michele emiliano giuseppe conte

CONTE ORMAI NON SI TIENE E VARA UN DECRETO ANCHE PER IMPORRE LA DOPPIA PREFERENZA DI GENERE IN PUGLIA – È LA PRIMA VOLTA CHE UNA NORMA ELETTORALE NON HA IL CONSENSO DELLE OPPOSIZIONI! ORA TOCCHERÀ AL PREFETTO DI BARI DARE ATTUAZIONE AL DECRETO. E QUI CASCA L’ASINO, PERCHÉ VA CONVERTITO IN LEGGE DALLA CAMERA E LA MAGGIORANZA POTREBBE ANDARE SOTTO A ELEZIONI FATTE...

 

 

 

Ettore Maria Colombo per “QN – Quotidiano Nazionale”

 

conte emiliano

È un pasticciaccio brutto, direbbe Carlo Emilio Gadda, quello sulla doppia preferenza di genere imposta ieri sera, per decreto legge, dal Consiglio dei ministri che introduce l' obbligo della parità di genere nelle elezioni regionali pugliesi del 20 settembre. Un pasticciaccio gravido di pesanti conseguenze, costituzionali e politiche. Ma, come nei romanzi gialli, bisogna fare un passo indietro.

 

È martedì notte quando il consiglio regionale pugliese boccia l' introduzione della doppia preferenza di genere. Urla, spintoni, insulti non placano l' ira funesta dei fittiani (Raffaele Fitto è il candidato del centrodestra), ma la norma sulla parità di genere salta perché, all' una e mezzo di notte, manca il numero legale. Il sospettato numero uno è Michele Emiliano.

lopalco

 

L' attuale governatore, infatti, vuole a tutti i costi candidare il suo virologo di fiducia, Pier Luigi Lopalco, ma un emendamento finito, non si sa come, nella 'leggina', lo vieta. La legge non passa. Si scatena il fuoco di fila delle donne, parlamentari e di governo. Il premier Giuseppe Conte, che alla Puglia ci tiene, avoca a sé la grana. Si arriva a ieri. Il Cdm sforna un decreto senza precedenti.

 

Su proposta di Conte e dei ministri Boccia e Bonetti, il Cdm approva un decreto-legge che è una bomba. Per «assicurare il pieno esercizio dei diritti civili e politici e l' unità giuridica della Repubblica» (sic), il testo dispone «l' esercizio del potere sostitutivo dello Stato», nei confronti di una Puglia «inottemperante».

 

conte meme

Il riferimento legislativo è alla legge del 2016 che, per le elezioni regionali, impone, ove si voti con preferenze, l' obbligo della parità di genere. Alla riunione partecipa, in via del tutto irrituale, pure Emiliano, che ovviamente plaude - o finge di farlo - alla decisione. Toccherà al prefetto di Bari dare attuazione al decreto del governo (una donna, Antonella Bellomo), ma trattasi di decreto legge. Ergo, va convertito in legge dalle Camere.

 

raffaele fitto sudatissimo

E qui casca l' asino. Fonti parlamentari dem sono scettiche: «Sui decreti in materia elettorale si può chiedere il voto segreto. La maggioranza potrebbe andare sotto. E ci troveremmo con un decreto non convertito a elezioni fatte. Quindi, elezioni da rifare e uno smacco per il governo». In effetti, è la prima volta, nella storia repubblicana, che un decreto elettorale non ha il consenso delle opposizioni.

 

GIUSEPPE CONTE MEME

E così, mentre tutta la maggioranza tesse le lodi di Conte, con una nota ufficiale, i tre leader del centrodestra - Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi - parlano di «precedente pericoloso».

 

Conte mangia la foglia e rivolge un appello «a tutte le forze parlamentari per approvare tutti insieme questa legge» con cui «abbiamo scritto una nuova pagina nella storia italiana». Il centrodestra, che proponeva di riapprovarla riconvocando il consiglio regionale in limine mortis, tuona: «Si crea un incidente istituzionale per far saltare le elezioni. Il Colle vigili».

conte emiliano

conte emiliano

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