CHIAMALO POROSHENKO! IL NUOVO PRESIDENTE UCRAINO PARLA CON PUTIN PER DUE ORE: FACCIAMO LA PACE IN CAMBIO DEL GAS, CHE DA GIUGNO NON ARRIVA PIÙ A KIEV - CATTURATI 10 PARÀ RUSSI IN UCRAINA
putin lukashenko poroshenko ashton
È durato oltre due ore l’ incontro a Minsk, in Bielorussia, tra il presidente ucraino Petro Poroshenko e quello russo Vladimir Putin. È il primo bilaterale tra i due leader. Putin ha riferito di aver discusso con il suo omologo della necessità di una rapida fine della carneficina in Ucraina e della soluzione della crisi con le regioni separatiste con l’avvio di un processo politico. Il numero uno del Cremlino ha inoltre spiegato di aver concordato con il suo omologo di riprendere le consultazioni sulla vendita di gas russo a Kiev, bloccata da giugno.
Putin e Poroshenko hanno dunque «concordato sulla necessità che un gruppo di contatto riprenda il prima possibile i suoi lavori qui a Minsk», per trovare una soluzione definitva alla crisi ucraina. Putin ha anche chiarito di «non aver discusso in dettaglio» con Poroshenko «sulle condizioni per il cessate il fuoco perché la Russia non ha titolo di porle. Debbono essere decise dal governo Kiev e dai rappresentanti dei gruppi separatisti (filorussi) di Donetsk e Lugansk».
putin e poroshenko con ashton e nazarbayev
Resta ora da capire quali potranno essere i prossimi scenari. È poco probabile che il leader ucraino accolga l’appello di Putin a creare uno Stato federale e garantire ampi poteri alle regioni a scapito del governo centrale. Poroshenko potrebbe però accettare di aumentare l’autonomia delle singole regioni.
Intanto Putin si è anche detto contrario a un referendum sull’ingresso dell’Ucraina nella Nato; il desiderio di garantire che Kiev non diventi Paese membro dell’alleanza è infatti considerato una delle principali preoccupazioni del Cremlino. Si parla anche dell’accordo di associazione tra Ucraina e Unione europea che dovrebbe costare alla Russia più di 100 miliardi di rubli (circa 2,10 miliardi di euro).
Un altro appuntamento che metterà a tema la crisi ucraina è fissato per venerdì sera e sabato mattina quando il presidente ucraino Petro Poroshenko sarà a Bruxelles per incontrare prima il presidente della Commissione Ue José Barroso e poi il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy prima dell’inizio del vertice Ue straordinario. Non è previsto che Poroshenko prenda parte ai lavori del vertice.
I PARÀ CATTURATI
Intanto, le forze si sicurezza di Kiev sostengono di aver catturato 10 paracadutisti russi nei pressi del villaggio di Dzerkalne, a 50 km sud-est di Donetsk. Si tratterebbe di parà del 331esimo reggimento della 98esima divisione aerotrasportata di Mosca abitualmente di stanza nella Russia centrale.
«I soldati russi sono stati catturati insieme ai loro documenti personali e alle armi», ha dichiarato il ministro della Difesa di Kiev, Valeriy Geletey, anche se una fonte russa ha spiegato che «i soldati partecipavano al pattugliamento del confine e lo hanno attraversato probabilmente per sbaglio».
Una posizione messa a dura prova anche dall’accusa di Kiev di aver usato due elicotteri Mi-24 (dato che i ribelli non dispongono di aviazione) per sparare sulle posizioni ucraine al confine uccidendo quattro guardie di frontiera e ferendone tre. A mettere in dubbio l’estraneità di Mosca alla guerra anche il giallo sulla recente morte, vera o presunta, di almeno due paracadutisti russi della 76/ma divisione aviotrasportata di Pskov, le foto delle cui tombe sono state diffuse peraltro da un sito russo liberale.
La cattura dei parà rappresenta un bottino di guerra che potrebbe incidere sull’incontro tra i due leader. Kiev ha diffuso le testimonianze video dei parà catturati, poi riprese dalle televisioni locali. «Siamo carne da cannone, hanno detto, la tv russa non sempre dice la verità». Una chiara azione propagandistica, che, al momento, non trova ancora conferme.
LE TESTIMONIANZE
«Siamo gente semplice, loro ci dicono cosa fare, noi lo facciamo. Stiamo venendo qui come carne da cannone». È la confessione di Artiom Milchakov, 19 anni, uno dei dieci para’ del 331/mo reggimento della 98/ma divisione aviotrasportata russa catturati lunedì 25 agosto dalle forze di Kiev dopo aver sconfinato con un loro convoglio per 20 km dentro il confine orientale ucraino. Kiev ne ha approfittato per diffondere gli interrogatori di quelli che considera semplicemente dei cittadini stranieri fermati e non dei prigionieri di guerra, non essendo stata dichiarata alcuna guerra tra Kiev e Mosca.
Confessioni, forse, non così spontanee, ma di forte impatto. I più raccontano di essere arrivati in treno a Rostov sul Don a metà agosto e di aver ricevuto l’ordine di cancellare i numeri dei blindati da usare in una non meglio precisata esercitazione. «Ho capito di essere in Ucraina e che non erano esercitazioni quando hanno aperto il fuoco e danneggiato il mezzo blindato su cui mi trovavo», ha sostenuto il caporale Ivan Romantsev. «È possibile ritrovarsi in territorio ucraino e perdersi durante il tragitto?», chiede l’intervistatore ucraino.
L ATTACCO DELL ESERCITO UCRAINO SU DONETSK CONTRO I MILIZIANI FILORUSSI
«No, perché c’era tutta la compagnia», risponde Romantsev che, padre di una bimba di due anni e mezzo e in attesa di un altro figlio tra un mese, vorrebbe tornare a casa. «Come vi accoglieranno in Russia?», incalza l’intervistatore. «Non ci uccideranno, ma ci metteranno in prigione», replica rassegnato il parà, ammettendo che «in Ucraina c’è la guerra tra Ucraina e Russia». Un commilitone, il caporale Artiom Milchakov, racconta che il convoglio viaggiava lungo i campi, non sulle strade, e che a lui era stato detto solo che erano in marcia per 70 km, per tre giorni.
LA CONTROFFENSIVA DELL ESERCITO UCRAINO CONTRO I FILORUSSI
«Ci usano come carne da cannone», aggiunge Milchakov seduto nella sua mimetica, capelli rasati e occhi verdi persi nel nulla, preoccupato alla fine di esprimere il suo «amore» per i famigliari. Ha l’aspetto di una recluta, non certo di un soldato professionista. E aveva commesso pure l’ingenuità di annunciare su Facebook la sua partenza «per la guerra», per «spazzare via il Maidan», come gli rinfacciano nell’interrogatorio.
Richiesto di dare le sue opinioni personali, il parà afferma che «l’Ucraina è indipendente» e che dovrebbe risolvere i suoi problemi «internamente, senza che altri ficchino il naso dall’esterno». Gli fa eco, ad uso propaganda ucraina, il sergente Alexiei Gheneralov: «Smettete di inviare qui i nostri ragazzi. Non è la nostra guerra, se non fossimo qui non sarebbe successo nulla. Sono gli ucraini che devono risolvere i propri problemi, il Paese deve essere unito. I mass media russi mentono sulla situazione in Ucraina».