CIVATI NON CI VOTI - IL PIDDINO EVOCA LA SCISSIONE: “NON GARANTISCO CHE NON CI SI DIVIDA” SUL NOME DEL QUIRINALE - VENDOLA RADUNA LA MINORANZA PD: “NUOVO CAMMINO PER LA SINISTRA”. SÌ, VERSO L’ENNESIMO BARATRO DI IRRILEVANZA
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Da Gianni Cuperlo a Pippo Civati a Stefano Fassina. La minoranza pd ospite della convention di Sel a Milano, anima il dibattito sul prossimo capo dello Stato e non solo. Pippo Civati evoca ancora la scissione:
«Non posso garantire che non si divida - dice . Anche se non c’è un disegno per rompere. «In tanti se ne sono già andati. Non c’è bisogno di dividere il Pd ma io non posso garantire che questo non succeda - sottolinea il deputato della minoranza dem - Non c’è alcun disegno per rompere . Ma se non si cambia non è una scissione, è un’altra cosa ed è un’altra cosa che vogliamo costruire tutti insieme. Per me è doloroso dire queste cose perché sono partito dall’Ulivo. Se queste cose interessano il Pd io ne sarò felice. Se non interesse, come dice Renzi, ce ne faremo una ragione».
VENDOLA: «OGGI INIZIO DI UN CAMMINO PER LA SINISTRA»
Al termine della convention interviene anche il leader di Sel Nichi Vendola. «Questa tre giorni non è un evento è l’inizio di un cammino che ci ha già trasformati. È un luogo di una sinistra plurale, ricco in cui non avete percepito né il rancore, né la depressione che sono i due sentimenti che da troppo tempo accompagnano la sinistra», dice dal palco di Human Factor. Durante il discorso anche un passaggio sulle elezioni in Grecia. «La vittoria di Tsipras seppellisce tutti i luoghi comuni sulla sinistra del no e minoritaria - incalza il leader di Sel - Non vi faremo il piacere di metterci in un angolo da soli», conclude.
LA SUCCESSIONE AL COLLE
Uno dei temi «caldi» è quello della successione a Giorgio Napolitano. «Mi auguro che ci sia una proposta unitaria, seria, autonoma - dice Cuperlo - Sarebbe un elemento che darebbe maggiore equilibrio e garanzia al percorso che ci apprestiamo a fare questa settimana». «Vorrei che il candidato non fosse deciso da Berlusconi, da un veto di Berlusconi, dalla solita impostazione». «Ci sono altre forze politiche in Parlamento. Basta guardarsi intorno - aggiunge -. Dipende dal nome. Ce lo vuole dire all’ultimo giorno, è un thriller. Partecipiamo al thriller con serenità».
Più in dettaglio, Cuperlo spiega che «la questione del Quirinale si pone in termini paradossalmente abbastanza semplici. Bisogna che il Pd discuta i criteri e il profilo di una candidatura autorevole, autonoma e in grado di essere ciò che deve essere: il garante supremo della Costituzione. Poi - ha concluso - se su quella candidatura confluiscono altre forze politiche e c’è un largo consenso, un largo accordo nel Parlamento, questo fa soltanto del bene alla democrazia italiana».
I NOMI
Nel corso della mattinata si va anche più in dettaglio sui nomi. «Io ho fatto il nome di una persona che non è espressione di quel patto e devo essere attaccato nel centrosinistra perché faccio il nome di Prodi? - dice ancora PIppo Civati - Ma è il rovesciamento della realtà. Dire così è rivoluzionario, è una candidatura polemica? Bisogna chiudere la guerra civile perciò dobbiamo fare la pace con Berlusconi ma la guerra civile la facciamo con Prodi». Mentre Corradino Mineo interviene su Amato: «Difficile che il rottamatore Renzi voti Amato, il vicesegretario di Craxi. Quanto a me io vorrei altro».
GUERINI: «DA SOLI NON SIAMO AUTOSUFFICIENTI»
Sul tema del Colle interviene anche il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini. «Tutti noi siamo interessati a ricercare una figura autorevole, una figura che unisca. Dobbiamo lavorare con questo spirito, non immaginando che ciascuno ha una bandierina da piantare», dice durante un’intervista al Gr1 Rai. «Certo è che immaginare di eleggere da soli il Presidente della Repubblica è immaginare qualcosa che non si può realizzare».
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«Quindi - rileva Guerini - bisogna partire dal Pd ma con la consapevolezza - avverte - che non siamo autosufficienti e che dobbiamo parlare a tutte le forze politiche presenti in Parlamento». Parola, allora alle «consultazioni« di Renzi e, a quanto si dice, anche a un faccia a faccia con Bersani. «Non penso - fa notare Guerini - che tutto dipenda da un incontro tra due leader. Si parte ricercando l’unità dentro il Partito democratico sapendo - ribadisce - che noi abbiamo una grande responsabilità: esprimiamo 450 grandi elettori».