno sollevato dubbi anche sulla spedizione nell'Est Europa. Il commissario tecnico Cesare Prandelli ha messo sul piatto la stessa partecipazione alla competizione: "Se serve non andiamo agli europei".

L'Italia è andata quindi in campo. Anche se nelle settimane calde dei Mauri e dei Milanetto incarcerati, dei giornali che seguivano le tracce di incontri con slavi, zingari e capi ultras, era stato lo stesso premier tecnico Mario Monti, a suggerire la possibilità di stoppare il calcio "per 2-3 anni". Erano quelli giorni travagliati, ma non lontani. Ne sono passati circa dieci, ad esempio, dall'informativa della finanza che metteva il naso nei contatti considerati degni di attenzione del portiere juventino con una tabaccheria di Parma: scommesse illecite, il sospetto non ancora dimostrato.

È proprio verso di lui, verso il numero uno della nazionale rimasto nella rosa dei convocati con la fascia di capitano ben stretta sull'avambraccio, che Napolitano si dirige nello spogliatoio di Danzica. Scambia due parole con Pirlo e Prandelli, gli viene messo davanti Cassano e concede attenzione anche a lui, ma è a Buffon che si rivolge con maggiore cura.

I due si stimano. Nel novembre 2011, a pochi giorni dalla caduta del governo Berlusconi, ospite al Quirinale con l'intera truppa della nazionale, Buffon aveva parlato pubblicamente, con una specie di groppo in gola dovuto all'emozione, e aveva colpito il capo dello Stato per un discorso che il presidente aveva considerato "politico". Il portiere aveva detto che l'Italia aveva bisogno "di una classe politica coesa, colta e responsabile. E di uno Stato presente. Ci aspettiamo quelle risposte per poter ripartire dopo questi momenti di grandissima difficoltà".

Poi, indicando il presidente, aveva aggiunto: "Lei lo rappresenta, da lei gli italiani vogliono esser rappresentati nella sua figura pulita, trasparente, capace, per riprendersi in questo momento difficile". Per Napolitano erano state parole illuminanti: "Lei è un portiere, ma oggi ha segnato un magnifico gol: le sue sono parole sagge e serie".

Un anno e mezzo dopo, in uno spogliatoio a Danzica, dopo un 1 a 1 con la Spagna, il clima è di maggiore spensieratezza. Buffon prende anche la sua maglia e la dona al capo dello Stato. "Presidente , se la vuole, se gradite, è sudata eh", avverte. Consegna e applauso. "La posso far lavare?". C'è anche il tempo per una massima: "Si dice, ed è abbastanza vero, che nei momenti più difficili si tira fuori qualcosa che altre volte non si vede".

È raro vedere un'autorità dentro uno spogliatoio in un fine partita. In Italia si conta un solo precedente del genere: lo stesso Napolitano, neo eletto al Colle, assieme all'allora ministro dello Sport Giovanna Melandri, corse a festeggiare il mondiale di Berlino 2006. Ora siamo solo alla prima partita dell'Europeo. È un pareggio con la Spagna. Prandelli aveva auspicato prima di partire "un abbraccio" da parte di Napolitano. Il presidente ha abbracciato il figlio prodigo.

 

NAPOLITANO NEL DOPO LA VITTORIA DEL MONDIALE IN GERMANIA jpegLABBRACCIO TRA NAPOLITANO E BUFFON jpegGIGI BUFFONANDREA MASIELLO jpegstefano-mauriomar milanetto

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