1. I SETTE RE DI ROMA SONO DIVENTATI SEI. AL CAMPIDOGLIO ARRIVA IL MIRACOLATO DI GOFFREDONE BETTINI, IGNAZIO MARINO, E PER CALTARICCONE SI PREPARANO TEMPI DURI 2. L'EDITORE DEL ‘’MESSAGGERO’’ ADESSO RIMPIANGE I TRE ARTICOLI DEL SUO GIORNALE CHE HANNO CERCATO DI SPUTTANARE IL CHIRURGO RIDENS DI GENOVA CON LA STORIA DELLE PARCELLE AMERICANE E DI DUE ASSUNZIONI IN NERO ALL’ISMETT DI PALERMO 3. E POI C'E' DA VEDERE COME SI METTERANNO LE COSE IN ACEA DOVE IL CAMPIDOGLIO HA LA MAGGIORANZA E CHE IL NEO SINDACO CERCHERÀ DI METTERE SUL MERCATO

1. DAGOREPORT
I sette re di Roma sono diventati sei. Al Campidoglio arriva il miracolato di Goffredone Bettini, Ignazio Marino, e per Caltariccone si preparano tempi duri.

L'editore del Messaggero adesso rimpiange i tre articoli del suo giornale che hanno cercato di sputtanare il chirurgo di Genova con la storia delle parcelle americane e di due assunzioni in nero. E poi c'e' da vedere come si metteranno le cose in Acea dove il Comune ha la maggioranza e che Marino cercherà di mettere sul mercato.

Non ha creduto in Marino e nemmeno nell'amico Arfio Marchini che adesso dovrà mediare tra il numero uno dei costruttori e l'uomo che ha disintegrato Alemanno.


2. GLI ARTICOLI ANTI-MARINO PUBBLICATI DAL "MESSAGGERO"

Ripresi da Dagospia del 12 maggio 2013
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-dal-messaggero-di-caltariccone-un-violentissimo-uno-due-contro-marino2-il-primo-quotidiano-55626.htm

MARINO, LA FUGA DA PALERMO E LA SCALATA AL CAMPIDOGLIO
Massimo Martinelli per Il Messaggero

Potrebbe essere l'occasione per chiudere un vecchio conto aperto. Oppure per aprirne di nuovi. Perché se Ignazio Marino riuscirà a sedersi sulla poltrona più alta del Campidoglio, dovrà nuovamente guardare negli occhi l'uomo che pochi anni fa modificò il suo curriculum di luminare della medicina, almeno per come era conosciuto negli Stati Uniti.

Lui si chiama Jeffrey Moroff ed è il numero uno della University of Pittsburgh Medical Center, l'ateneo della Pennsylvania in cui Ignazio Marino diventò un luminare della chirurgia dei trapianti. L'Università di Pittsburgh ha una storia che vale la pena di raccontare, perchè oggi ha più di una succursale in Italia.

Già nel 1999 individuò nel bacino del Mediterraneo un potenziale mercato di espansione. C'erano i paesi arabi a due ore di volo, gli sceicchi musulmani con il fegato devastato dall'alcol e l'imbarazzo di non poterlo confessare perchè la loro religione vieta il consumo di alcolici. E già allora, prima dell'11 settembre 2001, la loro presenza nelle cliniche a stelle e strisce non era gradita.

Di qui l'idea della UPMC (la University of Pittsburgh Medical Center) di aprire una testa di ponte in Europa per offrire l'altissima specializzazione americana fuori dai confini degli Usa. Le località candidate erano Malta, oppure Budapest. Ma la Regione Siciliana di Totò Cuffaro si fece avanti per prima. A metà degli anni '90 partì il progetto e l'UPMC mandò i suoi sherpa ad aprire la sede, inizialmente allocata in un padiglione dell'Ospedale Civico di Palermo.

Nacque l'Ismett, acronimo di "Istituto mediterraneo trapianti e terapie ad alta specializzazione", un progetto che coinvolgeva in maniera significativa la Regione Siciliana dal punto di vista economico, che giustificò gli esborsi con la necessità di limitare i viaggi dei siciliani "in continente" per gli interventi delicati.

