COME DAGO-RIVELATO DUE MESI FA, SALVINI DOPO LE EUROPEE VOLA A WASHINGTON E INCONTRA MIKE PENCE. VUOLE IL VIA LIBERA PER UN GOVERNO A TRAZIONE LEGHISTA IN CASO DI CRISI - LA FURIA CONTRO DI MAIO, CHE PRESENTA LE EUROPEE COME UNA SCELTA TRA IL MOVIMENTO E UN NUOVA TANGENTOPOLI. ''SIAMO IN UNA TRAPPOLA'', AMMETTE IL CAPOGRUPPO MOLINARI. ANCHE PERCHÉ CHI NEL GOVERNO STRAPPA, PAGA: ''SE ROMPONO LORO, PERDONO CAMIONATE DI VOTI'', DICE GIGGINO
1. SALVINI DOPO LE EUROPEE VOLA A WASHINGTON
Dagospia del 21 marzo 2019
(…)
In cambio della sua resistenza all'accordo coi cinesi, Eisenberg avrebbe promesso al leghista che organizzeranno una visita a Washington con tutti gli onori, subito dopo le elezioni europee.
2…E INCONTRA PENCE
Dagospia del 27 marzo 2019
https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/dagonews-viaggio-maio-usa-sara-buco-199433.htm
(…)
Da New York invece sussurrano che Salvini sbarcherà negli Stati Uniti a giugno, subito dopo l'ormai probabile trionfo elettorale, e dovrebbe incontrare il vicepresidente Mike Pence. Lui però spera ancora (e non demorde) di incontrare il Puzzone in Chief. Ci riuscirà?
3. SALVINI PENSA ALLA CRISI E CERCA IL SÌ DEGLI USA
Tommaso Ciriaco e Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
Assediato dalle inchieste sulla Lega, Matteo Salvini è pronto alla crisi. Vuole elezioni anticipate a settembre, per candidarsi premier del centrodestra. L' indizio più eloquente - notizia ancora riservata - è che ha appena fissato la sua prima visita a Washington. La data dell' 8-9 giugno attende solo la conferma ufficiale, ma tutto è pronto per il faccia a faccia che lo vedrà di fronte al vicepresidente Usa Mike Pence.
matteo salvini come donald trump 1
Alla missione, Giorgetti e Salvini lavorano da mesi. Il primo tessendo la tela diplomatica con esponenti dell' Amministrazione americana, il secondo con numerose visite all' ambasciatore americano a Roma. E così, dopo anni di filoputinismo e la svolta filoamericana e anticinese dei leghisti contro la Via della seta, i tempi sono maturi per ottenere la benedizione dalla presidenza più populista della storia degli Stati Uniti. L' ultimo passo obbligato, sperano a via Bellerio, per conquistare Palazzo Chigi senza i 5S. E per reagire allo scossone giudiziario che adesso fa paura, come dimostra l' ennesimo giorno sulle montagne russe.
Serve un passo indietro, alle dieci in punto di ieri. Le agenzie sparano la bomba del giorno, "Arrestato il sindaco leghista di Legnano". Il vicepremier non perde un minuto. Chatta furiosamente. «Tenetevi forte - scrive ai big - gli attacchi dei giudici e degli alleati si moltiplicheranno fino al 26: provano a fermarci». Sente che la tempesta è appena iniziata.
LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE
Primo pomeriggio, cinque ore più tardi. Tra un selfie a Potenza e un comizio a Foggia, esplode di rabbia chi predicava calma un attimo prima.
Tutta colpa dell' affondo di Di Maio, che presenta le Europee come una scelta tra il Movimento e un nuova Tangentopoli. «Ma a Luigi la campagna elettorale ha dato alla testa?- sbotta il ministro - Sembrano il partito delle manette». Slogan contro slogan, ancora, come da mesi a questa parte. Poi però ci sono le inchieste, quelle sì assai reali: il caso Siri, l' indagine che ha coinvolto il governatore lombardo Fontana, le voci su altri provvedimenti in arrivo. E ancora, l' indagine delle Corte dei Conti sui voli di Salvini. Il leghista, per reagire, prende in prestito la strategia pluridecennale del Cavaliere.
«È evidente che ormai i 5S hanno preso il posto del Pd nel rapporto con i giudici ». Eppure, i cinquestelle non mollano la presa. Strizzano l' occhio, sussurrano che non è finita. Anzi, Di Maio promette altri post per chiedere al collega di allontanare il sindaco di Legnano, «altrimenti - questa la linea che trapela- diventa difficile governare con Matteo, se per lui un caso di corruzione non è rilevante...».
Salvini, assediato, forse anche spaventato dagli effetti politici dell' escalation, è ormai disposto ad ascoltare i suggerimenti di Giorgetti, «rompiamo, votiamo a settembre».
Il "come", però, resta un dilemma.
«Siamo in una trappola», ammette il capogruppo Molinari. Anche perché il Movimento continua a provocare, sapendo che di solito chi nel governo strappa, paga: «Se rompono loro - va dicendo Di Maio - perdono camionate di voti». Il punto di rottura più probabile resta la Flat tax, l' unica ragione che sta dietro all' estemporanea conversione tattica di Di Maio al rigorismo dei conti.
Dalla sceneggiata sul balcone contro i parametri Ue alla promessa di stabilità, infatti, non c' è altro che una necessità contingente: «Bloccheremo la flat tax di Salvini, diremo che non ci sono i soldi».
Prima, gli alleati potranno dividersi anche sul decreto sicurezza bis. Ieri il prologo a Palazzo Chigi. I tecnici del premier, della Farnesina, delle Infrastrutture "assediano" l'"inviato" del Viminale. Smontano gli articoli 1 e 8 del testo. E ottengono, riferiscono, una sorta di resa: «Siamo disposti a riscriverlo», il senso della replica dello sherpa di Salvini.
Anche Giorgetti prende tempo: «Vediamo se facciamo in tempo per lunedì». Il consiglio dei ministri rischia di slittare. E Di Maio continua a sperare nella bocciatura finale del Colle.
massimiliano romeo matteo salvini riccardo molinari 1
SIANO A Napoli Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, 46 anni, in Prefettura a Napoli, dove ieri ha presieduto il comitato per l' Ordine pubblico e la sicurezza. In piazza è stato contestato.