SCAPPA MATTEO, “L’ESTABLISHMENT” È CON TE! - I POTERI MARCI SI SONO GIÀ STUFATI DI LETTA-LETTA E DELLA STABILITÀ: CALTAGIRONE, DE BENEDETTI, DELLA VALLE, INTESA, MEDIOBANCA E GENERALI ORA PUNTANO SU RENZI

Claudio Cerasa per il Foglio

Stabilità chi? Se è vero che Matteo Renzi osserva il panorama politico con lo stesso sguardo di un surfista che non vede l'ora di poggiare la tavoletta su un'onda molto alta che potrebbe travolgere, sì, alcuni bagnanti (ciao, Enrico) ma che potrebbe forse lanciare con rapidità il surfista verso un orizzonte di successo, se tutto questo è vero, si può dire che il vento che soffia con maggiore forza sulla superficie dell'acqua, e che rischia appunto di travolgere da un momento all'altro alcuni bagnanti (ciao, Enrico), è generato dallo scontro tra una serie di correnti che hanno un nome preciso e che si ritrovano sotto la categoria di una particolarissima massa d'aria che ha improvvisamente cambiato direzione e che potremmo inquadrare con una definizione semplice: l'establishment.

L'onda al momento è appena visibile ed è solo una increspatura che si intravede laggiù sul confine fra il cielo e il mare. Ma più passano i giorni, più il governo va avanti, più Renzi mostra la punta della sua tavoletta, è più i volti che compongono questa particolarissima massa d'aria prendono coraggio, gonfiano le guance e iniziano a soffiare. E se mettete uno accanto all'altro i volti che - chi più, chi meno - hanno cominciato a soffiare si può capire perché il vento in questione non è un vento come tutti gli altri.

Prendete fiato: Mario Greco (numero uno di Generali), Diego Della Valle (capo della Tod's, azionista di Rcs e Generali), Alberto Nagel (ad di Mediobanca), Jacopo Mazzei (presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo), Gian Maria Gros-Pietro (presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo), Giorgio Squinzi (presidente di Confindustria), Marco Tronchetti Provera (presidente di Pirelli, vicepresidente del cda di Mediobanca), Gianfelice Rocca (Assolombarda), Lorenzo Bini-Smaghi (presidente di Snam), Renato Pagliaro (presidente di Mediobanca), Francesco Gaetano Caltagirone (presidente del gruppo omonimo ed editore del Messaggero), Fabrizio Palenzona (vicepresidente di Unicredit), Andrea Guerra (ad di Luxottica) e ovviamente Carlo De Benedetti (editore del gruppo Espresso).

E la ragione per cui i nomi qui elencati hanno deciso di gonfiare le guance è più o meno per tutti la stessa: questo governo non è il peggio che ci poteva capitare ma dato che Letta non riesce a far viaggiare il paese alla giusta velocità di crociera è arrivato il momento di cambiare aria e di puntare sull'unico politico che potrebbe salire sul surf, prendere il timone e far cambiare rotta all'Italia: Renzi.

Con alcuni di questi nomi (Nagel, Pagliaro, Palenzona, Greco, Caltagirone, Rocca) Renzi ha un rapporto indiretto mediato dai filtri creati dagli amici Marco Carrai e Alberto Bianchi, entrambi punti di riferimento del Rottamatore nel mondo dell'establishment (il primo, tra le tante cose, è consigliere dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze, quarto azionista di Intesa Sanpaolo, il secondo è il tesoriere della fondazione Big Bang di Renzi, e fratello di Francesco Bianchi, capo del Maggio musicale, ex direttore responsabile dello sviluppo strategico in Banca Intesa, fino al 2011 consigliere nel cda di Banca Popolare di Milano).

Con molti altri il rapporto è invece diretto e in diversi casi la richiesta di mettere un punto a questa esperienza di governo - premi il tasto finish, Matteo - il segretario l'ha ricevuta personalmente. E' andata così con Tronchetti Provera (con cui Renzi è andato a colazione la scorsa settimana). E' andata così con De Benedetti (con cui Renzi ha costruito un rapporto cordiale). E' andata così con Della Valle (che dopo un periodo di rapporti burrascosi con Renzi è diventato un sostenitore della linea della rottamazione del governo, e che ogni tanto a Milano, negli uffici della Tod's in Corso Venezia 30, organizza pranzi per il sindaco con alcuni osservatori stranieri).

Ed è andata così, per esempio, anche con Mazzei (che prima di arrivare ai vertici di Intesa è stato presidente dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e che proprio a Firenze ha visto la figlia Violante sposare Bruno Scaroni, figlio di Paolo, ad dell'Eni). Nella grande e intricata geografia dell'establishment italiano - dove anche la Confindustria di Squinzi, ieri a colloquio con Letta, ha mostrato segnali di insofferenza per il governo - si può dire che gli ultimi pezzi da novanta rimasti a sostenere la tesi che cambiare verso a Palazzo Chigi potrebbe essere un azzardo sono influenti ma pochi. C'è Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, sostenitore di Letta.

C'è Giuseppe Guzzetti, classe 1943, presidente della Fondazione Cariplo, che anche per questioni anagrafiche non si può considerare un talebano della rottamazione. C'è, seppur in modo più timido di un tempo, Giovanni Bazoli, capo di Intesa SanPaolo, nella cui banca però cominciano a essere molti i manager contrariati dall'immobilismo lettiano. In Intesa, poi, negli ultimi tempi si sono gonfiate in modo inaspettato le guance di un nome di peso come Gros-Pietro, che oltre a essere presidente del consiglio di gestione della banca è anche consigliere Fiat.

Al Lingotto però l'avanzata di Renzi, seppure sponsorizzata e finanziata da vecchi campioni come Paolo Fresco, che nel 2013 ha versato 50 mila euro alla fondazione renziana Big Bang, viene osservata senza entusiasmi eccessivi, anche perché in questa fase alla casa torinese interessa soprattutto riorganizzare il gruppo (e un governo come quello guidato da Letta viene percepito da Elkann e Marchionne come non ostile all'operazione Fiat-Chrysler).

L'onda descritta è dunque un'onda lontana e per Renzi seducente che al momento si muove sulla linea dell'orizzonte e che aspetta un gesto del surfista per avvicinarsi e tentare una qualche operazione spericolata (il voto, preferibilmente, o quanto meno un cambio al governo). Renzi è lì che aspetta. Aspetta di capire che fine farà la legge elettorale. Aspetta di capire che tempi ci saranno. Aspetta la propria tavoletta.

Con la consapevolezza, però, che questa particolarissima massa d'aria che ha cambiato direzione, e che se ne infischia della parola "stabilità", potrebbe portare il Rottamatore dell'establishment a vedere improvvisamente nell'establishment un buon alleato per rottamare Letta. Chissà.

 

 

Francesco Gaetano Caltagirone Francesco Gaetano Caltagirone francesco gaetano caltagirone con il figlio francesco junior MATTEO RENZIMATTEO RENZI OSPITE DI DARIA BIGNARDImarchionne elkann x CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERAmario greco MARCO TRONCHETTI PROVERA ALBERTO NAGEL E ANDREA BONOMI FOTO BARILLARI ghizzoniGIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTI

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…