LA CANDIDATURA DI MINNITI È UNA PERFETTA IDEA RENZIANA PER GETTARE IL PARTITO NEL CAOS: ECCO COSA C'È DIETRO - CON QUESTO MARE DI CANDIDATI, ZINGARETTI ALLE PRIMARIE RISCHIEREBBE DI NON PRENDERE IL 50%. E LA PAROLA PASSEREBBE ALL'ASSEMBLEA, DOVE ANCORA REGNA UNA MAGGIORANZA FEDELE A RENZI E DOVE IL PARTITO SI SPACCHEREBBE IN LISTARELLE E VETI INCROCIATI - BOCCIA, NARDELLA, ORLANDO, MARTINA: ECCO CHE SUCCEDE
1.MINNITI CANDIDATO AL CONGRESSO? UN’IDEA DI RENZI PER GETTARE IL PD NEL CAOS
Estratto dall'articolo di Giulio Scranno per www.linkiesta.it
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«Quello che si rischia - ci dice un parlamentare che ha circolato per anni nei piani alti del renzismo - è il caos. Siete davvero sicuri che non sia una cosa cercata?». Ma da chi? «Beh, mi sembra evidente, da Renzi». Il ragionamento è questo: «Senza un candidato forte dell'area di Matteo, Zingaretti stravincerebbe il congresso. Lo sanno tutti, in questo momento non ci sarebbe partita. E allora perché i sindaci renziani, che dicono di muoversi in nome dell'unità, non appoggiano Zingaretti? Se davvero stessero cercando un candidato unitario, perché non scegliere quello che è in campo da sei mesi, che ha un'importante ruolo istituzionale e di governo, che è una delle poche facce vincenti del Pd dopo il 4 marzo? Perché, evidentemente, l'obiettivo è un altro».
L'obiettivo di Renzi, secondo la nostra fonte, sarebbe quello di utilizzare Minniti per sparigliare le carte, per limitare il consenso crescente di Zingaretti e per imbrigliare il Pd. Non tutti sanno, infatti, che il regolamento congressuale del Pd prevede vari passaggi. Il primo sono le cosiddette convenzioni, il voto degli iscritti, che circoscriveranno la corsa ai primi tre candidati usciti dalla partita che si giocherà nei circoli. Poi sarà la volta delle primarie, aperte agli elettori, tra i primi tre.
La scommessa di Renzi è che Zingaretti si fermi sotto il 50%. In questo caso a decidere chi sarà il segretario sarebbe l'Assemblea nazionale, dove scatterebbe la corsa per accaparrarsi il voto di ogni singolo delegato. Tutto questo si tradurrebbe in una sorta di maxi-rissa tra correnti, capi bastone, liste e listarelle che potrebbe portare al collasso.
Questo è ciò che sta cercando di capire Minniti in queste ore. Se davvero questo fosse il quadro, il suo timore di essere un candidato divisivo sarebbe più che giustificato. D'altronde, sia la tempistica che la modalità della lettera dei sindaci per indurlo a prendere una decisione, è una cosa del tutto inusuale, oltre che ai limiti della correttezza politica. Ma in questa fase nulla viene lasciato al caso. Matteo Ricci, sindaco di Pesaro turborenziano e architetto dell'iniziativa, parlava da giorni della necessità di una candidatura unitaria. Il terreno era stato preparato dallo stesso Delrio, che, ancora prima di Ricci, aveva evocato la medesima soluzione per il congresso del Pd.
L'esito di questa operazione, però, rischia invece di acuire ancora di più le divisioni nel Pd. Anche perché è la stessa figura di Minniti a crearne. Orfini e i suoi - che non hanno mai appoggiato le sue politiche sui migranti - sono in fermento. Maurizio Martina - che ancora ieri non escludeva una sua candidatura - è stato colto di sorpresa dalla mossa dei renziani, che negli ultimi giorni avevano lasciato trasparire la possibilità di un appoggio nei suoi confronti, Nicola Zingaretti, che nel weekend raduna i suoi a Roma, non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. Insomma, di unitario, questa candidatura avrebbe ben poco. Renzi lo sa benissimo, Minniti ci sta pensando.
2.ZINGARETTI, L' EX "SOR TENTENNA" LANCIA LA CORSA PER GUIDARE IL PD
Estratto dall'articolo di Fabio Martini per ''la Stampa''
Oramai è diventato l' araba fenice del Pd. Che ci sia, ciascun lo dice, dove sia (e chi esattamente sia), nessun lo sa. In politica da 30 anni, Nicola Zingaretti è sempre rimasto rintanato nella cuccia romana e lontano dai riflettori televisivi, un profilo che da oggi sarà costretto a dismettere. Alla ex Dogana di Roma il Governatore del Lazio lancerà la sua candidatura alla guida del Pd con la Convention di due giorni "Piazza Grande". A chi, nelle settimane scorse, gli suggeriva di uscire dal Raccordo Anulare, lui ha tagliato corto: «No, la facciamo a Roma».
