meloni albano cpr albania

“CI METTONO I BASTONI TRA LE RUOTE” – LA MELONI FIUTA ANCORA ARIA DI COMPLOTTO E METTE NEL MIRINO I MAGISTRATI "DI SINISTRA" DOPO CHE IL TRIBUNALE DI ROMA HA SMONTATO IL "MODELLO ALBANIA" – LA DUCETTA DELLA GARBATELLA PENSA A UN DECRETO LEGGE PER RIDURRE LA DISCREZIONALITA’ DEI GIUDICI SUI MIGRANTI - I RISCHI DI APRIRE UN CONFLITTO COL QUIRINALE. INOLTRE LA VOLONTÀ DI RIDIMENSIONARE IL RAGGIO D’AZIONE DEI GIUDICI POTREBBE PORTARE IL CASO FINO ALLA CONSULTA – DOPO LE PAROLE DI SCHLEIN, LA PAURA DELLA “SOLA GIORGIA” È ANCHE QUELLA DI UN INTERVENTO DELLA CORTE DEI CONTI. E, SUBITO DOPO, DELLA MAGISTRATURA ORDINARIA – “COME SI DIFENDONO COSÌ I CONFINI? COME SI PUÒ GESTIRE COSÌ L’ORDINE PUBBLICO?”

Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

 

giorgia meloni - foto lapresse

Un decreto che stabilisca per legge la lista dei paesi sicuri. Sfidando la magistratura. Restringendo al massimo la possibilità delle toghe di interpretare la sentenza della Corte di giustizia europea, quella che ha smontato il “modello Albania” e messo in crisi le politiche migratorie di Giorgia Meloni.

 

Una forzatura che la presidente del Consiglio porterà lunedì prossimo in consiglio dei ministri. Accompagnata, forse, da nuove norme che attribuiscano maggiore potere alle commissioni del Viminale che valutano le richieste di asilo, riducendo invece la possibilità del migrante di ricorrere davanti a un giudice. È un piano azzardato. Che apre una nuova, pesante crepa tra poteri dello Stato.

 

silvia albano

Per capirne la portata della sfida, bisogna partire dall’ira di Meloni.

Pubblica e privata. Incontenibile. La sentenza del Tribunale di Roma arriva nel giorno scelto per la missione in Libano. La premier si presenta davanti alle telecamere e si sfoga. Contro il pronunciamento dei giudici della sezione immigrazione della capitale, il suo primo bersaglio: «È molto difficile lavorare con l’opposizione di parte delle istituzioni. Così è impossibile difendere i confini. Non credo sia competenza della magistratura definire quali Paesi sono sicuri ». Tocca al governo, ribadisce.

 

La reazione è un consiglio dei ministri ad hoc che permetterà all’esecutivo di «chiarire meglio cosa si intende per Paese sicuro». E di farlo «per gli italiani, che mi chiedono di fermare l’immigrazione illegale».

 

migranti in albania - vignetta by vukic

Il piano, dunque. L’obiettivo è blindarsi con una legge di rango primario, irrobustendo l’impianto retto finora da un decreto interministeriale scritto da Interni, Giustizia ed Esteri. Esistono due opzioni al vaglio. La prima prevede un decreto legge che servirebbe a riproporre la lista dei ventidue Stati già indicati nel decreto interministeriale. La seconda immagina un intervento attraverso un disegno di legge governativo (non entrerebbe subito in vigore, ma dovrebbe attendere l’iter di approvazione parlamentare). In questo caso, l’elenco degli Stati in cui è consentito il rimpatrio verrebbe stilato da una commissione della Farnesina istituita per legge. L’obiettivo politico e giuridico è vincolare i magistrati a queste indicazioni, limitando al massimo la possibilità interpretativa (e in attesa che un regolamento che entrerà in vigore nel 2026 — questa la tesi dell’esecutivo — superi i problemi sollevati dalla Corte di giustizia Ue).

giorgia meloni alla camera foto lapresse

 

I rischi di questa forzatura sono evidenti. La via del decreto legge potrebbe determinare una frizione con il Quirinale. E la volontà di ridimensionare il raggio d’azione dei giudici — nonostante la sentenza europea — potrebbe portare il caso fino alla Consulta. Per il governo, però, l’obiettivo è molto più a breve termine: uscire dall’angolo, difendere il “modello Albania” — disintegrato in poche ore dai giudici romani — e lanciare un segnale alle toghe.

