IL CAVALIERE DIMEZZATO: NON POTRÀ PIÙ AGGREDIRE I GIUDICI, OFFENDERE NAPOLITANO E PROVOCARE I TEDESCHI. E NIENTE MANIFESTAZIONI TRANNE CHE A ROMA E IN LOMBARDIA – PARTE L’OFFENSIVA VIDEO DEL BANANA

Ugo Magri per La Stampa

Un meteorite si è abbattuto sulla campagna elettorale berlusconiana. L'ha letteralmente scoperchiata. Primo, il Cavaliere non potrà più aggredire i giudici, offendere Napolitano e provocare i tedeschi. Se ci riprova, lo mettono sotto chiave. Secondo, nemmeno si azzardi a sfruttare i vecchietti della Sacra Famiglia per farsi pubblicità. Il Tribunale di sorveglianza ha già il fucile puntato. Terzo, niente manifestazioni tranne che a Roma e in Lombardia: respinta la richiesta di tenerle anche altrove.

«Sarà una campagna falsata», alza la voce il consigliere politico Toti. Brontola il forzista Donato Bruno: «E' la prima volta che andiamo alle urne con il nostro leader azzoppato». Se l'immagine di Berlusconi claudicante mette tristezza, eccone un'altra: per Silvio sarà come salire sul ring con una mano legata dietro la schiena. Renzi potrà comiziare in lungo e in largo, a Grillo sarà consentita qualunque dissacrazione, lui viceversa dovrà badare a come parla... Arduo rimontare in queste condizioni.

Per la verità, il divieto di battere a tappeto l'Italia scombina relativamente poco i piani berlusconiani. All'uomo non è mai piaciuto esibirsi nei teatrini di provincia, e già negli anni scorsi tendeva a scansare gli inviti. Il «no» del Tribunale gli dà la scusa per sospirare «vorrei tanto ma non posso...».

Tra l'altro, ha appena scoperto la comodità delle video-conferenze. Quella di ieri l'altro in collegamento col Lingotto gli ha permesso addirittura di interagire col pubblico in carne ed ossa. Ripeterà domenica l'esperimento con Bari, e poi con Palermo.

Ciò che a Berlusconi realmente pesa, semmai, è non poter rendere compartecipe il mondo delle proprie disgrazie. In tivù voleva andare proprio per questo. Si auto-commisera in continuazione, addirittura con cenni di autocritica («Forse nei giorni scorsi avevo un po' esagerato...»).

Tanto che ieri, quando ha incontrato i dirigenti del suo partito, da Romani a Brunetta, da Verdini a Gasparri, da Gianni Letta (tornato in pista) alla portavoce Bergamini, pare che qualcuno alla fine sia sbottato: «Vorrà dire, presidente, che andrai in tivù a parlare se dio vuole dei nostri problemi...». Della crisi. Delle tasse. Dei disoccupati. Di tutto ciò che angustia la gente comune. La «scaletta» mentale del Cavaliere verrà gioco forza resettata e, per non urtare le toghe, completamente riscritta. Al primo posto, i grandi temi economici e sociali. Fioccano suggerimenti in materia.

«Sfida Renzi», gli hanno proposto, «promettendo 1000 euro di pensione minima per tutti. Incalzalo sul decreto lavoro. Mettilo alle corde sulla Tasi. Accusalo di avere finanziato la detrazione di 80 euro con i fondi scippati ai risparmi postali degli anziani...».

Berlusconi ascolta e prende nota, ma non è uomo da mezze misure. Se quello sarà il campo di battaglia, lui prepara qualcosa di molto più forte. Le celebrazioni del Primo Maggio, per esempio, potrebbero fornirgli il destro per un assalto frontale ai sindacati, e per far vedere che Renzi, almeno nei confronti della Camusso, non è più a destra di lui.

 

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