LA CASTA DEI GRAN FURBONI – GRAZIE ALLE VECCHIE REGOLE DUE RADICALI CHE HANNO FATTO IL DEPUTATO PER UN GIORNO SI SONO INTASCATI MEZZO MILIONE A TESTA DI PENSIONE – E MOLTI HANNO GUADAGNATO PIÙ DI UN MILIONE CON UNA O DUE LEGISLATURE SULLE SPALLE

Franco Bechis per “Libero Quotidiano

 

Nessuno è riuscito ad arrivare al loro record assoluto. Un giorno solo in Parlamento, e ora già un milione tondo in tasca. Ci sono riusciti due ex deputati radicali: lo storico Pietro Craveri e l’avvocato Luca Boneschi, che a Palazzo ci sono passati come i turisti durante le visite, ma per quell’occhiata data appena a quello che avrebbe potuto essere - e non fu - il loro luogo di lavoro, si sono conquistati grazie alle regole generose dell’epoca il vitalizio per il resto dei loro giorni. Per Craveri un assegno da 2.159 euro al mese, per Boneschi un assegno da 2.204 euro mensili. Il professore si è guadagnato fin qui rispetto ai contributi versati 509mila euro. L’avvocato 495mila euro. In due fanno appunto un milione di euro.

PIERO CRAVERIPIERO CRAVERI

 

E non sono manco soli, perché anche un altro radicale doc come Angelo Pezzana è riuscito a portare a casa un guadagno di 588 mila euro rispetto ai contributi versati per essere stato deputato esclusivamente dal 6 al 14 febbraio del 1979. La breve esperienza fu dovuta alle regole dei radicali, che talvolta diventavano quasi imposizione. Marco Pannella e i vertici del partito avevano scelto di ruotare i loro eletti (lo stesso leader si dimise più volte dopo poco tempo) per dare più spazio possibile in Parlamento ad altri.

 

Ma quella rotazione aveva le sue regole, e talvolta capitava che il primo dei non eletti non fosse il prescelto: gli si chiedeva con insistenza di lasciare subito il posto libero a chi immediatamente seguiva in lista. Fu grazie a uno dei tre ad esempio che divenne per la prima volta parlamentare Peppino Calderisi, che poi avrebbe attraversato la seconda Repubblica con ruoli di primo piano all’interno del centrodestra italiano.

LUCA BONESCHILUCA BONESCHI

 

Fu Italia Oggi a scoprire nel 2007 il caso dei radicali per un giorno che avevano maturato il diritto al vitalizio per tutta la vita. Negli anni Settanta e Ottanta non c’erano regole infatti per maturare la pensione da parlamentare: bastava essere semplicemente eletti per un giorno. Poi, una volta terminato il mandato, gli uffici amministrativi di Camera e Senato scrivevano all’ex facendogli presente che a quel punto avevano maturato il diritto al vitalizio, però era necessario versare l’equivalente di 60.402 euro odierni di contributi per renderlo effettivo.

 

L’offerta era generosa, perché le Camere concedevano 60 rate per saldare il dovuto. Esattamente come se si fosse restati in Parlamento tutta la legislatura. I tre accettarono, versarono e maturarono il diritto al vitalizio. Quando nel 2007 Italia Oggi scoprì che tutti e tre stavano percependo quel vitalizio, esplose il caso e Marco Pannella fece lo gnorri.

 

marco pannellamarco pannella

Scrisse al quotidiano di non avere mai saputo nulla di quei vitalizi radicali, e che avrebbe preso informazioni dai diretti interessati. Ammise però la stranezza del caso e in tempi in cui gli elettori non erano troppo teneri con la casta, disse che la campagna contro gli sprechi della politica era "sacrosanta". I diretti interessati reagirono in modi diversi. Boneschi ammise di avere perso tanti di quei soldi difendendo gratuitamente i radicali e i familiari di Giorgiana Masi in molti processi, e di avere considerato quel vitalizio come una sorta di risarcimento. Bel risarcimento, niente da dire, per un’ora scarsa passata alla Camera dei deputati.

 

Anche Craveri ammise la debolezza allargando le braccia «Era un diritto, e non siamo santi...». Pezzana invece la prese male, disse di avere la coscienza a posto e di avere scoperto subito che la politica non faceva per lui. Un tipo veloce di comprendonio, perchè gli bastò poco più di una settimana per dimettersi e conquistare da allora ad oggi quel guadagno di 588 mila euro grazie al vitalizio parlamentare.

marco pannella fumo marco pannella fumo

 

Che poi la politica gli fosse indigesta, è vero fino a un certo punto: fu eletto in consiglio Regionale del Piemonte nel 1985, e vi rimase fino al 1990. Conquistando un secondo vitalizio che gli viene puntualmente erogato: 2269,36 euro al mese. Nell’elenco odierno dei grandi guadagni dei vitalizi si trovano anche altri parlamentari di spicco, come la pasionaria della sinistra Luciana Castellina, nata nel Pdup e poi approdata a Rifondazione comunista, che ha già guadagnato rispetto ai contributi versati 633 mila euro.

 

Meglio di lei ha fatto un ex generale, sempre presente in tutte le vicende politico-militari come Falco Accame, che fu parlamentare del Psi per due legislature: il suo guadagno sui contributi versati si avvicina al milione di euro.

 

Cifra appena inferiore quella ottenuta finora (934 mila euro) da Giovanni Prandini, il dc bresciano poi divenuto suo malgrado fra i principali protagonisti di Tangentopoli. Ora è a rischio revoca del vitalizio secondo le nuove norme sui condannati, e siccome dovrebbero toglierlo a luglio, rischia di non arrivare all’ambita quota del milione di euro di guadagno.

