"SE A LETTA NON STA BENE STARE AL GOVERNO CON LA LEGA, ESCA LUI DAL GOVERNO" - MASSIMO CACCIARI: "LA CARTA DELLE DESTRE EUROSCETTICI? E' UNA MOSSA ELETTORALE DI SALVINI PER CONTRASTARE LA MELONI. NON CREDO CHE ABBIA FIRMATO VOLENTIERI QUEL DOCUMENTO. LA STRUTTURA DELLA LEGA NON È MAI STATA SOVRANISTA - GRILLO E CONTE ARRIVERANNO A UN ACCORDO E PERDERANNO UN PO' DI FACCIA - IUS SOLI E DDL ZAN? LETTA FA BENE A TIRARE FUORI QUESTI TEMI, MA NON PORTERANNO UN VOTO - QUIRINALE? MI AUGURO CHE DRAGHI ARRIVI ALLA SCADENZA DELLA LEGISLATURA E MATTARELLA FACCIA IL BEAU GESTE DI NAPOLITANO, FERMANDOSI ANCORA DUE O TRE ANNI…"
Francesca Schianchi per "la Stampa"
Ci sono due chiavi di lettura della Carta dei valori europei firmata da Matteo Salvini insieme a Giorgia Meloni. Una rivolta all'esterno, spiega il professor Massimo Cacciari, «un gioco politico-strategico» delle destre per cercare di contare di più in vista dei futuri assetti europei, dinanzi alle «sinistre che versano in uno stato pietoso», e una rivolta all'interno, «un gioco tattico-elettorale» del capo leghista per fare concorrenza all'agguerrita leader di Fratelli d' Italia. Un episodio che però, valuta il filosofo, non scalfirà il governo: «Basta che Draghi non ne tenga alcun conto».
matteo salvini e giorgia meloni
All'ombra di una maggioranza così ampia, sono in corso tentativi di posizionamento di «forze politiche con gruppi dirigenti debolissimi e senza radicamento sociale», come denuncia che stia avvenendo sul ddl Zan e come avverrà nel semestre bianco che sta per aprirsi. Ma, prevede Cacciari, non sarà un problema per la navigazione dell'esecutivo: la vera partita sarà all'inizio dell' anno prossimo, con l'elezione del presidente della Repubblica.
massimo cacciari accordi e disaccordi 2
Professore, che impressione le ha fatto questa Dichiarazione sul futuro dell'Europa firmata da 16 partiti europei?
«È un incredibile pasticcio reazionario. Ma anche quando le espressioni sono così misere, occultano problemi reali: l'impotenza crescente della forma Stato e delle nostre democrazie in questo momento, il loro indebolimento rispetto a potenze imperiali vecchie e nuove. Ma è assurdo discuterne dal punto di vista dei principi, va discusso dal punto di vista politico».
Che significato ha dal punto di vista politico?
«C'è una dimensione europea: queste forze politiche hanno bisogno di controbilanciare la potenza democratico-popolare. Mirano a consolidarsi in vista dei cambi alla guida degli organismi europei e per farlo devono coalizzarsi. E questo disegno europeo si sarebbe già realizzato qualche anno fa, se non fosse stata possibile una coalizione tra popolari e socialisti. Con il centrosinistra europeo nelle condizioni in cui versa, il pericolo di un nuovo governo europeo di centrodestra è reale».
GIORGIA MELONI CON MATTEO SALVINI SULLO SFONDO
Poi però c'è una lettura di politica interna, con Salvini che sta nel governo europeista di Draghi ma firma quella Dichiarazione
«Salvini deve contrastare la Meloni e evitare di lasciarle la leadership del centrodestra».
Una scelta quindi strettamente legata alla competizione interna con Fratelli d'Italia?
«È inevitabile. Giorgia Meloni gode di una rendita di opposizione, e obbliga Salvini a tallonarla sul terreno della destra. Non credo nemmeno che Salvini abbia firmato volentieri quel documento».
Giorgetti dicendo sabato che nemmeno aveva letto il testo non dava l'idea di essere molto partecipe della scelta.
«Ma nessuno nella Lega ha protestato, perché capiscono che di fronte alla crescita della Meloni questo gioco è inevitabile».
Letta ha fatto presente che non è compatibile stare con Orban in Europa e con Draghi in Italia: non è d' accordo?
«Ma Letta pensi ai cavoli suoi! Se non gli sta bene stare al governo con un sovranista esca lui dal governo».