 

cpr albania

Ma non basta. Un altro colpo potrebbe arrivare da una serie di norme che potrebbero confluire nel nuovo pacchetto. L’idea è quella di affidare alle commissioni del Viminale le richieste di protezione internazionale, tutto verrebbe giustificato da ragioni di celerità. In questo modo, si proverebbe anche a limitare la possibilità di ricorrere in tribunale. Da tempo, la destra di governo ha nel mirino proprio le sezioni immigrazione, considerate politicamente orientate, come non mancano di sostenere in queste ore i big dell’esecutivo. Un’idea allo studio è affidare la valutazione ai giudici di pace o alle corti d’Appello.

 

(...)

Per Meloni, non si tratta solo di un colpo contro l’hub in Albania: il tribunale, sostiene, fa collassare l’intera politica migratoria, rendendo impossibili i rimpatri. Tornano in privato le parole d’ordine del berlusconismo più aspro contro i magistrati «di sinistra» e le correnti «politicizzate », che tentano di «indebolire il governo». La reazione è un decreto legge contro le toghe. Una nuova battaglia è alle porte.

GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE

 

 

 

LA FURIA DI GIORGIA MELONI PER LE SENTENZE SUI CPR IN ALBANIA E IL RISCHIO DANNO ERARIALE

 

Da open.online

Non l’ha presa bene. Giorgia Meloni è furiosa per le sentenze dei giudici di Roma che non hanno convalidato il trattenimento dei 12 naufraghi nel centro di Gjader. E mentre prepara un decreto sui paesi sicuri che però rischia di essere inutile, si sfoga. Mentre le opposizioni puntano sullo spreco di denaro pubblico e sull’ipotesi di danno erariale. Sotto la lente c’è il costo dell’operazione pensata con Edi Rama: 650 milioni in 5 anni di cui 120 per le due strutture di Gjader e Shengjin.

 

ellekappa vignetta meloni albania

Ma anche i viaggi nel Mediterraneo per portare i migranti fino ai centri. Ognuno costerebbe circa 80 mila euro. E di certo il primo è stato inutile. E la premier per ora punta il dito sui giudici: «Il problema è che è molto difficile dare risposte alla Nazione quando si ha l’opposizione di parte delle istituzioni».

 

La Corte dei Conti e la magistratura ordinaria

Ma la paura è quella di un intervento della Corte dei Conti. E, subito dopo, della magistratura ordinaria. Mentre il conflitto tra poteri dello Stato potrebbe finire per pregiudicare la durata della legislatura. «Come si difendono così i confini? Come si può gestire così l’ordine pubblico? Dove si trovano i miliardi dell’accoglienza?», sono le parole della premier riportate dal Corriere della Sera.

 

Mentre un autorevole ministro le ha girato la dichiarazione di Elly Schlein in cui si prefigura il danno erariale. «Occhio, Giorgia», c’era scritto nel messaggio di accompagnamento. «Schlein preannuncia l’intervento della Corte dei Conti. E dopo arriverà la magistratura ordinaria». Una prospettiva che porterebbe molte difficoltà in un finale di legislatura che si preannuncia scoppiettante grazie anche al referendum sull’autonomia differenziata.

giorgia meloni alla camera foto lapresse

 

 

 

L’opposizione dei giudici e la premier furiosa

I rischi di una forzatura con il decreto di lunedì 21 ottobre sono sotto gli occhi di tutti. La premier andrebbe allo scontro con i giudici. E rischierebbe anche di aprire una falla nel rapporto con il Quirinale. Mentre a quel punto diventerebbe anche probabile l’approdo del caso fino alla Corte Costituzionale. Che potrebbe essere chiamata a esprimersi proprio sulla legittimità di un decreto che contraddice una norma europea. In tutti i casi, finora, la decisione è stata la stessa. Ovvero la bocciatura delle norme nazionali. Intanto la premier sembra ancora adombrare complotti.

 

i primi migranti arrivati nel centro di prima accoglienza di Shengjin

«Dispiace che in un momento in cui tutta Europa guarda con interesse a qualcosa che sta facendo l’Italia, noi tentiamo di metterci da soli i bastoni tra le ruote», è la frase attribuita alla premier che circola a Palazzo Chigi. Il tribunale, sostiene, fa collassare l’intera politica migratoria. Rendendo impossibili i rimpatri. Tornano in privato le parole d’ordine del berlusconismo più aspro contro i magistrati «di sinistra» e le correnti «politicizzate». Che tentano di «indebolire il governo». Il rischio è che finisca allo stesso modo.

i primi migranti arrivati nel centro di prima accoglienza di Shengjinarrivata in albania a Shengjmn la nave della marina con 16 migrantiarrivata in albania a Shengjmn la nave della marina con 16 migrantigiorgia meloni alla camera foto lapresse.

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!