
PIU’ DEL SOFFIO DELLO SPIRITO SANTO, SARANNO DECISIVI TRIGLICERIDI E GRASSI SATURI PER LA SCELTA DEL PROSSIMO PAPA - TRA UNA CARBONARA E UN QUARTINO DI VINO, I CARDINALI FORCHETTONI SI RITROVANO A CENA PRIMA DELLA CLAUSURA PER IL CONCLAVE - LA BOTTIGLIA DI BIANCO ALLA TAVOLA DELLA PORPORA TEDESCA MULLER, I CARDINALI SEAN PATRICK O’MALLEY, EX ARCIVESCOVO DI BOSTON, E DONALD WILLIAM WUERL (CHE NEL 2018 SI DIMISE DA ARCIVESCOVO PER L’ACCUSA DI NON AVER PRESO SUL SERIO LE DENUNCE CONTRO ALCUNI PRETI PEDOFILI), CENANO CON RIGATONI ALLA NORCINA E ANTIPASTO CAPRESE. E PIETRO PAROLIN, TRA I PAPABILI PIÙ IN QUOTA, AMA IL PESCE AL FORNO E CAMBIA TRATTORIA QUASI OGNI GIORNO. TRA I RISTORATORI GIRANO LE VOCI CHE “IL CONCLAVE DURERÀ AL MASSIMO DUE GIORNI”
Romina Marceca per repubblica.it - Estratti
Il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller, esponente dell’ala più conservatrice del Conclave, cena al ristorante “Tre Pupazzi”. Vino bianco a tavola, chiacchiere e molta riservatezza.
Il suo tavolo è nell’ultima stanza del locale in stile medioevale che serve cucina portoghese e romana. «È un mio cliente affezionato, non le dico chi è. Perché lui ci sceglie proprio perché gli assicuriamo privacy e nessun ficcanaso», spiega il titolare con lo sguardo che indica l’uscita. Il cardinale, non favorito tra i papabili ma elettore, è in compagnia di un altro religioso. Sono le 20.30, la cena sta per iniziare qui a Borgo Pio, la strada lastricata di sampietrini che comincia dall’entrata di città del Vaticano e per 500 metri è un susseguirsi di osterie, gelaterie, pizzerie e buttadentro.
È nel Borgo che i porporati trascorrono il tempo a passeggiare dopo il rosario ma soprattutto, all’ora di pranzo e a cena, arrivano nei loro ristoranti di riferimento. Non tutti, anzi nessuno stasera, indossano la tonaca rossa. Escono in borghese per essere riconosciuti il meno possibile ma alcuni volti, come quello del cardinale Müller sono tra i più fotografati degli ultimi giorni. Pietro Parolin, tra i papabili più in quota, cambia trattoria quasi ogni giorno. Tra i ristoratori girano le voci, poi confermate anche da più di un cardinale, che «il Conclave durerà al massimo due giorni».
Qualche passo dopo Porta Sant’Anna, dalla quale si scorge il Vaticano, c’è il “Passetto di Borgo”. È qui, si racconta, che nel 2005 si decise che il cardinale Joseph Ratzinger sarebbe stato il prossimo Papa dopo Giovanni Paolo II. Dalla porta a scacchiera escono i cardinali Sean Patrick O’Malley, ex arcivescovo di Boston, campione della lotta agli abusi, e Donald William Wuerl, cardinale cardinale statunitense che nel 2018 si dimise per l’accusa di non aver preso adeguatamente sul serio le denunce contro alcuni preti pedofili all’epoca in cui era arcivescovo di Pittsburgh.
Hanno appena cenato con rigatoni alla norcina e antipasto caprese. Alla domanda se è davvero in questo ristorante che si riuniscono i cardinali per discutere le strategie e le alleanze, se davvero tra una carbonara e una amatriciana si decide chi diventerà il prossimo Pontefice, ridono e vanno via.
Si ferma invece a parlare, in una stradina laterale, via Plauto, il cardinale Louis Raphaël I Sako, cardinale di Baghdad. Ha appena recitato il rosario dopo cena, passeggia. Come deve essere il prossimo Papa? «Padre, pastore, catechista». Su chi sarà dice «non è una domanda a cui rispondo». Ma se gli si fa il nome di Pietro Parolin, fa spallucce e si limita a dire: «Chissà. Stiamo discutendo ogni giorno. Anche Lopez, ad esempio, è molto bravo. Lo conosco bene, è con me».
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