LA CORTE DEI CONTI SMONTA LE FAVOLETTE DEL GOVERNO: LA PROSSIMA MANOVRA SARÀ “LACRIME E SANGUE” – IN AUDIZIONE SUL DEF, I GIUDICI CONTABILI AFFERMANO CHE “SERVIRANNO PIÙ INCISIVE MISURE PER LA RAZIONALIZZAZIONE DELLA SPESA E SCELTE MOLTO SELETTIVE” – LANCIANO L’ALLARME SUL DEBITO PUBBLICO, DESTINATO A SUPERARE I 3.000 MILIARDI NEL 2025: “ESPORRA’ IL SISTEMA ECONOMICO A RISCHI DI INSTABILITÀ” – E BACCHETTANO SULLA SANITÀ: “SI RISCHIA UN PROGRESSIVO DECADIMENTO DELLA QUALITÀ DELL'ASSISTENZA PUBBLICA”
++ C.CONTI, DEBITO ECCESSIVO ESPONE A RISCHI INSTABILITÀ ++
(ANSA) - "Se nel triennio post pandemico il miglioramento del rapporto debito/Pil è stato più significativo di quanto atteso, sono molte le ragioni che rendono impegnativa la sfida della riduzione del rapporto nel breve e, soprattutto, nel medio termine".
Così i responsabili della Corte dei Conti in audizione sul Def precisando che "ai fini della tutela della finanza pubblica e indipendentemente dagli obblighi europei e dalla relativa sorveglianza, posizioni debitorie eccessive finiscono per esporre il sistema economico a rischi di instabilità". Per la Corte comunque "condizioni favorevoli per un rientro graduale e sostenibile non mancano".
++ C.CONTI,GESTIONE CONTI DIFFICILE,SERVIRÀ SPENDING INCISIVA ++
(ANSA) - "La gestione della finanza pubblica continuerà ad essere difficile: risulterà impegnativo trovare le risorse per far fronte ai fabbisogni per le politiche invariate; occorrerà, inoltre, individuare le risorse per far fronte ad esigenze settoriali (la sanità o l'assistenza), per la riforma fiscale o anche per sostenere gli investimenti, specie quelli che, eliminati dal Pnrr o dal Pnc, devono trovare nuove coperture".
Lo sottolinea la Corte dei Conti nell'audizione sul Def. "Sarà poi necessario, negli anni a venire, operare quel definitivo risanamento dei conti che richiederà, secondo indicazioni dello stesso Def, correzioni del saldo primario a politica invariata, nell'ordine di 6 decimi di Pil all'anno fino al 2031. Impegni - evidenzia la Corte - che richiederanno una attenta scansione dei fabbisogni, più incisive misure per la razionalizzazione della spesa e scelte molto selettive".
C.CONTI, PRIVATIZZAZIONI RIDIMENSIONATE, SERVONO DETTAGLI
(ANSA) - Il Def ridimensiona la stima delle privatizzazioni rispetto alla Nadef e ne ridetermina il timing: si tratta ora di risorse pari, cumulativamente, a 7 decimi di Pil nel triennio 2025-27, a fronte di stime per 1 punto di Pil nel triennio 2024-2026.
Lo sottolinea la Corte dei Conti nell'audizione sul Def, evidenziando che "sarebbe importante che nel Piano strutturale di bilancio a medio termine si desse circostanziato e dettagliato conto del ruolo che potrebbero e dovrebbero avere, nella visione programmatica del Governo, le politiche di gestione attiva degli asset pubblici nel prossimo futuro; ciò anche al fine di poter apprezzare la plausibilità delle stime ed evitare gli scostamenti che si sono non di rado registrati nei lustri scorsi tra risultati e previsioni iniziali".
C.CONTI, EVITARE DECADIMENTO SANITÀ, MISURE INSUFFICIENTI
(ANSA) - Nella sanità pubblica "le misure finora assunte non sembrano in grado di rispondere strutturalmente alle difficoltà che caratterizzano ormai in maniera diffusa tutte le strutture pubbliche". Così la Corte dei conti in audizione presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Def precisando che "il fabbisogno del settore sanitario, come altri del sistema di welfare, dovrà essere attentamente riconsiderato per evitare che il rispetto delle traiettorie di spesa si traduca in un progressivo decadimento della qualità dell'assistenza pubblica o che impedisca una compiuta (e quanto mai necessaria) riforma dell'assistenza territoriale".
Sul fronte del finanziamento della spesa sanitaria, sostengono i magistrati contabili, "la situazione richiederà scelte gestionali non facili in termini di allocazione delle risorse tra i diversi obiettivi e un attento esame della qualità della spesa. Ciò rende necessario un riesame dell'efficacia di tutti gli strumenti messi in campo negli ultimi anni a cui non sempre si sono accompagnati effetti positivi e, soprattutto che si portino a regime nuovi strumenti di analisi dei bisogni, come quelli previsti in ambito Pnrr, che possano consentire di rendere più efficace l'utilizzo delle risorse".
Secondo la Corte gli interventi finora assunti hanno messo a disposizione della sanità risorse "certamente rilevanti", tuttavia "non sembrano sufficienti ad invertire il profilo riflessivo disegnato nel quadro tendenziale. La riduzione in termini di prodotto rimane evidente anche se l'attenzione per questo settore di spesa è testimoniato dalla seppur limitata crescita del rapporto con il totale della spesa corrente primaria".
Le criticità evidenti nella sanità, secondo i magistrati contabili sono le carenze di personale, la lunghezza delle liste d'attesa e l'insufficienza dell'assistenza territoriale, le difficoltà di funzionamento dei meccanismi di controllo della spesa farmaceutica e per dispositivi medici.
Oltre a quanto avviene nel settore dell'emergenza e urgenza, iin particolare "si accentuano i problemi legati ai pensionamenti, all'aumento dei casi di "fuga dal pubblico" ma anche di ricerca di opportunità di lavoro all'estero, legata a condizioni economiche più vantaggiose.
La crisi di personale è resa oggi più difficile anche dal fatto che fabbisogni crescenti caratterizzano anche gli altri Paesi europei, sottoponendo il nostro ad una forte pressione competitiva e restringendo i margini per il ricorso a personale straniero".
La Corte dei Conti ricorda che nonostante l'aumento disposto dalla legge di bilancio, l'importo previsto a copertura del fabbisogno sanitario nazionale standard si conferma, in rapporto al prodotto, in graduale flessione: nel triennio 2024-26 si riduce di tre decimi di punto (dal 6,3 del 2023 al 6 per cento a fine periodo).
E ciò senza considerare che i nuovi fondi, oltre ai contratti (2,4 miliardi), sono destinati a specifici interventi aggiuntivi per circa 500 milioni nel 2024 che crescono a 1,5 miliardi nel 2025. "È evidente in tali dati, da un lato, l'effetto dell'inflazione sulle diverse componenti della spesa e, dall'altro, la riduzione che questa opera sul valore reale degli stanziamenti previsti a copertura. Nell'arco di tempo considerato si amplia in misura significativa la divaricazione tra i due importi" conclude.