IL CARDINALE
In breve il timone dell'Ismett fu consegnato a Ignazio Marino, fortemente voluto dal cardinale Pappalardo, che era un amico dei suoi genitori. E poco dopo cominciarono gli attriti e le diatribe nel circoscritto ambiente sanitario palermitano: mentre qualcuno si domandava perchè un uomo di chiesa come Pappalardo appoggiasse una campagna per i trapianti che è da sempre osteggiata dalla chiesa, qualcun altro cominciò a fare i conti in tasca all'Ismett, soprattutto a proposito dei costi per i singoli trapianti.

Nel frattempo, con fondi americani e della Regione Siciliana, l'Ismett aveva cominciato a costruire una propria struttura per affrancarsi dal Civico di Palermo. E Marino era saldamente alla guida dell'Istituto e della sua cassa. Qualcuno lo criticava velatamente: «Ad esempio, Thomas Detre, l'ex rettore dell'università di Pittsburgh e componente del cda Ismett, diceva che più che un grande chirurgo era uno che sapeva vendere molto bene se stesso», ricorda oggi uno dei suoi assistenti dell'epoca.

LO SCEICCO
In ogni caso i risultati di Marino, almeno quelli auspicati dall'UPMC, erano lusinghieri: tutti ricordano lo sfarzo nel quale avvenne il trapianto di fegato di un parente strettissimo del re dell'Arabia Saudita, con un intero piano del lussuoso hotel Villa Igiea di Palermo affittato per due settimane.

La fine di questa avventura siciliana porta la firma dell'uomo che Ignazio Marino potrebbe incontrare adesso indossando la fascia tricolore di sindaco di Roma. Jeffrey Moroff, appunto. Che in qualche modo, nel 2002, certificò la fine del suo rapporto con l'Ismett e con l'università di Pittsburgh, con un carteggio un po' ruvido in cui insinuava persino che avesse potuto gonfiare alcune note spese.

In questi anni Moroff, l'Ismett e l'Università di Pittsburgh hanno allargato il loro orizzonte professionale. Sono arrivati fino a Roma, al Fatebenefratelli; e pochi mesi fa, a gennaio, l'Upmc ha annunciato l'apertura di una sede distaccata presso l'ospedale Villa San Pietro, sulla via Cassia, specializzata nella diagnostica radiologica dei tumori. Anche in questo caso si tratta di prestazioni finanziate dal Servizio sanitario nazionale, che, ovviamente, garantiscono un elevato livello di professionalità.

Sarà dunque inevitabile che l'eventuale neosindaco di Roma e il capo di quella che promette di essere una realtà sanitaria all'avanguardia interloquiscano in maniera costruttiva, almeno per quello che riguarda i finanziamenti pubblici e l'assistenza che potrà essere fornita ai romani.

RIMBORSI
Ecco perché, inevitabilmente, si dovrà chiarire se davvero esisteva un vecchio conto da saldare tra Ignazio Marino e la UPMC. La lettera dell'ateneo tradotta in italiano, diceva testualmente: «L'UPMC ha scoperto che Lei ha presentato la richiesta di rimborso di determinate spese sia all'UPMC di Pittsburgh sia alla sua filiale italiana...Fra le altre irregolarità, abbiamo scoperto dozzine di originali duplicati di ricevute con note scritte da Lei a mano... avendo sinora completato soltanto una revisione parziale dell'ultimo anno fiscale, l'UPMC ha scoperto circa 8 mila dollari in richieste doppie di rimborsi spese. Tutte le richieste di rimborso spese doppie, a parte le più recenti, sono state pagate sia dall'UPMC sia dalla filiale».

Ignazio Marino fornì la sua versione dei fatti. Disse che i rapporti con l'ateneo di Pittsburgh si erano ormai logorati e sulla note spese precisò: «Io gestivo una spesa corrente per venti milioni di dollari annui, dal 1997, e come ad dell'Ismett ero responsabile degli appalti per la costruzione del nuovo ospedale per 102 miliardi di lire. Se in un momento di evidente tensione tra me e l'Upmc, dovuto al fatto che avevo deciso di andare a lavorare altrove, una revisione della contabilità trova discrepanze per ottomila dollari, beh, che volete che vi dica».

