ECCO COME BETTINI STA LAVORANDO PER BLINDARE CONTE (E ZINGARETTI) IN CASO DI TONFO ALLE REGIONALI – L'EMINENZA GRIGIA DEM INVITA RENZI A FARE LA TERZA GAMBA DELL’ACCORDO PD-M5S PER EVITARE L’OPA SUL PARTITO DELL’EX ROTTAMATORE, IN TANDEM CON BONACCINI, DOPO LA SCOPPOLA ELETTORALE - AL NAZARENO SI SONO SVEGLIATI E HANNO CAPITO CHE DI MAIO SPERA IN UN KO ALLE ELEZIONI PER MINARE LA LEADERSHIP DI CONTE...
MARCO ANTONELLIS per Italia Oggi
In casa Pd sono rimasti molto delusi dal niet, praticamente su tutta la linea, ricevuto dai 5Stelle sul fronte regionali, a parte la Liguria dove il prescelto Ferruccio Sansa, ex giornalista del Fatto, è molto più vicino ai grillini che ai Dem.
Brucia molto soprattutto il no all'accordo nelle Marche, dove il Pd per un'intesa col partito di Luigi Di Maio aveva sacrificato anche l'uscente Luca Ceriscioli puntando su Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia e presidente dell'Anci.
Per questo è stata preso molto «con le molle» l'intervista di Di Maio in cui quello che al Nazareno considerano ancora il capo indiscusso dei 5Stelle rilancia e promette accordi alle prossime elezioni amministrative della primavera del 2021. Dice un deputato molto vicino al segretario:
«Prendiamo atto dell'intervista di Di Maio, è sempre meglio di niente, ma era ora il passaggio decisivo, con elezioni come le regionali a turno unico e non come le comunali del 2021 col doppio turno e quindi dove le divisioni sono meno drammatiche, anzi quasi automatiche. Chissà nel 2021 come staremo messi. Ripetiamo: il passaggio decisivo era ora. Ma i 5Stelle non hanno voluto farlo».
nicola zingaretti giuseppe conte
Al Nazareno non vogliono dirlo, ma sono tanti i deputati del Pd che pensano che Di Maio punti a far andare male queste regionali per dare un colpo alla leadership di Giuseppe Conte. E far capire chi dà le carte nel Movimento. Una sorta di gioco al massacro che molto sta allarmando i Dem. Insomma, fiducia zero in Di Maio ma difficoltà a trovare interlocutori fra i grillini per discutere di alleanze.
Una difficoltà che il Pd cercherà di superare in questa tornata amministrativa puntando sul voto utile. Cioè facendo capire agli elettori (soprattutto quelli grillini) che in una elezione a turno unico si ferma il candidato di Salvini solo votando quello del Pd. Riuscirà questo schema? Intanto sull'asse Pd-Palazzo Chigi si continua a discutere sulle parole pronunciate da Goffredo Bettini: «Occorre un'alleanza a tre gambe, con Pd, M5s e area moderata e liberale», è la sua ricetta cui aggiunge un ulteriore ingrediente: Matteo Renzi.
L'attuale leader di Italia viva, dice Bettini, «ha talento per progettare questo nuovo spazio. Sarebbe una svolta rispetto al suo ruolo di picconatore minoritario» e, soprattutto, «ritornerebbe a essere, nonostante le sue sconfitte, una grande personalità della democrazia italiana». Una guida necessaria per un'area che Bettini 'quota' al 10%, «ma che attualmente è spezzettata, afona e non rappresentata».
«Dico solo», spiega, «che io la ritengo indispensabile, nello schieramento democratico. Darebbe maggiore ariosità, libertà, occasioni di confronto sulle idee; permettendoci di superare il rapporto solitario tra noi e i 5 Stelle, che alla lunga potrebbe diventare povero e persino stucchevole». Parole, queste, che hanno suscitato polemiche. Ma dove voleva andare a parare il Goffredone nazionale? «Non parla mai a caso» spiega chi lo conosce bene e anche la tempistica è scelta con precisione scientifica.
L'alleanza a tre gambe «è il modo di evitare l'Opa di Renzi con Bonaccini sul Pd dopo le regionali con le possibile nefaste ricadute anche sul governo Conte». Insomma, il Goffredone nazionale si sta muovendo per tempo, sta preparando il terreno per sminare il territorio politico da guai peggiori all'attuale leader del Pd Nicola Zingaretti e per impedire possibili gravi ripercussioni anche sul Conte 2.
«Lavora per blindare Zingaretti e Conte» fanno notare fonti di primo livello della politica nazionale «cercando di dare un ruolo a Matteo Renzi per tenerlo buono dato che il toscano, stanco del suo partitino del 2%, scalpita per tornare nel Pd con Bonaccini leader».
Insomma, il «sommo» consigliere del Partito democratico si è messo al lavoro per «stabilizzare» Conte e Zingaretti se le cose dopo il 21 settembre dovessero mettersi male. Inutile dire che se il «patto» Bettini riuscisse, servirebbe anche a blindare i futuri giochi per il Quirinale, la madre di tutte le battaglie.