L’OSSESSIONE DI INSEGUIRE IL POPUL-FEMMINISMO DELLE QUOTE ROSA, HA SPINTO RENZI NEL TOMBINO: AFFIDA IL PD ALLE “MELANDRINE” SENZA VOTI, S’È INIMICATO EMILIANO E GIUSI NICOLINI CHE NON CORRERANNO ALLE EUROPEE E SCOPRE IL FIANCO A GRILLO

1. GRILLO: NEL PD VELINE - E I CAPOLISTA TRADITI ORA INGUAIANO RENZI
Laura Cesaretti per ‘Il Giornale'

O capolista o niente: la rinuncia alla candidatura alle Europee di due nomi di peso come Michele Emiliano e Giusi Nicolini fa parecchio rumore, nel Partito democratico. E Grillo ne approfitta per lanciare l'ennesima bordata contro l'avversario che lo ossessiona e le sue capolista definite, con scarsa originalità, «veline».

Il sindaco di Bari era andato a letto martedì sera tranquillo di risvegliarsi alla guida delle liste del Sud, anche perché «per un mese e mezzo ho girato l'Italia dicendo che lo avrei fatto, dopo che Renzi me lo aveva chiesto», ai tempi in cui fu necessario che Emiliano rinunciasse a fare il ministro. Ieri, invece, ha rinunciato a fare l'europarlamentare (tenendosi però pronto per la partita del prossimo anno, quando si candiderà a governatore della Puglia). «Renzi», racconta con una punta di sarcasmo, «è specializzato in elettrochoc, alle due di notte mi è arrivato il messaggino che diceva che c'era stato un cambiamento. A questo punto non c'è bisogno che mi candidi».

Anzi, aggiunge con perfida soavità: «Se mi candido sono costretto a togliere voti alle donne, e non voglio». Come dire: le tue capolista me le mangio in un boccone. Bye bye Emiliano: il Pd di Puglia è in subbuglio contro Roma e nel Pd c'è chi è molto preoccupato per la defezione di una macchina da voti come il sindaco, ma non il premier. «La gente voterà Pd perché c'è Renzi, non per gli altri candidati», assicura un fedelissimo.

Anche Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e simbolo dell'emergenza immigrazione, fa un passo indietro dopo che le faide sicule del Pd han fatto finire al suo posto la magistrata ex assessore Chinnici, sconfiggendo la volontà del premier che puntava su Giusi. «Domenica scorsa - racconta Nicolini - dopo lunga riflessione e insistenti inviti, ho accettato di candidarmi come capolista con il Pd. Ho ritenuto che fosse una scelta dal forte valore simbolico, un riconoscimento per Lampedusa e la mia comunità. Ma nella direzione nazionale del Pd sono prevalse altre logiche che privano di significato la mia candidatura».

Riflessione amara sul Pd siciliano, le sue «polemiche interne che non mi appartengono» e le sue guerre per bande che sicuramente avrebbero fatto fuori, col gioco delle preferenze incrociate, una candidatura «anomala» scivolata dal primo al terzo posto.

A Roma, intanto, smaltiscono in silenzio la propria furia il franceschiniano David Sassoli, che era certo di essere capolista e si è visto soppiantare dalla renziana Simona Bonafè, e Guido Milana, europarlamentare uscente fatto fuori dall'asse ex Ppi-dalemiani della Capitale per promuovere al suo posto Enrico Gasbarra, che nelle loro speranze (certo non in quelle di Renzi, però) dovrebbe poi fare il balzo come candidato sindaco di Roma.

Approfittando del caos liste, Grillo prova a picchiare su Renzi col consueto stile, diffondendo un fotomontaggio delle quattro capolista (non la Chinnici, per timore della toga) in déshabillé, con la scritta «Quattro veline e un Gabibbo». Una delle quattro, la giovane Picierno, infilza il vecchio comico via Twitter: «Ci sentiamo il 26 maggio, Beppuzzo. E l'unica (carta) velina che riconoscerai sarà quella utile a asciugarti i lacrimoni».

