giuseppe conte guido alpa domenico arcuri fabrizio palermo gennaro vecchione

IL CONTISMO È FINITO, ANDATE IN PACE – CON LA CACCIATA DI ARCURI DA INVITALIA, SI CHIUDE L’ERA DEL CIRCUITO DI POTERE MESSO IN PIEDI DALLA POCHETTE CHE CAMMINA, DURANTE GLI ANNI A PALAZZO CHIGI – LA SUA RETE SI FA SEMPRE PIÙ STRETTA: I REDUCI SI CONTANO SULLE DITE DI UNA MANO. CASALINO, ALPA E POCHI ALTRI. E DAL PD CHE DICONO? ZINGA E BETTINI HANNO FINALMENTE CAPITO CHE LA STORIA DEL “PUNTO DI RIFERIMENTO FORTISSIMO DEI PROGRESSISTI” ERA UNA GROSSA CAZZATA?

GIUSEPPE CONTE

Salvatore Dama per “Libero quotidiano”

 

Quanto conta Conte? La valutazione della rete di relazioni del leader grillino rischia di essere impietosa oggigiorno, quando si assiste al precipitoso declino di quel circuito di potere messo in piedi da presidente del Consiglio.

 

Va detto che una prima spallata al "Sistema Conte" l'aveva già data Mario Draghi, appena insediandosi a Palazzo Chigi.

 

L'ex presidente della Bce ha fatto piazza pulita di tutti i favoriti del suo predecessore. Senza complimenti.

 

GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

Inoltre, dopo la scissione di Luigi Di Maio, tanti interlocutori del M5s si stanno orientando verso il ministro degli Esteri. Che dà più garanzie istituzionali del suo ex rivale interno. Conte è alla guida di un partito dimezzato, con un piede fuori dal governo, delegittimato dalle uscite di Beppe Grillo. L'ex comico è stato eletto da Draghi come interlocutore. Di più: il premier avrebbe chiesto al fondatore pentastellato di levargli il Professore dalle balle.

 

Insomma: il "poterometro" di Conte è in zona rossa. Eppure c'è stato un tempo in cui Servizi segreti, manager pubblici, boiardi, giornali, sindacati, toghe, Vaticano avevano individuato in "Giuseppi" un terminale affidabile su cui poter scommettere.

 

di maio conte

Parallelamente l'Avvocato "del popolo" si era sentito davvero l'uomo più potente d'Italia. Il leader della provvidenza. Primo nei sondaggi nell'Italia spaventata dai lockdown. Una sensazione effimera? Probabilmente. Perché questa fitta rete di relazioni era già apparsa infruttuosa nel gennaio 2021. Quando Conte cercava una decina di voti in Senato per rimanere abbarbicato a Palazzo Chigi. Si mossero tutti i padrini dell'uomo di Volturara Appula. Ma la pesca a strascico non andò bene e il resto è storia.

DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE

 

QUANTI REDUCI

Oggi il telefono di Giuseppe non suona più. La rete contiana si è fatta stretta, anche perché molti si sono resi conto di averlo sopravvalutato. Altri non hanno più convenienza a stargli vicino adesso che i riflettori si sono spenti.

 

Facciamo l'elenco dei reduci. Che si fa prima. Rocco Casalino, in primis. Anche se il portavoce si fa vedere con meno frequenza alle spalle del leader. Poi c'è il mentore: l'avvocato Guido Alpa. L'uomo che ha introdotto il giovane legale nei circuiti della Roma bene. Alpa non ha abiurato.

giuseppe conte guido alpa

 

Anzi, ha tenuto botta anche quando la Finanza ha bussato alla porta del suo studio in cerca di carte per chiarire una vicenda di consulenze legali. L'ha difeso e l'ha protetto. Però il fatto è stato sintomatico della fine di una certa collateralità tra il futuro leader grillino e la magistratura.

 

Certo, c'è Giuseppe Busia - segretario generale di Palazzo Chigi ai tempi del Conte I - che è capo dell'Anticorruzione. Uno dei pochi resistiti allo spoil system draghiano. D'altronde era già in carica e non poteva essere rimosso.

 

giuseppe conte gennaro vecchione

Altro amico: l'ex direttore generale del Dis Gennaro Vecchione. Elemento centrale nella riorganizzazione dei Servizi voluta da Conte, il primo pezzo di apparato su cui Draghi ha rimesso le mani. Vecchione ha difeso Conte sulla vicenda Barr, mettendo una pezza alla gestione perlomeno opaca dei rapporti tra l'allora premier italiano e Donald Trump. Ma ora il generale è fuori dai giochi.

 

fabrizio palermo

Così come Domenico Arcuri, altro contiano di ferro. L'uomo più potente d'Italia durante la pandemia ha seguito il destino del suo sponsor. Era rientrato a Invitalia in attesa che si compisse il suo destino. È successo ieri: defenestrato dal governo dopo quindici anni. Stessa sorte era toccata a Fabrizio Palermo, altro fedelissimo, amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti durante l'era Conte.

 

LE TONACHE

PIETRO PAROLIN GIUSEPPE CONTE

Oltretevere, invece, c'è ancora chi gli vuole bene. Il leader del M5s gode del favore del cardinale Pietro Parolin, segretario di stato vaticano. Ai tempi è stato anche allievo del porporato.

 

I due hanno un rapporto di frequentazione molto consolidato. Altri estimatori dell'ex premier sono il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, il segretario generale, monsignor Stefano Russo, il direttore de La Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, grato a Giuseppe per essersi liberato di Matteo Salvini nel passaggio dai gialloverdi ai giallorossi.

 

A proposito: e il Pd? I più contiani a sinistra sono sempre stati Goffredo Bettini, Massimo D'Alema e Nicola Zingaretti. Ma la passione sembra essersi affievolita da quando l'alleato, con le sue dichiarazioni minacciose, fa tribolare il governo. Infine ci sono i "Conte boys", la squadra di colletti bianchi che Giuseppe aveva messo in piedi a Palazzo Chigi. Che fine hanno fatto? Hanno tutti il numero di Conte in rubrica.

GIUSEPPE CONTE E GOFFREDO BETTINI ALLA CAMERA ARDENTE DI DAVID SASSOLI

 

Ma difficilmente è plausibile che rispondano ancora all'ex premier. Forse giusto per gli auguri di Natale. Pietro Benassi, il consigliere diplomatico, è a Bruxelles. Roberto Chieppa, il segretario generale della Presidenza del Consiglio, è rimasto lì. Ma ora risponde a Draghi (giustamente). Alessandro Goracci, il capo di gabinetto, è diventato il capo dell'ufficio legislativo di Andrea Orlando al ministero del Lavoro. Almeno da lì può dare una controllata al reddito di cittadinanza. Almeno quello.

PIETRO PAROLIN GIUSEPPE CONTE

giuseppe conte a otto e mezzo 6

giuseppe conte goffredo bettini roberto fico e gualtieri alla camera ardente di david sassoli

giuseppe conte

Arcuri Conte

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - LUIGI DI MAIO - BY MACONDO

VLADIMIR PUTIN E GIUSEPPE CONTEGIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO giuseppe conte si toglie la cravatta BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…