MA È IL PRINCIPE DIMENTICATO O IL RAGAZZO DELLA VIA GLUCK? – CARLO SI RACCONTA A ‘’TIME’’ CON TONI E TEMI ALLA CELENTANO: “NON SOPPORTO DI VEDER SORGERE FABBRICHE CHIMICHE AL POSTO DEI PRATI”

Enrico Franceschini per "La Repubblica"

Ballare con lui è "meglio del sesso": parola di Emma Thompson, l'attrice premio Oscar. Che non si riferisce a un collega di Hollywood, a George Clooney o a Richard Gere, bensì a Sua Altezza il principe Carlo, erede al trono di Gran Bretagna e anche di Australia, Canada, Giamaica e altri dodici paesi del Commonwealth che riconoscono il sovrano britannico come capo di stato.

Immaginarlo come sex symbol è difficile, dopo che da sempre i media lo etichettano come un brutto anatroccolo: stravagante, ridicolo, snob e un po' antipatico. Alcuni lo considerano addirittura il mandante di un presunto complotto per eliminare la sua prima moglie, la principessa Diana.

Perfino suo padre una volta si lasciò scappare: «Non riesco a capire come un uomo possa lasciare Diana per mettersi con Camilla ». Anche per questo molti preferirebbero che rinunciasse al trono, quando morirà sua madre Elisabetta, per lasciare la corona all'assai più amato figlio William.

Eppure Carlo è diverso da come lo si dipinge. E ora che assume alcune delle funzioni della madre (a 87 anni, per la prima volta la regina non presiederà il prossimo summit del Commonwealth, mandando il figlio al suo posto), il principe ha concesso la prima intervista della sua vita, a un giornale americano per di più, forse proprio per scrollarsi di dosso una reputazione immeritata.

Naturalmente quella con il settimanale Time non è un'intervista tradizionale, con domande tipo: cosa pensa di Obama o della guerra in Siria. Un futuro re deve rimanere al di sopra delle parti. Qualcosa di più autentico, tuttavia, trapela lo stesso. Attraverso i commenti dei suoi amici, come l'attrice Emma Thompson («è un uomo spiritosissimo, oltre che sexy»)
o l'ex-vicepresidente americano Al Gore, che lo definisce «fonte di grande ispirazione». Ma anche attraverso le sue stesse parole.

«Sento che è mio dovere preoccuparmi degli altri, di trovare il modo di migliorare le cose, se possibile», dice Carlo a Time. «È una sensazione che ho sempre avuto, fin dai miei più remoti ricordi». Ricorda un consiglio che gli diede tanti anni fa Richard Nixon, essere "una presenza" per la sua nazione, ma obietta: «Per me non era abbastanza».

Parla del suo impegno a favore di un'urbanistica a misura d'uomo: «Semplicemente non sopporto la distruzione dei centri storici, l'abbattimento di intere foreste per veder sorgere fabbriche chimiche al posto dei prati». E dell'altra sua grande passione, la difesa dell'ambiente: «Stiamo distruggendo le possibilità delle prossime generazioni a ritmo sostenuto, senza riconoscere i danni che abbiamo già fatto alla natura e senza tenere a mente che questo è l'unico pianeta in cui esiste la vita».

Mercoledì ha preso parte al battesimo di suo nipote George, il royal baby che un giorno salirà al trono, dopo di lui e dopo William. Carlo respinge a modo suo ogni ipotesi di abdicazione: «Quando cancelli le tradizioni, ti accorgi di quello che valgono», osserva nell'intervista, e per un erede al trono non c'è niente di più tradizionale della linea di successione. Ma non è un conservatore che guarda solo al passato, al contrario, il principe guarda al futuro lontano. La sua gioia principale, a parte quella di avere «una moglie meravigliosa», afferma, è quella di avere un nipote, «è questo che conta nella vita», con una precisazione: «Io mi preoccupo anche dei nipoti degli altri, ma se uno pensa al lungo termine non sempre permette alla gente di capire che cosa veramente lo preoccupa».

A 64 anni, all'età in cui generalmente si sta per andare in pensione, Carlo non ha ancora cominciato il mestiere a cui si prepara da quando è nato: perciò Time lo chiama in copertina "The forgotten prince", il principe dimenticato. Ma se e quando il destino gli permetterà di sedere sul trono, quest'uomo potrà finalmente uscire dalla caricatura in cui lo abbiamo rinchiuso e forse cominciare a sorprenderci.

 

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