E per Draghi non è un problema questo doppio registro?
«Per Draghi è tollerabile tutto: fosse stato per lui, ci sarebbe anche la Meloni al governo. Tutto questo non crea nessuna tensione al governo: basta che Draghi non ne tenga alcun conto».
Lei ci ha mai creduto a una svolta europeista di Salvini?
«Non è una svolta. Tutto dipende dalla fissazione sul personaggio, ma quel che conta sono le strutture: la struttura amministrativa della Lega non è mai stata sovranista. Poi ha trovato un leader che ha portato grandi risultati perché ha capito che a destra c' erano le praterie. Non ci può essere in un grande Paese come l'Italia un governo con gli Orban, e lo sa anche Salvini: ma il suo problema è prendere anche quel settore reazionario. Altrimenti, se la prossima volta la Meloni prende più voti di Salvini, come fanno a non dare a lei la possibilità di formare un governo?».
Secondo lei arriveranno alla federazione o al partito unico di centrodestra?
«Partito o non partito, quel che è certo è che possono muoversi anche divisi, ma colpiranno uniti. A differenza del centrosinistra, che procede diviso e colpisce ancora più diviso. Non faranno nessun partito unico, si inventeranno una federazione o qualcosa per far parlare di sé».
Sulle amministrative però anche loro hanno problemi a trovare i candidati, no?
«Non trovano candidati forti, mentre gli altri non trovano né candidati forti né la possibilità di stare uniti. Candidati forti a fare i sindaci non se ne trovano più: non puoi farlo quando sei il terminale di tutti i disagi di questo mondo, con poteri limitatissimi e stipendi che sono un quarto o un quinto di un deputato».
Gli altri sono Pd e Cinque stelle: come finirà secondo lei lo scontro Grillo-Conte?
«Il M5S è in stato comatoso, ma dal coma ci si può riprendere. Secondo me Grillo e Conte arriveranno a un accordo, ed entrambi perderanno un po' di faccia».
E un po' di elettori?
«Quelli che dovevano perdere li hanno già persi. Non ne perderanno altri se troveranno uno straccio di accordo. Mentre se si dividono, si salvi chi può. Vale anche per il Pd: cosa fa alle amministrative senza accordo coi Cinque stelle? Perde ovunque».
Il Pd ha sbagliato a cercare l' accordo coi Cinque stelle?
«Non è stata una scelta ma uno stato di necessità. Poi il destino lo puoi seguire in modo più intelligente: seguirlo a calci nel sedere non è il modo migliore. Bisognava dare una veste di strategia, una dignità a questo stato di necessità».
Intanto anche in Parlamento si rischiano problemi: sul ddl Zan sta prendendo forma una maggioranza contraria centrodestra-Italia viva
«Renzi ha bisogno di posizionarsi verso il centro, ora che ha abbandonato ogni pretesa di essere un leader di sinistra. È tutta tattica, inutile cercare i valori. Tutti questi sono movimenti interni di forze politiche con gruppi dirigenti debolissimi e senza radicamento sociale che cercano un posizionamento».
Fa bene Letta a puntare su temi come il ddl Zan o lo ius soli?
«Non si fa che dire "dì qualcosa di sinistra", qualcosa doveva pur dire Dopodiché la politica si fa con armi più solide che dire qualcosa, vanno create iniziative, bisogna dare continuità a livello di base. Letta fa bene a tirare fuori questi temi, ma non porteranno un voto solo. Oggi quello che interessa agli italiani è altro: ad esempio come spendere i soldi europei».
Fra un mese parte il semestre bianco: assisteremo ad altri tentativi rumorosi di posizionamento dai partiti?
«Assisteremo a una moltiplicazione di spettacolini, una mini campagna elettorale all'ombra di Draghi, ma senza reali pericoli per il governo. Poi si arriverà all' elezione del Capo dello Stato, e lì vedremo cosa faranno Mattarella e Draghi».
mario draghi all accademia dei lincei
Lei cosa prevede?
«L' unica persona su cui può accordarsi questo Parlamento è Draghi, altrimenti si apre un casino dell' inferno sia sul Quirinale che sulla presidenza del consiglio. Ma se Draghi venisse eletto chi va al suo posto? Diventerebbe molto complicato. Io mi auguro che Draghi arrivi alla scadenza della legislatura e Mattarella faccia il beau geste di Napolitano, fermandosi ancora due o tre anni a fare il nonno della Patria».