BUIO FITTO - NELL’UFFICIO DI PRESIDENZA DI FI LA RESA DEI CONTI TRA IL CAV E IL RAS PUGLIESE - BERLUSCONI GLI CHIEDERA’ DI LASCIARE IL SEGGIO DA DEPUTATO PER INFLIGGERGLI L’ULTIMA UMILIAZIONE” - MA PASCALE-ROSSI-TOTI FARANNO DI TUTTO PER COSTRINGERLO A LASCIARE FARSA ITALIA
LA LOBBY DI FITTO E LA BATTAGLIA PERSA CONTRO IL CAIMANO
Fabrizio d’Esposito per "il Fatto Quotidiano"
A Maglie, che è anche il paese di Aldo Moro, alle Europee Forza Italia ha avuto una percentuale renziana, quasi a toccare il 40 per cento. Ha raccolto, per la precisione, il 37,91 per cento che equivale a 2.745 voti. Di queste schede, la bellezza di 2.343 sono uscite dalle urne con scritto su il nome di Raffaele Fitto, la nuova bestia nera del Condannato dopo la tragica stagione dello scissionista Angelino Alfano. La famiglia di Fitto è di Maglie e ha un dna indelebilmente democristiano.
E se “Angelino” è l’ex delfino di B., sicuramente “Raffaele” è l’ex “protesi”. Silvio Berlusconi dixit nel 2001: “Fitto è bravo, intelligente e concreto. È una mia protesi”. Quasi un profezia multitasking. Le protesi, in Puglia, rimandano non solo a Fitto ma pure a Tarantini, alle tangenti sanitarie, alle escort.
IL NUOVO “ALFANO” E LA RIVALITÀ CON TOTI E DUDÙ
raffaele fitto silvio berlusconi
Le ambizioni di Fitto, ingigantite e rafforzate dal voto europeo (284.547 preferenze personali, Fi al 22,21 per cento nel sud e al 23,52 in Puglia), risalgono all’autunno scorso, quando Alfano andò via e nacque il Nuovo Centrodestra. A capo della corrente dei lealisti fedeli a B., ossia dei falchi dal volto meno impresentabile, l’ex governatore pugliese era convinto di papparsi Forza Italia e di fare il primus inter pares nella rinascita azzurra voluta dal Condannato. Invece spuntò Giovanni Toti, a dicembre, e da allora i lealisti hanno cambiato i connotati.
Opposizione al cerchio magico dell’ex Cavaliere e resa dei conti con Toti alle Europee. Le urne hanno dato ragione a Fitto e così è arrivata la richiesta di fare le primarie per le cariche di partito. Ma Berlusconi non vuole saperne. Forza Italia è l’ultimo scudo rimastogli, da incandidabile decaduto, senza seggio.
IL DOCUMENTO DI VERDINI SU CONGRESSI E PARTITO
Paolo Romani Renato Brunetta Matteo Salvini Giovanni Toti foto Lapresse
Sia B. sabato scorso, sia Toti ieri sul Corsera hanno sconfessato Fitto sulle primarie. Ma lui non molla. Il nuovo duello, faccia a faccia, sarà nell’ufficio di presidenza forzista convocato dopo i ballottaggi. Denis Verdini, che negli ultimi giorni si è riallineato al cerchio magico allontanandosi da Fitto, presenterà d’intesa con Berlusconi un documento che prevede una stagione congressuale di Fi per le cariche interne e le primarie di coalizione per la scelta dei candidati nei prossimi turni elettorali.
Per il momento Fitto fa dire ai suoi che sarà “muro contro muro”. E che in caso di sconfitta “non andremo via come Alfano”. Nel gioco dei veleni e dei retroscena, il sospetto è che la banda dei quattro di Palazzo Grazioli (Pascale e Rossi, Toti e il barboncino Dudù) faccia di tutto per costringere Fitto e i fittiani al passo d’addio.
Mara Carfagna, schierata con l’uomo di Maglie, lo ha denunciato pubblicamente: “Chi è vicino a B. ci calunnia a insaputa dello stesso Berlusconi”. Dato per scontato che “Raffaele” finirà in minoranza, la vera partita è questa: avrà i nervi per resistere alla guerra senza quartiere del cerchio magico?
I FITTIANI DI ROMA E QUELLI DELLA PUGLIA
TORTA DI COMPLEANNO PER BERLUSCONI NITTO PALMA CARFAGNA
Da capo dei lealisti, ai tempi di un’altra feroce guerra, quella alle colombe di Alfano, Fitto vantava su una corposa pattuglia che non voleva confondersi con il plurinquisito Verdini e la Pitonessa Santanchè. Cioè: Gelmini, Nitto Palma, Bondi, Polverini, Bergamini, la già citata Carfagna, Prestigiacomo, Bernini.
Oggi i suoi scudieri sono diminuiti. Gli rimangono Carfagna e Polverini, con l’aggiunta del superfluo Capezzone, del siciliano Romano e del calabrese Galati. Ma la vera forza di Fitto è il controllo del territorio. Il suo talento politico è tipicamente democristiano, a fronte della mancanza di carisma da comizio: gestione del potere, organizzazione e fedeltà degli eletti che rispondono a lui, capacità tattica di manovrare.
CARFAGNA E SANTANCHE A FORTE DE MARMI
Una sorta di partito personale che ha attraversato, nell’ordine: Dc, Cdu, Pdl, Forza Italia. In questo senso può contare sul corregionale Francesco Paolo Sisto, deputato esperto di riforme e leggi ad personam, e soprattutto su una decina di senatori pronti a scatenare l’inferno a suo segnale. L’inferno non accadrà fino in fondo ma è pur sempre una concreta minaccia sospesa sulla testa del Condannato.
L’ULTIMA UMILIAZIONE: ”RAFFAELE VAI A STRASBURGO”
A 44 anni Fitto è già un vecchio della politica. Il papà Salvatore, don Totò, che era presidente della Regione Puglia, morì in un incidente stradale nel 1988, e lui ne prese subito il posto. Una successione forzata e dinastica in stile dc, con voti che si travasano di padre in figlio.
Fitto vanta anche un discreto curriculum di guai giudiziari, in cui spicca una condanna per corruzione in primo grado. A onor del vero, la sua opa su Forza Italia è più in chiave anti-Toti che antiberlusconiana. Ma il Condannato ha già mostrato il pollice verso. Nel prossimo ufficio di presidenza non si accontenterà di batterlo. Vorrà anche umiliarlo: “Caro Raffaele, quando ho detto di sì alla tua candidatura in Europa tu mi hai promesso che farai il parlamentare a Strasburgo, lasciando il seggio di deputato a Roma. Ti chiedo di mantenere la parola data”.
LA LEGGENDA NERA DEL GIOVANE VECCHIO
Daniele Capezzone - Copyright Pizzi
Attorno alla parabola di Fitto, fanno notare attenti forzisti, c’è una leggenda nera, di morte. La sua carriera cominciò il giorno dei funerali del papà quando prese la parola, unico tra i figli, e ne tracciò un ritratto con voce ferma. Un altro lutto decisivo per il suo destino fu quello di Pinuccio Tatarella da Cerignola, l’inventore di An. Tatarella morì nel ’99 e i maligni raccontano che da allora Fitto ebbe spianata la strada in Puglia. Capito Berlusconi?