2. EMILIANO: "LA PICIERNO? PRENDEREI PIÙ VOTI IO" IL SINDACO, NON PIÙ CAPOLISTA, RINUNCIA: VOGLIO AGEVOLARLA
Antonio Pitoni per ‘La Stampa'

Pragmatico come Garibaldi: «Obbedisco!». Diplomatico come Cavour: «Condivido la scelta di Renzi di candidare cinque donne come capolista alle Europee». Anche se a farne le spese è stato proprio lui, il sindaco di Bari, Michele Emiliano. Che il 28 febbraio, con lo stesso «obbedisco», aveva annunciato il suo impegno come numero uno in lista per il Parlamento Ue nelle liste del Pd. E che ora promette di nuovo battaglia. «Ti farò vedere io alle regionali», scrive rispondendo a un utente su «Twitter». Insomma, il guanto di sfida, nella corsa alla carica di governatore della Puglia, è già stato lanciato.

Deluso dal cambio di programma ?
«Renzi ha preso una decisione fenomenale sul piano della comunicazione. Liste allegre, colorate e con giovani capaci di attirare l'attenzione delle loro stesse generazioni di elettori. Condivido il cambio di impostazione che il segretario del Pd ha voluto imprimere alla campagna elettorale».

Lei era tra i favoriti per un incarico da sottosegretario poi il posto da capolista alle Europee dato per certo: saltati sia l'uno che l'altro. Complimenti per il suo fair play...
«Matteo (Renzi, ndr) mi aveva chiamato all'epoca per parlare della possibilità di entrare nella squadra di governo o di aiutare il partito nella causa europea. Concordammo sul fatto che candidare il sindaco di una delle città più efficienti d'Italia, di sicuro tra le più efficienti del Sud, fosse la soluzione migliore nonostante non rientrasse nelle mie idee. Accettai con quell'obbedisco di garibaldina memoria».

E ha obbedito anche ora che Renzi ci ha ripensato?
«Quando il vice segretario del Pd, Debora Serracchiani, mi ha comunicato con un sms il cambio di orientamento mi sono sentito liberato».

Perché non ha accettato di fare il numero due alle spalle di Pina Picierno?
«Perché credo che la mia candidatura, che mi era stata ordinata, sia ormai superflua. Ritengo, invece, più utile sfilarmi per sostenere la Picierno. Con spirito di servizio».

Traduciamo: sta dicendo che avrebbe preso più voti di lei?
«È probabile che sarebbe avvenuto. Ma il punto è che ritengo la questione della parità di genere nelle candidature tanto importante quanto quella meridionale».

E adesso?
«Posso concentrarmi sulla Puglia».

Si candiderà alla presidenza della Regione?
«Voglio dire che mi concentro sulla Puglia».

Ha detto di essersi sentito liberato dal cambio di programma di Renzi...
«Non dovrò più confrontarmi con i grillini e con un esponente di primo piano di FI come Raffaele Fitto. Dover prendere almeno un voto in più degli uni e dell'altro era una grande responsabilità».

È normale apprendere una decisione di questo tipo di notte con un sms?
«Assolutamente sì. Del resto, si trattava di una comunicazione di servizio».

Il Pd pugliese però non l'ha presa affatto bene, al punto da invitarla, polemicamente, a ritirare la sua candidatura...
«Ma dopo quella presa di posizione ho diramato immediatamente una nota per invitare tutti alla calma e a ragionare serenamente per trovare insieme al segretario la soluzione migliore per il Pd, il Sud e l'Italia. E infatti la questione è già stata discussa tra me, Renzi e Guerini».

A proposito del Pd, ora che non è più capolista e neppure candidato non teme contraccolpi elettorali il 25 maggio?
«Da febbraio in poi, migliaia di militanti si sono impegnati senza risparmiarsi per una campagna elettorale che ritenevano, fino a due giorni fa, investisse direttamente la mia persona. E il cambio di programma di sicuro non ha fatto piacere. Ma vista l'ampia maggioranza renziana nel Pd pugliese escludo il rischio di qualsiasi contraccolpo».

Ci metterebbe la mano sul fuoco?
«Guardi, proprio oggi (ieri, ndr) sono a Lecce per partecipare a cinque diverse manifestazioni a sostegno della candidatura di Pina Picierno».

 

 

MICHELE EMILIANO A BARI PER RENZISimona Bonafe Aldo Cazzullo e Simonetta Giordani Simona Bonafe BEPPEGRILLO GRILLO A ROMAPINA PICIERNOALESSANDRA MORETTI

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”