UFFA, CHE CAOS AGLI UFFIZI! - IL GARANTE BOCCIA LO STOP A PASQUA: “É ILLEGITTIMO” - I 400 LAVORATORI POTREBBERO ESSERE PRECETTATI MA I SINDACATI NON MOLLANO: “RICORREREMO”

FIRENZE GLI UFFIZI FIRENZE GLI UFFIZI

Gianluca Veneziani per “Libero Quotidiano”

 

Non è bastato neppure il parere contrario dell’Autorità di garanzia per gli scioperi a fermare l’assurda protesta pasquale. Ieri il massimo organo di vigilanza sul diritto di sciopero ha definito «illegittimo» lo stop proclamato agli Uffizi per il giorno di Pasqua da Cgil e Uil (attraverso le loro sigle Filcams e Uilcuts), e riguardante 400 lavoratori di Opera Laboratori Fiorentini, la società che offre servizi (dalla biglietteria al bookshop) nei musei statali della città.

 

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La Cgil, tuttavia, ha deciso di andare avanti e, col segretario fiorentino della Filcams Massimiliano Bianchi, ha bocciato come «arrogante la decisione dell’Autorità» e promesso battaglia legale, «per approfondire i contenuti di questa pronuncia, di fronte alla quale non resteremo inerti». La posizione dell’Authority, in realtà, si fonda su almeno tre valide ragioni, che renderebbero incompatibile l’agitazione con la legge sul diritto di sciopero: mancato rispetto della franchigia pasquale, eccessiva durata dell’azione di protesta (che riguarderebbe le giornate del 4 e 5 aprile) e mancato esperimento delle procedure di raffreddamento e conciliazione.

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A ciò si aggiunge l’inadempimento di un «servizio pubblico essenziale», qual è appunto «l’attività legata alla sorveglianza e alla vigilanza dei beni culturali».

 

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Ma i sindacati tirano dritto e continuano a reputare dirimente, per l’eventuale revoca dello sciopero, «l’inserimento della clausola sociale e il mantenimento delle condizioni contrattuali e retributive in base alle quali strutturare le nuove gare d’appalto». Il riferimento è ai bandi pubblici che il Ministero della Cultura ha deciso di aprire per l’assegnamento dei servizi aggiuntivi nei musei statali: con le nuove disposizioni, secondo i sindacati, sarebbero in pericolo sia «gli attuali livelli retributivi e contrattuali» che la cosiddetta «clausola sociale», cioè quella regola che impone alla società vincitrice di una gara l’assorbimento del personale che già lavora nel sito (nel caso dei musei fiorentini, si tratterebbe di alcune centinaia di lavoratori).

 

franceschinifranceschini

Nei giorni scorsi erano arrivate, in proposito, le assicurazioni del ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, che aveva garantito il rispetto della clausola non appena le gare sarebbero state indette (dunque, non prima di settembre). Ma i sindacati volevano di più: «Un interlocutore valido e affidabile, individuato dal sindaco, col quale discutere il loro problema». Di fronte a quell’ennesima pretesa non erano tardate le repliche del primo cittadino di Firenze Dario Nardella (Pd), che aveva considerato un «autogol» la persistente volontà di scioperare, e del ministro Franceschini, che aveva parlato di un gesto di «autolesionismo».

 

In ballo non ci sono infatti solo norme giuridiche da rispettare, ma anche ragioni di opportunità e buon senso, che sconsiglierebbero di tenere chiuso un museo internazionale come gli Uffizi in un periodo di grandissima affluenza turistica, quale la Pasqua. Il danno d’immagine, per la città di Firenze e per l’Italia, potrebbe essere enorme.

dario nardelladario nardella

 

E poi, impedire l’accesso agli Uffizi quel giorno suona come un’offesa alla Bellezza e al Sacro, urtando sia il gusto estetico che il senso religioso dei visitatori: significa negare la possibilità di ammirare i capolavori di un Giovanni Bellini (Compianto sul Cristo morto), le opere di un Marco Palmezzano (Crocifissione di Cristo) o il Crocifisso con storie della Passione e della Redenzione (il più antico dipinto custodito nella Galleria, risalente al XII secolo), che forse - meglio di qualsiasi predica o pagina di Vangelo - sanno raccontare i giorni della morte e della resurrezione di Cristo, aiutando credenti e non a dare un valore aggiunto alla Pasqua. Ma questo alla Cgil non importa granché.

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