italicum renzi

LA CONSULTA CONVINTA A SMONTARE L’ITALICUM DI MATTEUCCIO: VIA BALLOTTAGGI E CAPILISTA – ALLE 13, LA SENTENZA: SLITTATA AD OGGI PERCHE’ GLI AVVOCATI HANNO CERCATO 5 MINUTI DI CELEBRITA’ IN STREAMING – AL PUNTO CHE UNO CITA PURE LA TEORIA DEL SUO BARBIERE NELL’INTERVENTO

 

Ugo Magri per la Stampa

 

corte costituzionalecorte costituzionale

L' oratoria prolissa di alcuni avvocati ha scombussolato i programmi della Consulta. Che già ieri avrebbe molto probabilmente deciso la sorte dell' Italicum, se la discussione pubblica della mattina non avesse sforato i tempi. I giudici costituzionali si sono potuti riunire a porte chiuse quando ormai erano le cinque del pomeriggio, cioè in largo ritardo. Entro cena si sarebbero dovuti pronunciare sui 22 ricorsi presentati dai Tribunali di Messina, Torino, Perugia, Genova e Trieste. Magari ce l' avrebbero fatta comunque, però avrebbero dato l' idea di una decisione affrettata o addirittura presa in chissà quali segrete stanze.

 

Per cui un' occhiata all' orologio è stata sufficiente a consigliare il rinvio: fonti della Consulta fanno sapere che la sentenza sarà resa nota oggi tra mezzogiorno e l' una. Dopodiché la camera di consiglio si è sciolta in fretta, anche per consentire al relatore Zanon di riordinare le carte, segno che grandi faglie tra i 13 membri presenti non se ne vedono. Sempre, si capisce, che durante la notte qualche giudice non cambi idea: un colpo di scena improbabile, ma fino all' ultimo momento teoricamente possibile.

 

ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO DE ROSA RENZI ITALICUM ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO DE ROSA RENZI ITALICUM

L' ARIA CHE TIRA

 

Pare dunque che si vada verso una doppia bocciatura della legge elettorale per quanto riguarda il ballottaggio e le candidature multiple (sulle quali peraltro la Corte dovrà scegliere tra le varie opzioni suggerite da Zanon). Dovrebbe viceversa superare l' esame il premio che l' Italicum assegna a chi scavalca il 40 per cento dei voti. L' impianto maggioritario traballa, ma in qualche misura pare destinato a reggere per la (magra) soddisfazione di Renzi.

 

Al momento risulta minoritaria la tesi di chi vorrebbe intervenire sulle soglie di sbarramento, che sono diverse tra Camera e Senato, in modo da rendere più omogenei i due sistemi elettorali e limitare i ritocchi che il Parlamento sarà chiamato a fare: un tentativo sottile per agevolare la corsa verso le urne, che però richiederebbe una sorta di «kamasutra» giuridico cui la maggioranza dei giudici non sembra disposta.

PALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALEPALAZZO DELLA CORTE COSTITUZIONALE

 

LA TESI DEL BARBIERE

 

Non se ne offendano i giudici della Corte, tutti di livello elevato. Ma in certi momenti, ieri, non sembrava di stare al palazzo della Consulta, bensì in qualche sperduto Tribunale di provincia. Anzi, davanti alle telecamere di «Un giorno in Pretura». Perché invece di illustrare sobriamente le loro tesi, certi avvocati si sono lasciati andare a veri comizi. E hanno fatto sfoggio di una vis polemica che Paolo Grossi, anziano ma sempre gagliardo presidente della Corte, non ha mancato di bacchettare in un crescendo di rimproveri: «Sia breve per favore», «la prego di non esasperare la Corte», «non legga testi già scritti, si limiti a esporre oralmente», «lei sta abusando della nostra pazienza», «lasci perdere le concioni politiche e si concentri sulle questioni giuridiche», «guardi avvocato che adesso le tolgo la parola...».

 

AULA MONTECITORIOAULA MONTECITORIO

Felice Besostri, che coordina il pool di avvocati anti-Italicum, ha confidato ai microfoni di RadioRai come durante l' intervento del collega Palumbo, ben tre giudici abbiano preso sonno e sia toccato proprio a lui svegliarli con un vigoroso intervento. Del risultato finale Besostri si dice talmente certo da scommetterci 100 euro: la Corte cancellerà l' Italicum, non ne lascerà pietra su pietra.

 

Addirittura a un certo punto è sceso in campo un barbiere, quello dell' avvocato Lorenzo Acquarone. Che per contestare la tesi sostenuta dall' Avvocatura dello Stato, secondo la quale i ricorsi sono tutti da respingere perché l' Italicum non è mai stato applicato (dunque non può aver causato danno), ha citato una saggia considerazione del suo figaro personale: «Per dichiarare incostituzionale la pena di morte non si può certo aspettare che un condannato venga prima mandato al patibolo in modo da sollevare il caso giuridico».

CALDEROLICALDEROLI

 

Nel folto pubblico si è notata la presenza di Calderoli, ex ministro della Lega e padre del famigerato Porcellum: è venuto a sentire l' udienza e ne ha tratto l' impressione che gli avvocati abbiano «fatto a pezzi» la legge voluta da Renzi. Dunque già pregusta il sapore dolce della vendetta.

 

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