Si sente più sicuro nella sua città, una scelta che i suoi fan escludono sia da attribuire alla proverbiale attitudine del loro Nicola: il deficit di coraggio e di grinta. Una nomea fondata su precedenti che gli hanno guadagnato l' attribuzione di nomignoli spiritosi: "sor Tentenna". O anche "er saponetta".
Piero Fassino, uno dei pochi padri nobili del Pd, si scioglie in un rassicurante sorriso: «Ho parlato con Nicola, gli ho chiesto se stavolta sia determinato ad andare sino in fondo.
nicola zingaretti paolo gentiloni
L' ho visto molto deciso». Ci credono - e ci sperano - quasi tutti coloro che hanno già depositato la loro silenziosa fiche sul suo nome, Paolo Gentiloni, Walter Veltroni, Dario Franceschini, Andrea Orlando. Da 48 ore a turbare l' ascesa di Zingaretti, c' è Marco Minniti, candidato alla guida del Pd da 13 sindaci vicino a Matteo Renzi. Una candidatura insidiosissima per il Governatore del Lazio, anche perché le radici politiche sono le stesse.
Spiega Peppino Caldarola, già direttore dell' Unità: «Strano destino: dopo prediche rottamatrici, due comunisti doc concorrono per un partito che vorrebbe essere il più lontano possibile dal Pci». (...)
3.«IL NUOVO PD CHIEDA SCUSA E APRA A M5S»
Dall'articolo di Tommaso Montesano per ''Libero Quotidiano''
«Più siamo, meglio è», dice Francesco Boccia della possibile candidatura di Marco Minniti alla segreteria del Pd. Mentre l' ex ministro dell' Interno ammette di riflettere «veramente» sulla corsa alla leadership (novità sono attese a breve), il deputato pugliese, tra i primi a scendere in campo in vista delle primarie, è già in clima elettorale: «Ben venga Marco. Più numerosi sono i candidati, più facile sarà evitare la rimozione della sconfitta. Un disastro storico: mai il Pd era sceso al 18%. Serve un confronto vero. Sarà dura, ma la partita è solo all' inizio».
Vuole trasformare il congresso in una resa dei conti?
«Noi dobbiamo fare i conti con la storia di questi anni. In tanti hanno assistito passivamente alla distruzione del partito e del centrosinistra, che come coalizione non c' è più: una disfatta epocale. Servono scelte molto nette, di forte discontinuità con il passato».
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Sta lanciando un ponte verso M5S?
«Non dimentico, ed è emerso in tutte le analisi sui flussi elettorali, che tre milioni e mezzo di elettori del Pd si sono trasferiti nella casa pentastellata».
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La «nuova rotta credibile» del Pd porta verso M5S?
«Io ho una certezza: con Salvini, con la sua idea di Europa, io non ci starò mai. E poiché la legge elettorale proporzionale, in un quadro tripolare, impone le alleanze, se non vado con la Lega devo per forza cercare una convergenza con M5S. È inevitabile.
Non vogliamo andare né con la Lega, né con i grillini? Benissimo, però dobbiamo modificare la legge elettorale e tornare al maggioritario. Questa legge elettorale non l' ho voluta io, ma Matteo Renzi».
4.PD:NARDELLA,MINNITI RENZIANO?UNICO CHE PUÒ BATTERE SALVINI
(ANSA) - "Trovo offensivo considerare Minniti un inseguitore di Salvini. È l'unica figura che può mettere a nudo l'inaffidabilità di Salvini e del suo governo, proprio perché ha dimostrato che argomenti come la legalità e l'immigrazione possono essere affrontati seriamente e con più efficacia anche dalla sinistra". Lo dice, in una intervista al Corriere della Sera, il sindaco di Firenze, Dario Nardella che scende in campo a favore di Minniti segretario.
Le elezioni, spiega, non sono state perse su questi temi, ma "sottovalutando clamorosamente questioni che noi sindaci viviamo ogni giorno con i nostri cittadini". Sul fatto che la sinistra rimproveri a Minniti politiche di destra, Nardella ricorda: "Minniti ha una storia che viene dalla sinistra. Non sarebbe un candidato solitario, ha con sé tanti amministratori e ha saputo meglio di ogni altro coniugare solidarietà con legalità. È con lui ministro che i sindaci hanno messo in campo le migliori esperienze di accoglienza e legalità".
Alla domanda se la sfida tra Zingaretti e Minniti, ritenuto da molti il candidato di Renzi, non rischi di lacerare il Pd, il sindaco di Firenze risponde: "Solo chi non conosce Minniti o chi è in malafede può pensare che sia una operazione renziana. Un confronto tra candidati, se si parla di contenuti e di valori, non è affatto un problema. Anzi".