Angelo PezzanaAngelo Pezzana

 

Altri due socialisti in lista, come il torinese Giusy La Ganga (433 mila euro di guadagno fino ad oggi) e l’ambasciatore di Bettino Craxi in Vaticano, Gennaro Acquaviva, che ha già messo da parte 652 mila euro più dei contributi versati. Oltre ad Accame anche un altro militare popolare che si è dato alla politica: il generale Franco Angioni, eroe del Libano all’epoca di Sandro Pertini presidente. In politica ci è arrivato tardi, ma con il vitalizio riesce già a guadagnare 154 mila euro più dei contributi versati.

 

Ultimi Dagoreport

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - A 53 GIORNI DAL RINNOVO DELLA GOVERNANCE DI GENERALI, A CHE PUNTO È IL RISIKO BANCARIO? NEL SUO SOGNO DI CONQUISTARE IL LEONE DI TRIESTE, EVITANDO PERO' IL LANCIO DI UNA COSTOSISSIMA OPA, PARE CHE NELLA TESTA DI CALTA FRULLI UN PIANO IN DUE TEMPI: INTANTO CONQUISTARE LA MAGGIORANZA NEL CDA DELLA COMPAGNIA, DOPODICHÉ PAPPARSI MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI (SEMPRE CHE NON ARRIVI A PIAZZETTA CUCCIA UN CAVALIERE BIANCO) – ALL’OFFENSIVA DI CALTA, L’ASSO NELLA MANICA DI DONNET SI CHIAMA UNICREDIT. ORCEL AVREBBE PERSO L’ENTUSIASMO PER BPM E SAREBBE BEN FELICE DI PORTARSI A CASA BANCA GENERALI - TANTO PER SURRISCALDARE IL CLIMA GIÀ TOSSICO È ARRIVATA IERI “LA STAMPA” CHE LANCIAVA ‘’L’IPOTESI DEL CONCERTO CALTAGIRONE-MILLERI” (SMENTITA)…

luca richeldi papa francesco bergoglio sergio alfieri

DAGOREPORT - I MEDICI DEL GEMELLI CHE CURANO IL PAPA (SERGIO ALFIERI E LUCA RICHELDI) SONO STATI CHIARI CON FRANCESCO: SE E QUANDO VERRÀ DIMESSO, BERGOGLIO DOVRÀ DIMENTICARE LA VITA MOVIMENTATA CHE HA CONDOTTO FINORA, E DARSI UNA REGOLATA. IL FISICO DEL PONTEFICE 88ENNE È MOLTO PROVATO E NON POTRÀ REGGERE AD ALTRI VIAGGI, OMELIE AL GELO E MARATONE DI INCONTRI CON I FEDELI – IL FUMANTINO CAPO DELLA CHIESA CATTOLICA ACCETTERÀ LA “CAMICIA DI FORZA” DI UNA CONVALESCENZA "PROTETTA" A SANTA MARTA?

angela merkel friedrich merz

DAGOREPORT – IL MURO DI BERLINO NON E' MAI CADUTO: MERZ E MERKEL SONO LE DUE FACCE DI UN PAESE CHE NON HA SANATO LE STORICHE DISEGUAGLIANZA TRA IL RICCO OVEST E IL POVERO EST – FIGLIOCCIO DI SCHAUBLE LUI, COCCA DI KOHL LEI, MERZ E MERKEL SI SFIDARONO NEL 2000 PER LA LEADERSHIP DELLA CDU. MA LA DEFLAGRAZIONE DEI LORO RAPPORTI SI È AVUTA CON LA POLITICA MIGRATORIA DI ANGELONA, FALLIMENTARE AGLI OCCHI DI MERZ (CHE RITENEVA NECESSARIO INTEGRARE I TEDESCHI DELL’EST, PRIMA DI ACCOGLIERE SIRIANI E TURCHI) - SE LA MERKEL L’AVESSE ASCOLTATO, OGGI L’AFD NON SAREBBE AL 20%...

beppe sala elly schlein

DAGOREPORT - TE LO DO IO IL CENTROTAVOLA! - L'IDEONA DI ELLY SCHLEIN PER NEUTRALIZZARE CHI SOGNA LA NASCITA DI UN PARTITO CENTRISTA ALLEATO DEL PD: CREARE LISTE CIVICHE PER LE REGIONALI E, SE FUNZIONANO, RIPROPORLE IN CHIAVE NAZIONALE ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 COL NOME DI "ALLEANZA PER L'ITALIA" - LEADER DEL PROGETTO DOVREBBE ESSERE BEPPE SALA, CHE PERÒ HA PERSO SMALTO (LE INCHIESTE SULL’URBANISTICA MILANESE) - L'ISOLAMENTO DI SCHLEIN NEL PD SUL PIANO DI RIARMO DI URSULA E LA SUA MANCANZA SI CARISMA: I SUOI GIORNI AL NAZARENO SONO CONTATI...

elon musk trump zelensky jd vance

DAGOREPORT – LE SPARATE DI ELON MUSK SONO SOLO UN MODO PER ATTIRARE L’ATTENZIONE E RISPONDERE AL PRESENZIALISMO DI JD VANCE, CHE MR. TESLA CONSIDERA UN “BURINO” – IL MILIARDARIO KETAMINICO HA PRESO MALISSIMO LA VISIBILITÀ OTTENUTA DAL VICEPRESIDENTE USA GRAZIE ALL’IMBOSCATA TESA A ZELENSKY. TRUMP CONOSCE BENE L’EGO-MANIA DEL SUO “DOGE”: PER QUESTO HA CHIESTO AL CONGRESSO UNA STANDING OVATION PUBBLICA PER MUSK (E QUELLO, TUTTO TRONFIO, SI È ALZATO COMPIACIUTO MOSTRANDO IL POLLICE)…

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER