giuseppe conte

IO CONCITA, TU CONTE - MATTARELLA TUONA LA PIÙ CLAMOROSA BOCCIATURA DI UNA CLASSE DIRIGENTE SENTITA IN TRE MINUTI, IN DIRETTA TV. POTETE ACCOMODARVI, NON SIETE ALL'ALTEZZA. IL MOMENTO È GRAVE E NON SIETE CAPACI DI PENSARE AL PAESE, SERVE “UN GOVERNO DI ALTO PROFILO CHE NON DEBBA IDENTIFICARSI IN ALCUNA FORZA POLITICA”. DOPODICHÉ CONTE, INVECE DI NASCONDERSI, PARLA DAVANTI A PALAZZO CHIGI. COME UNO CHE PERSO IL NEGOZIO ABBIA APERTO UN BANCHETTO PER STRADA. IN GIACCA E CRAVATTA, PARE L'ANTICA PUBBLICITÀ DI UN AMARO IN MEZZO AL TRAFFICO…

ULTIMO DISCORSO DI GIUSEPPE CONTE DA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

Concita De Gregorio per “la Repubblica”

 

Conte parla davanti a palazzo Chigi, privo di Casalino. Come uno che perso il negozio abbia aperto un banchetto per strada. In giacca e cravatta, pare l' antica pubblicità di un amaro in mezzo al traffico. 

 

Questo era il mondo di prima. Il mondo di adesso, in un attimo, è diventato quello descritto da Sergio Mattarella nel discorso agli italiani: serve «un governo di alto profilo che non debba identificarsi in alcuna forza politica». La più clamorosa bocciatura di una classe dirigente sentita in tre minuti, in diretta tv. Potete accomodarvi, non siete all' altezza. Il momento è grave e non siete capaci di pensare al Paese. Bisogna fare reset, come quando va in blocco il computer: o si butta, o si svuota.

concita de gregorio

 

Dunque Draghi. Da entrambi - dal presidente Mattarella e dall' incaricato Draghi - poche parole: misurate, rispettose, esatte. Non eravamo più abituati, ce ne stavamo anzi quasi cominciando a vergognare. Doveva difendersi, eventualmente, chi esercitasse l' uso proprio del congiuntivo e il silenzio nel dubbio. Élite culturali. Tecnocrati usurpatori di democrazia del popolo.

 

Ed ecco che, come sempre ciclicamente accade, dinanzi alla più drammatica crisi di sistema degli ultimi anni - il collasso di una politica al vuoto pneumatico di progetto, interessata solo al suo proprio tornaconto - quel che marca la differenza è di nuovo la semantica, la prossemica. Il modo di usare la parola e il corpo che la porta.

GIUSEPPE CONTE – MEME

 

Perché non è vero che aver fatto il commesso in un negozio di intimo autorizza a diventare ministro in quanto "uno del popolo": sapere serve, alla prova dei fatti comanda.

Così, per notazione di cronaca, siamo qui oggi a segnalare la distanza simbolica fra le parole del presidente della Repubblica e del presidente del Consiglio incaricato e il resto del mondo: è un fatto.

 

Esempi. Siamo stati in un passato recente governati da Danilo Toninelli, Movimento Cinque Stelle, già ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti nel Conte Uno. «Non ci vengano a chiedere di votare Draghi. Abbiamo fatto di tutto, perfino annientarci negli uffici a lavorare pur di dare una mano a chi ne aveva bisogno». 

GIUSEPPE CONTE – MEME

 

Abbiamo persino lavorato, lamenta Toninelli, doglianza in linea con quella dell' unico audio reso noto tra le centinaia diffusi dal plenipotenziario di governo (portavoce, ufficialmente) Rocco Casalino che all' indomani del crollo del ponte Morandi diceva «non mi stressate la vita, mi è già saltato il Ferragosto ». 

 

Si capisce che la gravità e la misura delle parole di chi ha ora preso in mano la crisi pandemica siano stranianti. Lost in translation , serve un mediatore culturale. Lo si dice a costo di essere accusati, già si sente il coro, di essere espressione dei poteri bancari, massonerie finanziare, élite dei poteri forti. 

 

GIUSEPPE CONTE VENDITORE DI CALDARROSTE

Purtroppo o per fortuna non è così, è la semplice cronaca dei giorni. Giorgetti, vicesegretario della Lega, paragona Draghi a Ronaldo, a ciascuno i suoi esempi: «Non può stare in panchina»; Beppe Grillo fa inversione a U e riflette che si può anche dire sì a Draghi ma «solo se fa un governo politico»: nel senso che per i Cinquestelle questa è una «grande opportunità per tornare al governo».

Diversamente, sai quanti mutui inevasi.

 

Goffredo Bettini, segretario ombra del Pd, è dispiaciuto, Nicola Zingaretti, segretario ufficiale, è disponibile. Franceschini è come sempre al posto giusto. Renzi gongola e rilascia interviste agli amici americani in inglese incerto: Draghi is the best . 

giuseppe conte mejo di un venditore di castagne davanti a palazzo chigi 1

 

Ciascuno pensa al suo privato futuro, nell' imminente governo che per essere votato deve comprenderli: che sia un governo "politico", che li reintegri o li ricollochi. Si toccano gli estremi: Giorgia Meloni e la pasionaria grillina Cinquestelle, Paola Taverna.  Mai con Draghi. Perché è un tecnocrate, competente. 

 

Uno che ha studiato, dunque un nemico del popolo. Come se sapere e potere fossero due cose diverse. Come se l' unico antidoto al messia, l' uomo della provvidenza, non fosse saperne tutti qualcosa di più - non qualcosa di meno. Così da poter discutere, eventualmente, nel merito. Invece tutti a pensare: ma a me, personalmente, cosa mi tocca.

mandraghidraghi rousseaumeme di draghi col libro di casalino

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…