BANANA-DRAMA – IL CAV TORNA RAPACE E NON ESCLUDE LA CRISI: SE LE CAMERE VENGONO SCIOLTE PRIMA CHE IL SENATO DICHIARI LA SUA DECADENZA, SAREBBE COPERTO DALLO SCUDO ANTIARRESTO…

Ugo Magri per "La Stampa"

A guastargli l'umore, un tempo avrebbe provveduto il trionfo della sua nemica Merkel. Ma ormai Berlusconi è considerato, sul piano internazionale, un intoccabile: nel senso che Frau Angela dopo la condanna difficilmente gli stringerebbe la mano, perlomeno davanti alle telecamere. Per cui il grande nervosismo che si raccoglie ad Arcore ha motivazioni del tutto estranee al grande proscenio della politica.

Il Cavaliere risulta angosciatissimo dalle voci di provvedimenti restrittivi in arrivo, cioè di arresti cautelari che potrebbero essere disposti nei suoi confronti non appena sarà stato spogliato dello scudo di senatore. Parliamo dunque di metà ottobre o forse un poco più in là. Lui già vive con ansia il momento in cui la Procura milanese potrebbe contestargli il reato di subornazione dei testimoni, nel caso specifico delle «olgettine» chiamate a deporre nel processo «Ruby 2» che ha visto le condanne di Mora, di Fede e della Minetti.

Chi frequenta il Palazzo di giustizia non è così convinto che la Procura potrebbe spingersi al punto da mettere Berlusconi sotto chiave, ma alle antenne di Silvio qualcosa è arrivato. Cosicché ieri ha visto i figli e gli avvocati in un consiglio di guerra. E oggi piomberà a Roma con intenzioni che mettono in grande allarme le «colombe» del suo partito, perché l'uomo vuole andare in tivù a sparare contro i magistrati. E siccome uno sfogo tira l'altro, nel salotto di Vespa l'ira potrebbe scaricarsi via etere contro il governo Letta, provocando la crisi...

Vani finora i tentativi di frenarlo. Inutilmente gli è stato detto che, se attaccasse le toghe come lui ha in animo, finirebbe per peggiorare la sua situazione. Ma allora, perché questa forzatura? Berlusconi è ritornato «falco», anzi falchissimo, per un calcolo disperato. In caso di arresto preventivo, disposto per avere inquinato le prove di un processo, lui verrebbe praticamente murato vivo. Gli verrebbe negato perfino il colloquio coi famigliari senza preventiva autorizzazione dei magistrati. Ma se le Camere venissero sciolte prima che il Senato arrivasse a dichiararlo decaduto, cioè entro un paio di settimane, allora lui resterebbe protetto dalle guarentigie parlamentari.

E fino alla convocazione delle nuove Camere lui si limiterebbe a scontare i 9 mesi di pena per i diritti Mediaset ai servizi sociali o al carcere domiciliare che, diversamente da quello disposto per motivi cautelari, gli consentirebbe di uscire di casa dalle 2 alle 8 ore al giorno e (previa intesa con il giudice dell'esecuzione) di incontrare chiunque, salvo i pregiudicati.

Unica nota «rosa» in un panorama scurissimo, è l'ampio servizio fotografico di «Vanity Fair» che nel prossimo numero lo presenterà al fianco della fidanzata Francesca, in pose definite amorevoli da chi ha visionato gli scatti. Sarà, in attesa delle eventuali ma sempre più probabili nozze, la consacrazione mediatica del loro legame. Per il resto dalle parti di Arcore si vive un clima di continui elettrochoc, che fanno confessare a un dignitario forzista sconsolato: «È tutta colpa della legge 180, che ci avrebbe dovuto chiudere nei manicomi, e invece siamo tutti a piede libero...».

 

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