Della vicenda delle presunte note spese gonfiate avevano dato notizia alcuni quotidiani nel 2009, quando Marino si candidò alle primarie del Pd; il senatore presentò una serie di querele per il tono scandalistico con il quale la notizia era stata riportata all'opinione pubblica e nei mesi scorsi il tribunale di Milano gli ha dato ragione, condannando un paio di testate a risarcirlo con circa sessantamila euro, per i toni diffamatori utilizzati negli articoli che lo riguardavano.

Tuttavia neanche questo processo ha risolto il dubbio sull'esistenza delle misteriose note spese duplicate. Perchè a pagina cinque della sentenza del tribunale di Milano numero 9934 del 2012, si legge: «Parte attrice (cioè Ignazio Marino) non ha mai negato l'autenticità della comunicazione del 6 settembre 2002 come non ha mai negato l'effettiva sussistenza di alcune irregolarità amministrative che sono state indicate nelle condizioni economiche dall'università di Pittsburgh».


CASO ISMETT, È POLEMICA SU MARINO - TRA PDL E PD IL DIBATTITO
Mauro Evangelisti per Il Messaggero

Sulla campagna elettorale per il Campidoglio un nuovo caso. Si accende la polemica sulla gestione dell'Ismett, il centro trapianti di Palermo, nato per iniziativa dell'Upmc (University of Pittsburgh Medical Center), che Ignazio Marino gestì dal 1999 al 2002.

Contro il candidato a sindaco del centrosinistra si scaglia Francesco Storace, leader de La Destra: «Ogni giorno Marino impartisce lezioni di etica. Spieghi invece e con chiarezza che cosa ha combinato nella gestione dell'Ismett di Palermo. E questa volta senza le solite minacce di querela. Dica la verità, se ne è capace. Lo deve a milioni di romani che non può querelare».

Aggiunge Vincenzo Piso, parlamentare e coordinatore laziale del Popolo della Libertà: «Ignazio Marino predica la trasparenza, ma il primo ad essere opaco è lui. Infatti, trincerandosi dietro alle velate minacce di diffamazione, non ha mai chiarito le reali motivazioni delle sue precipitose dimissioni dall'Ismett di Palermo e sulle ragioni che le hanno affrettate, portandolo addirittura a lasciare del tutto l'Italia come luogo di lavoro».

Luciano Ciocchetti, candidato a vicesindaco insieme Gianni Alemanno per il centrodestra, osserva: «In nome della trasparenza tanto ostentata da Ignazio Marino, sarebbe opportuno, che lui facesse chiarezza e sgombrasse il campo da ogni dubbio circa la sua precedente esperienza nell'istituto Ismett di Palermo».

LA RISPOSTA
Replica dal Partito democratico, la deputata Ileana Argentin: «Francesco Storace, Vincenzo Piso e Luciano Ciocchetti stiano tranquilli. Anche a loro sarà fornita copia della sentenza di condanna definitiva del Tribunale di Milano comminata agli autori di alcuni articoli per aver fabbricato notizie false sul rapporto tra Marino e l'Ismett ripreso oggi, a distanza di tre anni, dal Messaggero».

Ignazio Marino ieri ha fornito la sua versione dei fatti: «Il Messaggero, circa il mio rapporto con l'Ismett, pubblica notizie false costruite a solo scopo diffamatorio. Il Foglio, Il Giornale, Italia Oggi e Libero sono stati recentemente condannati per aver scritto tali falsità nel 2009. Nel luglio di quell'anno, il giorno dopo il mio annuncio alla candidatura per le primarie del Pd, il Foglio (seguito dalle altre testate poi condannate) scrisse che ero stato licenziato dal centro trapianti Ismett di Palermo, che fondai nel 1999, per aver gonfiato delle note spese per circa seimila euro. Nei giorni successivi a quelle accuse ho pubblicato on line tutti i documenti che provavano la falsità di quanto asserito all'epoca da il Foglio e oggi da Il Messaggero».

Conclusione di Marino: «C'era l'interesse di qualcuno a macchiare ed oscurare la mia candidatura». Una ricostruzione dei fatti però che non convince il centrodestra. A partire dal vicepresidente del consiglio regionale Francesco Storace (La Destra) che insiste: «Alla domanda di verità la sinistra replica con le minacce giudiziarie. Motivo in più per pretendere trasparenza».

 

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