giuseppe conte roberto gualtieri coronavirus

NON GLIENE FANNO PASSARE UNA - CONTE CERCA DI ACCELERARE SUL DECRETO SEMPLIFICAZIONI E RIPROPONE IL TAGLIO DELL’IVA MA GUALTIERI, PD E 5STELLE LO FULMINANO - NEL VERTICE DI MAGGIORANZA SCONTRO TRA BONAFEDE-ORLANDO SULLA REALIZZAZIONE DELLE OPERE PUBBLICHE STRATEGICHE SUL MODELLO GENOVA: “CARO ANDREA, CON QUESTO ATTEGGIAMENTO NON SEMBRI FARE ATTENZIONE ALLA GRAVITÀ DELLA CRISI ECONOMICA”, “CARO ALFONSO, VORREI RICORDARTI CHE NON SEI QUI PER FARE CAMPAGNA ELETTORALE…”

Gualtieri Conte

Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

Ancora tensioni e ancora un rinvio. Non c'è pace della maggioranza sul decreto semplificazioni che Giuseppe Conte vorrebbe portare domani in Consiglio dei ministri. E neppure sul taglio dell'Iva che il premier, in difficoltà e sotto assedio, rilancia. Questa volta descrivendo un piano di intervento dettagliato, legato alla lotta all'evasione. Ma la proposta, almeno per il momento, va a sbattere contro i soci di maggioranza e il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri.

 

conte gualtieri

Tutti orientati a proseguire piuttosto sulla strada della riduzione del costo del lavoro e a rinviare il taglio dell'Iva in autunno, assieme alla riforma complessiva del fisco. Irpef, Irap e Ires incluse. Ma andiamo con ordine. L'ennesimo vertice sulla «madre di tutte le riforme», come il premier chiama il decreto semplificazioni, è ripartito da dove era terminato la notte prima: dalla cancellazione della sanatoria edilizia proposta da Conte e bocciata dall'intera maggioranza. Il presidente del Consiglio, questa volta si è però preso una rivincita.

 

alfonso bonafede

Spalleggiato dal 5Stelle Alfonso Bonafede e dai renziani Davide Faraone e Raffaella Paita, è riuscito a strappare il mezzo sì di Pd e Leu a un pacchetto di deroghe per realizzare le opere pubbliche strategiche con sul modello Genova. Con commissari ad hoc e senza gara d'appalto. Il via libera non è ancora certo e di sicuro non è stato indolore.

 

Di fronte allo stop del vicesegretario dem, Andrea Orlando, Bonafede ha alzato la voce sostenuto (in un'inedita alleanza) da Faraone e Paita: «Caro Andrea, con questo atteggiamento non sembri fare attenzione alla gravità della crisi economica e ai forti rischi per l'occupazione. Eppoi, questo decreto si chiama semplificazioni, se complichiamo le procedure...».

 

davide faraone foto di bacco

Secca la replica di Orlando: «Caro Alfonso, vorrei ricordarti che non sei qui per fare campagna elettorale. Anche noi vogliano semplificare, ma non abolendo il sistema dei controlli. Cancellare le gare d'appalto senza stabilire le opere strategiche è un modo per creare le condizioni per un'illegalità diffusa». Ed è a questo punto che è spuntata una mediazione: sì alle procedure straordinarie e semplificate, ma solo per le opere pubbliche considerate strategiche e inserite in un elenco (in serata incontro tra i tecnici e la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli), oppure individuate «in base a criteri oggettivi».

 

andrea orlando

«Oggi proviamo a chiudere», azzarda un partecipante al vertice. Buio pesto, invece, su come scrivere il nuovo abuso d'ufficio in modo da togliere ai funzionari pubblici la «paura della firma» (Conte docet). Da una parte c'è Italia viva che chiede di rinviare la questione a un altro provvedimento: «Non è questa la sede, il codice penale non si cambia per decreto», ha osservato Faraone. Dall'altra il premier, i 5Stelle che su questa materia (come sugli appalti) avrebbero dismesso i panni giustizialisti. In mezzo, in posizione neutra il Pd e Leu.

 

renzi zingaretti

«Le distanze sono minime, la soluzione si troverà nelle prossime ore», garantiscono a palazzo Chigi. Nel vertice fissato per questa mattina. Che ci sia voglia di andare avanti, perché come dice Matteo Renzi «questo governo può cadere solo a causa di un autogol», è dimostrato da Nicola Zingaretti e da Luigi Di Maio. A vertice ancora in corso, dopo le cannonate dei giorni scorsi contro «l'immobilismo» di Conte, il segretario del Pd è corso a benedire il decreto: «Le cose migliorano, ci sono ottime scelte». Il ministro 5Stelle agli Esteri, dato tra i nemici giurati di Conte, ha invitato «tutti» ad «abbassare i toni e a trovare soluzioni».

 

LA DOPPIA MOSSA

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

Tra queste per Conte c'è il taglio dell'Iva. Il 21 giugno, a chiusura degli Stati generali per il rilancio dell'economia, Conte aveva lanciato la proposta della sforbiciata, subito stoppato da Gualtieri («troppo costosa»), dal Pd, da Italia Viva, Leu e perfino dai 5Stelle. Tutti a dire che era meglio affrontare la questione a fine anno, assieme alla riforma complessiva del fisco. E che, in ogni caso, la linea guida resta la riduzione del costo del lavoro per ridurre i rischi di un'ondata di licenziamenti. Ebbene, Conte è tornato alla carica con la classica tattica di un colpo al cerchio e l'altro alla botte.

 

Da una parte ha spezzato una lancia a favore delle richieste dei suoi soci: «Abbiamo deciso di rendere strutturale» la sforbiciata al cuneo fiscale appena scattata. Dall'altra ha dettagliato il suo piano sull'Iva collegandolo alla lotta all'evasione: sconto del 10% per i settori più in crisi (turismo, bar, ristoranti, negozi di abbigliamento), per tre mesi a partire da settembre e solo per chi paga con carta di credito o bancomat. Ma dal Tesoro fanno sapere che è solo una delle diverse ipotesi al vaglio. E dagli alleati non arriva alcun commento, a riprova che la strada è quantomai insidiosa.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…