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IL RAGIONIERE NON INTENDE FINIRE SUL ROGO – BIAGIO MAZZOTTA, IL CAPO DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO, INDICATO DA GIORGETTI COME CAPRONE ESPIATORIO PER IL BUCO DA 219 MILIARDI DEL SUPERBONUS, PREPARA LA CONTROMOSSA. PRESENTERA’ IN PARLAMENTO UN PROMEMORIA DI 49 PAGINE IN CUI ELENCA GLI ALLARMI INASCOLTATI DAL TESORO, LE NORME BOCCIATE E TUTTI “LE INTERLOCUZIONI” AVUTE DURANTE I GOVERNI CONTE, DRAGHI E MELONI – PER MAZZOTTA L'IPOTESI DELLA PRESIDENZA DI FS COME BUONUSCITA...

Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo e Valentina Conte per “la Repubblica”

 

Biagio Mazzotta

Un promemoria di 49 pagine. La sintesi nelle prime otto. Poi allegati di dettaglio. C’è tutto: gli allarmi inascoltati, le norme bocciate, quelle da riscrivere, gli scostamenti nella spesa, le interlocuzioni interne. Tre anni di Superbonus, tre governi diversi: Conte, Draghi, Meloni. E ora l’accusa più grave: “Il Ragioniere del buco da 219 miliardi”.

 

Lui, Biagio Mazzotta, non ci sta. È pronto a rispondere al Parlamento. In trasparenza, per evitare disastri futuri. Come monito. E come difesa. Non sono questi i giorni migliori, per Mazzotta. Nessuno l’ha chiamato. Nessuno gli ha proposto nulla, per ora. Ma le voci girano, i rapporti con Palazzo Chigi e con il ministro Giancarlo Giorgetti, titolare dell’Economia, sono «come sempre ». Freddi. Distanti. Sfibrati.

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

Oggi iniziano le audizioni parlamentari sul Def, il Documento di economia e finanza appena approvato dal governo. Un Def monco, congelato, fermo ai numeri di settembre, con il solo quadro tendenziale. Una decisione politica che Mazzotta non ha condiviso fino in fondo. Ma che ha subito, senza poterla raccontare: in audizione non è previsto.

 

Non era mai successo che un Ragioniere generale dello Stato saltasse a metà mandato. Non era mai successo prima che gli fosse addossata, a lui solo, la croce di una misura come il Superbonus condivisa da tre governi, due Parlamenti, la quasi totalità dei partiti. Al punto che sempre più, quel bonus edilizio, sembra un alibi per un cambio di potere senza precedenti ai vertici economici del Paese.

 

Biagio Mazzotta

Alla vigilia di una procedura di infrazione per l’Italia, di una pesante correzione dei conti e di una manovra che non riuscirà a mantenere bonus e promesse del governo di destra senza alzare le tasse o tagliare le spese. Ecco perché il disegno del governo per la “cacciata” del Ragioniere si è complicato.

 

Al momento l’unico punto fermo è la buonuscita: la presidenza di Ferrovie. Un posto di rilievo, ma comunque di secondo piano per chi, come Mazzotta, è da cinque anni il guardiano dei conti pubblici. La casella di Fs garantisce un compenso elevato ed è questa la leva su cui l’esecutivo punta per spingerlo a un passo di lato, dato che il suo mandato a via XX settembre scadrà solo a gennaio del 2026.

 

GAETANO CAPUTI

La proposta è stata confezionata nelle scorse settimane, quando non a caso Giorgetti ha iniziato a prendere di mira, pubblicamente, l’attività di controllo della Ragioneria sui bonus edilizi. L’episodio decisivo risale a circa un mese fa: Gaetano Caputi, capo di gabinetto di Palazzo Chigi e fedelissimo di Giorgia Meloni, contatta il ministro dell’Economia.

 

Concordano di inserire il nome di Mazzotta nella partita delle nomine, convinti che il Ragioniere non potrà rifiutare. Sicuri che così la transizione a una partecipata del Mef sarà naturale, un rimescolamento in casa. Ma l’operazione non ha fatto i conti con la “resistenza” di Mazzotta. [...]

 

C’è poi il problema del rimpiazzo. Chi mettere in quel ruolo chiave? I candidati in campo sono due: Daria Perrotta, fedelissima del ministro Giorgetti, «la più brava di tutti », e il consigliere economico della premier Renato Loiero, spinto da Caputi. Perrotta non convince Palazzo Chigi perché ritenuta parte del problema «Superbonus fuori controllo», nel suo ruolo di capo dell’ufficio legislativo del Mef.

 

Daria Perrotta

Loiero potrebbe non convincere l’Europa, con il passaggio ardito da Chigi alla Ragioneria. L’attuale direttore generale di Bankitalia Luigi Federico Signorini sembra fuori gara per limiti di età. Mentre non si esclude un “papa nero” suggerito da Bankitalia.

 

Un punto sembra però assodato: la premier Meloni vuole guidare la partita. Replicando lo “schema Rivera” che a gennaio 2023 le consentì di cacciare il direttore generale del Mef Alessandro Rivera, senza opposizione di Giorgetti. Fu l’inizio della “melonizzazione del Mef”. Ora il secondo tempo: l’occupazione della Ragioneria.

RENATO LOIERO

BIAGIO MAZZOTTA - RAGIONIERE GENERALE DELLO STATO

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